Il lupo estinto da 10.000 anni torna a vivere: nati due cuccioli di Dire Wolf in laboratorio.

Il lupo estinto da 10.000 anni torna a vivere. Per la prima volta nella storia, una specie estinta è tornata a camminare – o meglio, ad ululare – sulla Terra. Grazie a un’avanzata tecnica di ingegneria genetica, la Colossal Bioscience, startup americana specializzata in biotecnologie, ha ricreato in laboratorio due esemplari del leggendario Dire Wolf, noto anche come enocione o metalupo.
I cuccioli di lupo, battezzati Romulus e Remus, sono nati attraverso la maternità surrogata di cani domestici, utilizzati come madri per ospitare gli embrioni ricavati da un genoma antichissimo, risalente fino a 72.000 anni fa.
Il ritorno del lupo: un’impresa scientifica mai realizzata prima
«Stai ascoltando il primo ululato in oltre diecimila anni di un ‘dire wolf’»: così la Colossal ha annunciato al mondo il risultato, accompagnando le parole con video e audio dei cuccioli dal pelo bianco candido. Un’immagine potente.
Ma dietro l’effetto scenico si nasconde un’impresa colossale in tutti i sensi.
Gli scienziati hanno ricostruito il genoma completo del Dire Wolf partendo da DNA antico recuperato da fossili rinvenuti in Nord America. Hanno quindi riscritto il codice genetico del lupo grigio, inserendovi le sequenze dell’antico predatore. Il risultato? Due animali viventi che riportano sul pianeta una specie che sembrava perduta per sempre.
Cosa significa davvero riportare in vita una specie estinta?
Se da una parte siamo davanti a un risultato scientifico rivoluzionario, dall’altra si aprono riflessioni profonde.
È giusto riportare in vita animali estinti?
Quali sono i rischi ecologici ed etici di queste operazioni?
E dove si pone il limite tra scienza e fantasia?
Il progetto della Colossal Bioscience si inserisce in una nuova corrente detta de-extinction, ovvero la volontà di annullare l’estinzione di specie ormai scomparse. Un obiettivo nobile, almeno sulla carta: molti scienziati sostengono che tecnologie simili potrebbero aiutare a salvare la biodiversità e riparare danni causati dall’uomo. Ma la domanda resta: cosa succede quando l’uomo decide chi può tornare in vita?
E dopo il lupo estinto?
Il ritorno del Dire Wolf ci mette davanti a uno specchio del nostro potere scientifico.
Se possiamo riportare in vita un predatore preistorico, cosa ci impedirà domani di “resuscitare” mammut, dodo o – perché no – l’uomo di Neanderthal?
Siamo pronti a convivere con esseri di un passato remoto?
E ancora più inquietante: cosa succederebbe se questa tecnologia finisse nelle mani sbagliate?
Il rischio è che l’entusiasmo per il progresso tecnologico faccia passare in secondo piano la necessità di riflettere sulle implicazioni etiche, ambientali e sociali di questi esperimenti.
Romulus e Remus: scienza e coscienza camminano insieme?
La scelta dei nomi non è casuale.
Romulus e Remus, come i leggendari fondatori di Roma, sono figli di una lupa, ma in questo caso partoriti da una scienza che ha superato i confini della natura. Sono simboli di rinascita, ma anche avvertimenti: con ogni passo verso il futuro, ci allontaniamo un po’ di più da ciò che abbiamo sempre considerato “naturale”.
La nascita dei due Dire Wolf è un evento epocale, ma non può essere celebrato senza porsi delle domande.
Il progresso è affascinante, ma non deve mai viaggiare senza coscienza.
E forse, prima di chiedersi “cosa possiamo fare?”, dovremmo chiederci “cosa è giusto fare?”
Il lupo estinto da 10.000 anni torna a vivere. Per la prima volta nella storia, una specie estinta è tornata a camminare – o meglio, ad ululare – sulla Terra. Grazie a un’avanzata tecnica di ingegneria genetica, la Colossal Bioscience, startup americana specializzata in biotecnologie, ha ricreato in laboratorio due esemplari del leggendario Dire Wolf, noto anche come enocione o metalupo.
I cuccioli di lupo, battezzati Romulus e Remus, sono nati attraverso la maternità surrogata di cani domestici, utilizzati come madri per ospitare gli embrioni ricavati da un genoma antichissimo, risalente fino a 72.000 anni fa.
Il ritorno del lupo: un’impresa scientifica mai realizzata prima
«Stai ascoltando il primo ululato in oltre diecimila anni di un ‘dire wolf’»: così la Colossal ha annunciato al mondo il risultato, accompagnando le parole con video e audio dei cuccioli dal pelo bianco candido. Un’immagine potente.
Ma dietro l’effetto scenico si nasconde un’impresa colossale in tutti i sensi.
Gli scienziati hanno ricostruito il genoma completo del Dire Wolf partendo da DNA antico recuperato da fossili rinvenuti in Nord America. Hanno quindi riscritto il codice genetico del lupo grigio, inserendovi le sequenze dell’antico predatore. Il risultato? Due animali viventi che riportano sul pianeta una specie che sembrava perduta per sempre.
Cosa significa davvero riportare in vita una specie estinta?
Se da una parte siamo davanti a un risultato scientifico rivoluzionario, dall’altra si aprono riflessioni profonde.
È giusto riportare in vita animali estinti?
Quali sono i rischi ecologici ed etici di queste operazioni?
E dove si pone il limite tra scienza e fantasia?
Il progetto della Colossal Bioscience si inserisce in una nuova corrente detta de-extinction, ovvero la volontà di annullare l’estinzione di specie ormai scomparse. Un obiettivo nobile, almeno sulla carta: molti scienziati sostengono che tecnologie simili potrebbero aiutare a salvare la biodiversità e riparare danni causati dall’uomo. Ma la domanda resta: cosa succede quando l’uomo decide chi può tornare in vita?
E dopo il lupo estinto?
Il ritorno del Dire Wolf ci mette davanti a uno specchio del nostro potere scientifico.
Se possiamo riportare in vita un predatore preistorico, cosa ci impedirà domani di “resuscitare” mammut, dodo o – perché no – l’uomo di Neanderthal?
Siamo pronti a convivere con esseri di un passato remoto?
E ancora più inquietante: cosa succederebbe se questa tecnologia finisse nelle mani sbagliate?
Il rischio è che l’entusiasmo per il progresso tecnologico faccia passare in secondo piano la necessità di riflettere sulle implicazioni etiche, ambientali e sociali di questi esperimenti.
Romulus e Remus: scienza e coscienza camminano insieme?
La scelta dei nomi non è casuale.
Romulus e Remus, come i leggendari fondatori di Roma, sono figli di una lupa, ma in questo caso partoriti da una scienza che ha superato i confini della natura. Sono simboli di rinascita, ma anche avvertimenti: con ogni passo verso il futuro, ci allontaniamo un po’ di più da ciò che abbiamo sempre considerato “naturale”.
La nascita dei due Dire Wolf è un evento epocale, ma non può essere celebrato senza porsi delle domande.
Il progresso è affascinante, ma non deve mai viaggiare senza coscienza.
E forse, prima di chiedersi “cosa possiamo fare?”, dovremmo chiederci “cosa è giusto fare?”