Oggi, sabato 10 gennaio, si è svolto il funerale di Vittorio Emanuele di Savoia presso il Duomo di Torino, commemorando il figlio dell’ultimo Re d’Italia.
Ieri, venerdì 9 febbraio, abbiamo visitato la camera ardente allestita nella Cappella di Sant’Uberto, situata presso la Reggia di Venaria. A differenza del funerale, qui l’accesso era aperto a tutti, accogliendo passanti, curiosi, turisti, monarchici e nostalgici della corona.
È doveroso ammettere che la partecipazione è stata modesta, con poche persone e un’atmosfera talvolta caratterizzata da un certo “folklore” discreto. Tuttavia, alcuni erano presenti e la narrazione della storia sembrava convergere su un comune “dimentichiamo il passato”, per citare una celebre canzone napoletana. Da sottolineare che questo non rappresenta un tentativo di cancellare la memoria della famiglia Savoia, bensì una scelta di minimizzare le responsabilità della dinastia nell’ascesa al potere di Benito Mussolini e nell’instaurazione del regime fascista.
“Chi siamo noi per giudicare il passato?” è stata la frase più ricorrente.
Le analisi, tuttavia, non si esauriscono qui.
“Rappresentano la nostra storia”, afferma una signora, mentre un altro aggiunge: “Sono monarchico e cavaliere dell’ordine al merito dei Savoia”.
C’è chi racconta di aver partecipato al compleanno del principe Emanuele Filiberto nel 1985: “Ci trovammo a Chamonix tramite un conoscente monarchico”. Sulla responsabilità dei Savoia, un partecipante dichiara: “Come possiamo giudicare la storia? Chi non ha avuto problemi o compiuto azioni non conformi al pensiero popolare? Bisogna dimenticare il passato”.
Non mancano voci critiche: “Se avessi fatto le cose che ha fatto lui, forse sarei già in galera”. Tuttavia, la maggioranza dei visitatori si schiera a favore dei Savoia.
“Sono qui oggi perché sono monarchico”, afferma un signore da Milano, Direttore della rivista monarchica Nuove Sintesi. “L’Italia non può fare a meno di rendere omaggio ai Savoia. In altri paesi, parlare male del passato è sconveniente. I Savoia hanno favorito l’ascesa di un regime? No, non è accaduto.”
“Santi non ce ne sono in terra”, sottolinea un’altra signora. “Meglio repubblica o monarchia? Io sono nata con la Repubblica, non diciamo nulla sulla Repubblica”.
Ci sono anche riflessioni che si spingono indietro nel tempo.
“Non so se nel 1946 sarebbe stato meglio se avesse vinto la Monarchia o la Repubblica”, commenta un signore da Collegno. “Occorre dire che negli anni ’20 il fascismo era il male minore, c’era il pericolo del comunismo all’epoca”.
Infine, vi sono opinioni che auspicano un trattamento diverso per i Savoia dopo la caduta della monarchia. “I figli non devono pagare le colpe dei padri, dei nonni”, spiegano due venarlesi.
Emergono anche teorie più fantasiose: “Mia moglie sostiene che se ci fosse il re, ci sarebbe più turismo ovunque”.