La precisione inglese nei dettagli e nella predisposizione in genere è evidente anche nell’aver ideato, provato ed aggiornato per decenni, nei minimi particolari, la preparazione del funerale della regina Elisabetta II. Il primo piano risale agli anni sessanta ed è stato classificato, come per tutte le operazioni dei funerali relativi a membri della Famiglia Reale britannica, con il nome di un ponte: in questo caso, operazione “London Bridge”.
Il programma non lascia nulla al caso.
Inizialmente verrà osservato un periodo di lutto nazionale, pari a 12 giorni, durante il quale non verranno messi in scena o trasmessi show comici, verranno cancellati gli eventi sportivi, mentre le radio potranno trasmettere unicamente musica solenne. Tutte bandiere del Regno Unito saranno a mezz’asta, i cancelli di Buckingham Palace verranno listati a nero e recheranno l’apposizione dell’annuncio funebre. Anche la comunicazione ufficiale, data dal segretario privato della regina al primo ministro su linea telefonica privata e sicura per evitare la fuga della notizia, verrà espressa utilizzando la frase in codice: “London bridge is fallen”, il ponte di Londra è caduto. Solo a questo punto la notizia diventerà di dominio pubblico.
La Westminster Hall ospiterà la camera ardente per 4 giorni; poi, esattamente nove giorni dopo il decesso, avrà luogo nell’Abbazia di Westminster la solenne cerimonia funebre officiata dall’Arcivescovo di Canterbury. In questa occasione, gran parte dei cittadini britannici godrà di un giorno di ferie, per poter partecipare idealmente al funerale della propria sovrana. Anche la Borsa resterà chiusa almeno per un giorno. Il batacchio della campana del Big Ben, avvolto in una guaina di pelle, in modo da risultare più smorzato rispetto al solito, suonerà, con i suoi rintocchi, il canonico segno di lutto e di rispetto. Nel caso in cui la dipartita della regina dovesse avvenire nella residenza reale in Scozia, le procedure prevedono il trasporto a Londra del feretro tramite il treno reale.
Solo in un secondo momento si procederà all’ufficializzazione della nuova incoronazione, con la cerimonia e il giuramento di fedeltà. In questa occasione l’inno nazionale potrebbe essere mutato, dopo decenni, in “God save the King”, segnando così, dopo il regno più longevo di una sovrana nella storia inglese, anche la fine di un’epoca.
fonte: funerali.org