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16 luglio 1647. Morte di Masaniello: un eroe napoletano.

“È muorto chi lu nobile ha smaccato. È muorto chi ha cresciuto li panelle. È muorto chi ha strette li gabelle”. Così scrive un anonimo poeta all’indomani della morte di Tommaso Aniello d’Amalfi, noto come Masaniello. L’eroe del popolo napoletano che, a capo della rivolta del luglio 1647, riuscì a far abolire le gabelle sui beni di consumo popolari imposte dal Viceré spagnolo Duca d’Arcos. Guidando un esercito di giovani “lazzari” (popolani come lui), Masaniello condusse la rivolta da piazza Mercato, centro delle attività economiche.

Masaniello nacque a Napoli, nel quartiere di Vico Rotto al Mercato, da una famiglia di umili origini. La sua attività principale era quella di pescivendolo. Era noto per il suo carisma, il suo spirito ribelle e la sua capacità di coinvolgere le masse. Il 7 luglio 1647, Masaniello guidò una massiccia insurrezione popolare. Il grido di battaglia “Viva ‘o Re ‘e Spagna, mora ‘o malgoverno” rifletteva il desiderio di riscatto dei napoletani, oppressi dalla corruzione dei funzionari locali e dalle loro politiche oppressive. Per dieci giorni, Napoli fu teatro di scontri e disordini. La rivolta costrinse le autorità spagnole a negoziare e a scendere a patti con le richieste popolari. Tuttavia, fu una vittoria temporanea per i ribelli. La leadership di Masaniello fu messa in discussione e i suoi comportamenti, che molti giudicavano stravaganti, divennero motivo di discredito per lui e per isolare il movimento che guidava.

Il 16 luglio 1647, Masaniello fu assassinato per ordine del viceré spagnolo, con la complicità di alcuni popolani. Una congiura fu ordita contro di lui: accusato di pazzia e tradito dagli stessi che lo avevano esaltato e ne avevano fatto il loro eroe.

LPP

 

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