“Stiamo finendo le mascherine perché tutte quelle in commercio vanno alla Protezione Civile, ma senza protezioni arriveremo a una serrata delle attività funebri in tutta Italia e dovremo lasciare i defunti nelle camere mortuarie”. È l’allarme lanciato da Cristian Vergani, presidente di Federcofit. “La situazione a Bergamo, Brescia e ora anche a Milano è sempre peggiore e abbiamo molti impresari colpiti dal coronavirus. È sempre più pericoloso fare i nostri servizi perché le mascherine non si trovano più, tutti i nostri fornitori sono ‘blindati’ dalla Protezione civile. Quando saranno esaurite non potremo più lavorare”. Un problema particolarmente grave nelle zone rosse del coronavirus, ma che oggi si sta rapidamente estendendo in tutta Italia perché tutte le forniture sono bloccate.
Impossibile comprare mascherine, sia in Italia che all’estero: “Ognuna delle imprese aveva i propri canali di approvvigionamento, ma oggi tutte le spedizioni vengono fermate alla dogana. Abbiamo anche provato a fare un ordine cumulativo come Federazione e abbiamo ricevuto in un giorno più di 500 richieste, ma poi non è stato possibile comprarle”. La Federazione, insieme EFI – Eccellenza Funeraria Italiana, ha fatto richiesta per avere un canale dedicato per il rifornimento di dpi, “ma ci è stato risposto con un messaggio di otto righe in cui dicono che la domanda non può essere presa in carico e di rivolgerci al soggetto attuatore regionale. Noi chiediamo di avere la possibilità di comprare i dispositivi: non vogliamo prevaricare nessuno e non chiediamo niente gratis, ma vogliamo la libertà di poterci approvvigionare senza che le forniture siano bloccate. O chiediamo che la Protezione Civile ce le distribuisca; siamo pronti a pagarle, ma non possono farci lavorare senza sicurezza”.
Le imprese funebri non possono far fronte a una emergenza di questo genere: “Usavamo mascherine chirurgiche, occhiali e guanti, ma oggi dobbiamo fare i conti con il rischio di contagio, servono dotazioni professionali, come le maschere Ffp2 o Ffp3. Il problema non è dato solo dai defunti: noi incontriamo i familiari, stiamo a contatto con loro, e in molti casi sono persone positive al virus. Fin dall’inizio non c’è stata una gestione dell’emergenza che ci ha messo in guardia, e oggi molti operatori si sono ammalati. Il settore funebre è sempre stato considerato l’ultimo anello dalle istituzioni, ma non possiamo accettare che non si guardi la salute degli operatori. Ora stiamo lavorando grazie alle scorte di materiale di protezione, ma quando finiranno le scorte, finirà l’attività”.