Il 23 maggio scorso è morto, a causa delle complicanze di un tumore, il regista statunitense Morgan Spurlock diventato famoso per il film-documentario “Super Size Me” che gli valse anche una candidatura all’Oscar nel 2004.
Spurlock nel film di cui è regista, sceneggiatore e protagonista documenta, con occhio attento e spietato senza nessun filtro, le conseguenze fisiche e psicologiche e l’impatto sulla sua salute a seguito della alimentazione con solo cibi acquistati da McDonald’s per un intero mese.
Le “regole” dell’esperimento prevedevano anche che Spurlock non potesse rifiutare l’opzione “super-size” se richiesto durante gli acquisti al fast-food.
Il regista in quel periodo limitò anche l’esercizio fisico per adeguarsi allo standard di attività fisica dell’americano medio.
Alla fine dell’esperimento di “dieta a base di junk food”, Spurlock dichiarò di essere ingrassato di ben 25 chili in 30 giorni e di essere soggetto a crisi depressive e disfunzioni epatiche.
Ricordiamo che il termine junk food (o cibo-spazzatura) è un termine coniato nel 1951 dal nutrizionista americano Michael F. Jacobson. Con questo termine si intendono tutti quegli alimenti che hanno un alto contenuto calorico, poiché ricchi di sale, zuccheri semplici e grassi, e un basso apporto nutrizionale. La definizione viene associata al cibo preparato e venduto nei fast food: patatine, hamburger, dolciumi ipercalorici.
Il cibo-spazzatura innesca una reazione a livello cerebrale detta sistema di ricompensa, mediato dal rilascio di dopamina, che porta a ripetere le azioni che hanno prodotto nel soggetto soddisfazione e gratificazione. Ecco spiegato come mai mangiare junk food porta spesso a mangiarne quantità sempre maggiori creando una sorta di dipendenza. Con effetti disastrosi sulla salute.
Laura Persico Pezzino