Nei primi anni del mio soggiorno romano andavo spesso a visitare il Cimitero degli Inglesi, accanto alla Piramide di Caio Cestio. Avevo vent’anni e ogni mio sguardo, vissuto in libertà, esplorava il mondo a 360 gradi. Avevo fatto amicizia con una bambina di cinque anni, Letizia, la figlia del guardiano. “Tu inventi e io ascolto”, diceva a ogni incontro, “però domani non ti apro il cancello se non prometti di raccontarmi la storia del ragnetto”. Quella che prediligeva e che richiedeva più spesso era la storia di un ragnetto rosso che aveva impiegato l’intero tempo della sua vita ad attraversare la testa di una bimba, cercando di evitare la foresta dei capelli, ognuno dei quali era, per il microscopico ragnetto, imponente come per noi le querce secolari (i ragnetti rossi, piccoli come un granello di polvere, si sa, vivono un giorno soltanto).