17 marzo 1991. Muore Carlo Donat-Cattin, sindacalista e politico della Democrazia Cristiana.

Carlo Donat-Cattin nasce il 26 giugno 1919 a Finale Marina. Di famiglia nobile, visse l’infanzia tra Piemonte e Liguria.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, prestò servizio militare come ufficiale di fanteria.
Nel 1942, la deportazione dei genitori nei campi di prigionia tedeschi e la morte della madre lo spinsero alla lotta contro il fascismo.
Partecipò alla Resistenza nel Canavese e nelle Langhe, collaborando con il Comitato di Liberazione Nazionale.
Dopo la guerra, entrò nell’Azione Cattolica e nel Partito Popolare Italiano.
Il sindacalismo e l’ingresso nella Democrazia Cristiana
Nel 1950, fu tra i fondatori della CISL, sindacato nato dalla scissione con la CGIL.
Si distinse come un leader inflessibile nelle trattative, guadagnandosi la fama di “falco” del sindacato.
Si oppose agli industriali, in particolare alla famiglia Agnelli.
Parallelamente, entrò nella Democrazia Cristiana, diventando consigliere comunale e provinciale a Torino.
Nel 1954, entrò nel Consiglio Nazionale della DC e, quattro anni dopo, venne eletto deputato.
Ministro e leader della corrente Forze Nuove
Dal 1963 al 1979, Donat-Cattin ricoprì vari incarichi ministeriali:
- Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale (1969-1972)
- Ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno (1973)
- Ministro dell’Industria, Commercio e Artigianato (1974-1978)
Nel 1970, fu uno dei promotori dello Statuto dei Lavoratori, fondamentale per i diritti dei lavoratori italiani.
Nel 1978, divenne vicesegretario della DC e inizialmente cercò un dialogo con il Partito Comunista Italiano.
Dopo le elezioni del 1979, cambiò strategia, promuovendo la linea del “preambolo”, che escludeva i comunisti da incarichi di governo.
Lo scandalo del figlio Marco e il ritiro temporaneo
Nel 1980, scoppiò un caso politico e personale: il figlio Marco Donat-Cattin risultò coinvolto in Prima Linea, gruppo terroristico di estrema sinistra.
L’opposizione, guidata da Enrico Berlinguer, attaccò Donat-Cattin, costringendolo a dimettersi da ogni incarico.
Dopo alcuni anni lontano dalla politica, tornò nel 1986 come Ministro della Sanità nel governo Craxi II.
Le polemiche sulla gestione della sanità
Da ministro della sanità, si trovò a fronteggiare lo scandalo dell’acqua contaminata da atrazina.
Dopo vari rinvii, aumentò i limiti di legge per il diserbante, scatenando le critiche di PCI, sindacati e ambientalisti.
Nel 1989, la Camera dei Deputati respinse una mozione di sfiducia nei suoi confronti.
Nello stesso anno, fu nominato Ministro del Lavoro nel governo Andreotti VI.
Durante il mandato, si scontrò con la Confindustria per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, abbandonando il tavolo delle trattative per protesta.
Morte e funerale
Carlo Donat-Cattin muore il 17 marzo 1991 a Monte Carlo, all’età di 71 anni, a causa di problemi cardiaci.
Riposa nel Cimitero Monumentale di Torino, nella tomba di famiglia.
Nel 2014, il Comune di Torino gli ha intitolato il tunnel automobilistico di Corso Mortara, riconoscendo il suo contributo alla politica e al sindacalismo italiano.
Carlo Donat-Cattin nasce il 26 giugno 1919 a Finale Marina. Di famiglia nobile, visse l’infanzia tra Piemonte e Liguria.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, prestò servizio militare come ufficiale di fanteria.
Nel 1942, la deportazione dei genitori nei campi di prigionia tedeschi e la morte della madre lo spinsero alla lotta contro il fascismo.
Partecipò alla Resistenza nel Canavese e nelle Langhe, collaborando con il Comitato di Liberazione Nazionale.
Dopo la guerra, entrò nell’Azione Cattolica e nel Partito Popolare Italiano.
Il sindacalismo e l’ingresso nella Democrazia Cristiana
Nel 1950, fu tra i fondatori della CISL, sindacato nato dalla scissione con la CGIL.
Si distinse come un leader inflessibile nelle trattative, guadagnandosi la fama di “falco” del sindacato.
Si oppose agli industriali, in particolare alla famiglia Agnelli.
Parallelamente, entrò nella Democrazia Cristiana, diventando consigliere comunale e provinciale a Torino.
Nel 1954, entrò nel Consiglio Nazionale della DC e, quattro anni dopo, venne eletto deputato.
Ministro e leader della corrente Forze Nuove
Dal 1963 al 1979, Donat-Cattin ricoprì vari incarichi ministeriali:
- Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale (1969-1972)
- Ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno (1973)
- Ministro dell’Industria, Commercio e Artigianato (1974-1978)
Nel 1970, fu uno dei promotori dello Statuto dei Lavoratori, fondamentale per i diritti dei lavoratori italiani.
Nel 1978, divenne vicesegretario della DC e inizialmente cercò un dialogo con il Partito Comunista Italiano.
Dopo le elezioni del 1979, cambiò strategia, promuovendo la linea del “preambolo”, che escludeva i comunisti da incarichi di governo.
Lo scandalo del figlio Marco e il ritiro temporaneo
Nel 1980, scoppiò un caso politico e personale: il figlio Marco Donat-Cattin risultò coinvolto in Prima Linea, gruppo terroristico di estrema sinistra.
L’opposizione, guidata da Enrico Berlinguer, attaccò Donat-Cattin, costringendolo a dimettersi da ogni incarico.
Dopo alcuni anni lontano dalla politica, tornò nel 1986 come Ministro della Sanità nel governo Craxi II.
Le polemiche sulla gestione della sanità
Da ministro della sanità, si trovò a fronteggiare lo scandalo dell’acqua contaminata da atrazina.
Dopo vari rinvii, aumentò i limiti di legge per il diserbante, scatenando le critiche di PCI, sindacati e ambientalisti.
Nel 1989, la Camera dei Deputati respinse una mozione di sfiducia nei suoi confronti.
Nello stesso anno, fu nominato Ministro del Lavoro nel governo Andreotti VI.
Durante il mandato, si scontrò con la Confindustria per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, abbandonando il tavolo delle trattative per protesta.
Morte e funerale
Carlo Donat-Cattin muore il 17 marzo 1991 a Monte Carlo, all’età di 71 anni, a causa di problemi cardiaci.
Riposa nel Cimitero Monumentale di Torino, nella tomba di famiglia.
Nel 2014, il Comune di Torino gli ha intitolato il tunnel automobilistico di Corso Mortara, riconoscendo il suo contributo alla politica e al sindacalismo italiano.