Winnie Madikizela Mandela, ex moglie del presidente del Sudafrica e premio Nobel per la pace Nelson Mandela, è morta all’età di 81 anni. Nel 1958 diventa la signora Mandela, ma è nel 1963, quando il marito viene arrestato (resterà in carcere fino al 1990), che fa il suo vero ingresso nella scena pubblica entrando a far parte dell’Anc, il partito nazionalista fuorilegge. È lei che porta avanti la lotta di Nelson all’apartheid insieme al suo mito. Ben presto però ogni sua mossa viene spiata, le sue conversazioni intercettate, e viene esiliata in campagna per un lungo periodo dai servizi segreti sudafricani. Winnie ne esce rafforzata, diventa il punto di riferimento per il suo popolo. Sempre nel nome del marito. Nel 1990, quando Madiba viene liberato e ottiene gli arresti domiciliari, lei rifiuta di andare a vivere con lui. Viene coinvolta nelle gesta criminali del Mandela Football Club, la squadra di calcio da lei voluta, circa l’implicazione nella scomparsa e nell’omicidio di un adolescente di 14 anni, Stompie Mokhetis. È la fine della leggenda: anche se Nelson la difende a spada tratta (“Non ho mai creduto fosse colpevole“), nel 1996 i due divorziano. In seguito viene sottoposta a una serie di processi e, benché prosciolta da tutte le accuse ad eccezione di quella di rapimento, le ombre sulla sua persona non saranno mai chiarite. Nonostante la separazione, Winnie e Nelson restano comunque in buoni rapporti: nel giorno dei funerali di Madiba, il 5 dicembre 2013, Winnie siede in prima fila accanto al presidente del Sudafrica Jacob Zuma e alla vedova Graca Machel.