“Per me è come una droga, non riesco a fermarmi: devo rubarle“. È l’inquietante confessione dell’uomo che ha sottratto dal cimitero del Verano le ceneri di Elena Aubry, la motociclista morta in un incidente stradale a Roma nel 2018. Il necrofilo annotava su un taccuino i dati delle tombe violate, con l’elenco delle foto sottratte dalle lapidi. Gli inquirenti hanno individuato 375 profanazioni, con furto di altrettante immagini, storie e cimeli.
Nel caso di Elena Aubry, l’uomo non si era limitato a impadronirsi dell’immagine sulla tomba: aveva anche trafugato le ceneri della giovane. Dopo la denuncia della madre, i carabinieri sono riusciti a risalire al responsabile nel cui diario hanno anche scoperto la data precisa del furto: il 4 marzo 2020, poco prima del lockdown. L’elenco scoperto nell’agenda del necrofilo è molto lungo e contiene i dati di giovani donne decedute anche cinquant’anni fa.
Potrebbe così finire a processo con le accuse di violazione di sepolcro, vilipendio di tomba, sottrazione e occultamento di cadavere per le ceneri di Aubry, ma anche della ricettazione delle centinaia foto di ragazze morte. Secondo la perizia psichiatrica, dietro alla sua macabra e irrefrenabile cleptomania non ci sarebbe alcuna malattia mentale. “Le immagini più belle le tenevo esposte, con le cornici. Per me erano sacre“, ha dichiarato il necrofilo. E ha aggiunto, confessando il suo modus operandi: “Sceglievo giorni e orari e portavo, come escamotage, cibo per gatti tra le tombe“.
fonte: tgcom24.mediaset.it