Storia di un’urna e del suo ultimo volo.

8 Agosto 2016 - 07:00--Curiosità-

Storia di un’urna e del suo ultimo volo.

Lisa era una ragazza di rara squisitezza incappata in un crudele, atipico malanno che l’ha portata via con sé di fretta lasciando un grande vuoto e polveri di una stella. Il mondo non si è accorto della luce che si è spenta, ma Emmanuel, il marito, sì: ogni giorno porta un fiore alle sue ceneri che riposano a Torino. Ma Lisa aveva un desiderio: riunirsi, seppur in polvere, con il figlio che vive e lavora in un’isola di Spagna. E il tempo di onorarlo è maturato.

Ragionando con logica non avrebbero dovuto esserci problemi: Lisa aveva doppia residenza, italiana e spagnola. Invece, in questo universo di complicanze che affliggono il mondo civile, il problema esiste e non è da poco. L’urna che custodisce le amate ceneri al momento giace al Cimitero Monumentale e quel che dovrebbe essere un semplice viaggio inciampa nella burocrazia che non rende liberi neppure da morti.

Organizzarsi un eventuale viaggio da defunto, dopo aver terminato quel già ingarbugliato cammino della vita mortale, non è impresa facile. Il primo documento richiesto per un volo tra Torino e la Spagna, in questa Europa unita e senza frontiere che accoglie tutti con cristiana umanità anche se sprovvisti di permessi, è il passaporto mortuario. Poi, numerose marche da bollo da applicare a seconda delle necessità degli uffici giudiziari e delle forze dell’ordine, allertati sul trasloco del vasetto pieno di ceneri, perché non si sa mai… Altra precauzione è il permesso di entrata, da parte del consolato spagnolo, per l’ex cittadina che in vita avrebbe fatto il tragitto senza destare alcun sospetto. Il consolato è a Genova, ma per fortuna è sufficiente inviare un fax in cui occorre comunicare l’orario del tragitto tra il cimitero e l’aeroporto, la targa della macchina, l’orario di decollo e di atterraggio del volo, la targa dell’auto che accoglie l’urna, il percorso e la destinazione iberica.

È ovvio che la trafila, in qualche ufficio o in qualche burocratica testa che vede più lontano della gente semplice, certamente ha un senso. Per chi si vede invece costretto a trasvolare altrove pochi grammi di innocue polveri che rappresentano ricordi e sentimenti, la storia del passaporto, delle marche da bollo e di tutto il resto appare come un controsenso poiché, in questa Europa unita, emigrare da vivi è ben più banale. Un’urna che contiene un simbolo, la storia di una vita e di un amore profondo, è sentita come un qualcosa di molto personale. Un innocuo, piccolo oggetto ancora vivo nel suo intimo significato. Non è un carico d’armi, non è droga, non è traffico di valuta. Difficile spiegare a chi ha il cuore infranto che, anche passati “a miglior vita”, restiamo numeri catalogati, nomi e cognomi sugli archivi delle esistenze che, bene o male, sono fonte di reddito e di lavoro per chi è destinato a far l’elenco degli esseri umani passati su questa terra e poi partiti per chissà dove, ma soltanto nell’anima. Tutto ciò che resta sul pianeta tiene comunque e ancora posto. Terreno demaniale o giardino privato, a norma di legge va catalogato.

Carlo Mariano Sartoris

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Lisa era una ragazza di rara squisitezza incappata in un crudele, atipico malanno che l’ha portata via con sé di fretta lasciando un grande vuoto e polveri di una stella. Il mondo non si è accorto della luce che si è spenta, ma Emmanuel, il marito, sì: ogni giorno porta un fiore alle sue ceneri che riposano a Torino. Ma Lisa aveva un desiderio: riunirsi, seppur in polvere, con il figlio che vive e lavora in un’isola di Spagna. E il tempo di onorarlo è maturato.

Ragionando con logica non avrebbero dovuto esserci problemi: Lisa aveva doppia residenza, italiana e spagnola. Invece, in questo universo di complicanze che affliggono il mondo civile, il problema esiste e non è da poco. L’urna che custodisce le amate ceneri al momento giace al Cimitero Monumentale e quel che dovrebbe essere un semplice viaggio inciampa nella burocrazia che non rende liberi neppure da morti.

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