Ossa frantumate a colpi di pala, ceneri umane gettate nell’immondizia, corpi estratti dalle bare e ammucchiati in scatole di cartone per poi essere bruciati a due a due. È lungo l’elenco degli orrori che hanno trasformato il formo crematorio di Biella in una “lugubre catena di montaggio della morte” come ha ben sintetizzato il procuratore Teresa Angela Camelio, sottolineando che tutto è stato fatto solo per guadagnare di più. L’indagine della Procura ha portato al sequestro del crematorio e all’arresto dell’amministratore della società, la Socrebi, che ha in gestione la struttura comunale, Alessandro Ravetti, 40 anni, esponente di una famiglia che possiede una delle più importanti imprese funebri del biellese, e di un dipendente, Claudio Feletti, 56 anni, uno dei più solerti nell’eseguire gli ordini per far rendere il più possibile l’unico forno di cui dispone l’impianto.