Soldi, soldi, soldi.
Sebbene alcune vicende venute alla ribalta sui giornali negli ultimi giorni non abbiano nessun nesso tra di loro, esse riconducono ad un identico movente: l’ossessione per i soldi.
Mi riferisco alle indagini condotte dalla Procura di Palermo, che hanno portato a smascherare una banda di delinquenti e truffatori, per la quale è stata coniata l’espressione di “fratturatori di ossa”. O alla vicenda che vede coinvolti degli amministratori della regione Umbria, che avevano fatto della sanità umbra un vero centro di potere per poter dispensare favori ai loro protetti. O alla raccapricciante scoperta in un capannone in provincia di Trento di alcune decine di bare vuote, dalle quali erano stati estratti i resti dei corpi, che venivano poi portati alla cremazione in sacchi di plastica per ridurre i costi della cremazione e per recuperare lo zinco del coperchio.
Di tutti questi episodi quello che colpisce maggiormente è senza dubbio quello di Palermo.
Si tratta di una truffa, ma di una truffa atipica. In essa, infatti, i complici vengono anch’essi truffati, perché subiscono un danno fisico della cui entità, all’inizio, essi non si rendono conto, e perché, in alcuni casi, non ricevono neanche il compenso pattuito. In questa vicenda possono essere individuate due tipologie di colpevoli. Da un lato, troviamo dei veri e propri delinquenti (tra i quali anche dei professionisti) e, dall’altro lato, delle persone disagiate, che si prestano ad essere “massacrate” per truffare le assicurazioni.
Immaginare che vi possano essere persone disposte a farsi mutilare (la frattura di un arto che non porta al completo ripristino della sua funzione costituisce in pratica una vera e propria mutilazione) provoca una ridda di sentimenti, che vanno dall’incredulità, al ribrezzo ed all’orrore. Per trasformarsi subito dopo in commiserazione per coloro che si sono sottoposti a questa terrificante pratica, per sconfinare, infine, nella rabbia nei confronti di coloro che sono stati capaci di architettare un piano così diabolico. Nei confronti, cioè, di chi è riuscito a convincere degli esseri umani ad accettare una proposta così assurda, presentandogliela come un normale affare.
Sebbene alcune vicende venute alla ribalta sui giornali negli ultimi giorni non abbiano nessun nesso tra di loro, esse riconducono ad un identico movente: l’ossessione per i soldi.
Mi riferisco alle indagini condotte dalla Procura di Palermo, che hanno portato a smascherare una banda di delinquenti e truffatori, per la quale è stata coniata l’espressione di “fratturatori di ossa”. O alla vicenda che vede coinvolti degli amministratori della regione Umbria, che avevano fatto della sanità umbra un vero centro di potere per poter dispensare favori ai loro protetti. O alla raccapricciante scoperta in un capannone in provincia di Trento di alcune decine di bare vuote, dalle quali erano stati estratti i resti dei corpi, che venivano poi portati alla cremazione in sacchi di plastica per ridurre i costi della cremazione e per recuperare lo zinco del coperchio.
Di tutti questi episodi quello che colpisce maggiormente è senza dubbio quello di Palermo.
Si tratta di una truffa, ma di una truffa atipica. In essa, infatti, i complici vengono anch’essi truffati, perché subiscono un danno fisico della cui entità, all’inizio, essi non si rendono conto, e perché, in alcuni casi, non ricevono neanche il compenso pattuito. In questa vicenda possono essere individuate due tipologie di colpevoli. Da un lato, troviamo dei veri e propri delinquenti (tra i quali anche dei professionisti) e, dall’altro lato, delle persone disagiate, che si prestano ad essere “massacrate” per truffare le assicurazioni.
Immaginare che vi possano essere persone disposte a farsi mutilare (la frattura di un arto che non porta al completo ripristino della sua funzione costituisce in pratica una vera e propria mutilazione) provoca una ridda di sentimenti, che vanno dall’incredulità, al ribrezzo ed all’orrore. Per trasformarsi subito dopo in commiserazione per coloro che si sono sottoposti a questa terrificante pratica, per sconfinare, infine, nella rabbia nei confronti di coloro che sono stati capaci di architettare un piano così diabolico. Nei confronti, cioè, di chi è riuscito a convincere degli esseri umani ad accettare una proposta così assurda, presentandogliela come un normale affare.