Muore lo scrittore e drammaturgo che con la sua opera ha portato a conoscenza delle atrocità dei gulag, i campi di lavoro sovietici dove lui stesso trascorse parte della vita: venne condannato ad 8 anni di prigionia per aver criticato Stalin in una lettera privata ad un amico.
Insignito del Nobel per la Letteratura, 4 anni dopo viene esiliato dall’Unione Sovietica e si trasferisce prima in Svizzera, poi negli Stati Uniti, dove insegna all’Università di Stanford.
Tornerà nel proprio paese nel 1994, all’indomani della caduta del regime, e viene eletto membro dell’ Accademia serba delle arti e delle scienze. Tra i suoi maggiori successi “Arcipelago Gulag”, “Una giornata di Ivan Denisovic”, “Divisione Cancro”, “Il grande cerchio”.
All’Università di Harvard pronuncia un duro discorso contro l’occidente: “Finché non sono venuto io stesso in occidente e ho passato due anni guardandomi intorno, non avevo mai immaginato come un estremo degrado in occidente abbia fatto un mondo senza volontà, un mondo gradualmente pietrificato di fronte al pericolo che deve affrontare.. Tutti noi stiamo sull’orlo di un grande cataclisma storico, un’inondazione che ingoierà le civiltà e cambierà le epoche”.