La segnalazione è di un consigliere comunale pesarese del Movimento 5 Stelle. Un suo amico fanese nel giro di dieci giorni ha perso entrambi i genitori, deceduti nell’ospedale di Pesaro.
Dopo aver saldato le imprese di pompe funebri per il servizio, compreso quindi anche il trasporto delle salme da Pesaro a Fano, l’amico si sarebbe visto recapitare due fatture generiche da parte di Aspes Servizi Cimiteriali di euro 160,37+ IVA ciascuna.
Sorpreso, l’amico fanese avrebbe chiesto al consigliere di Pesaro di potersi interessare della questione e capire a cosa si riferissero le due fatture. La scoperta? Si tratterebbe di una “tassa di uscita”, una specie di pedaggio da pagare al comune di quasi 200 euro a salma ogni volta che un defunto lascia il territorio comunale di Pesaro verso un altro comune.
Il consigliere pentastellato avrebbe anche verificato che “la tassa sul morto” non esisterebbe ovunque: a Fano non si pagherebbe alcuna gabella così come a Fossombrone e Pergola; a Cagli la tassa sarebbe di 20 euro e ad Urbino di circa 30 euro.
In questo specifico caso, il tutto assume toni assurdi se si pensa alla attuale organizzazione ospedaliera: l’Azienda santaria Marche Nord ha suddiviso i reparti tra le strutture di Fano e Pesaro. Capita spesso quindi che cittadini fanesi o di altri comuni della valle del Metauro e non solo debbano essere necessariamente ricoverati a Pesaro perché lì ha sede il reparto ospedaliero di riferimento.
Stando così le cose aumentano anche le probabilità che un non pesarese muoia a Pesaro. Quindi oltre al dolore per la perdita di un caro, si aggiunge anche l’imposizione di vera gabella medievale. La domanda sorge spontanea: non è forse il caso di rivedere questa assurda norma del “pedaggio del caro estinto”?
fonte: ilmetauro.it