14 marzo 1972. Muore Giangiacomo Feltrinelli, l’editore rivoluzionario.

Giangiacomo Feltrinelli nasce il 19 giugno 1926 a Milano, in una famiglia di imprenditori di successo.
Suo padre, Carlo Feltrinelli, è un industriale di spicco, proprietario di numerose aziende tra cui la Edison.
Dopo la morte del padre nel 1935, la madre Giannalisa sposa il giornalista Luigi Barzini junior.
Cresciuto in un ambiente privilegiato, Giangiacomo cambia radicalmente orientamento politico durante la Seconda Guerra Mondiale.
Dalla resistenza all’editoria
Nel 1944 Feltrinelli si unisce alla Resistenza italiana, combattendo con il Gruppo di Combattimento Legnano.
Dopo la guerra aderisce al Partito Comunista Italiano e si impegna a sostenere economicamente il movimento operaio.
Nel 1948 fonda la Biblioteca Feltrinelli, che diventerà poi la Fondazione Feltrinelli, un centro di ricerca sulla storia del movimento operaio e delle idee rivoluzionarie.
Nel 1954 lancia la casa editrice Giangiacomo Feltrinelli Editore, pubblicando testi di forte impatto culturale.
Il primo grande successo arriva con Il dottor Živago di Boris Pasternak, seguito da Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
La decisione di pubblicare l’opera di Pasternak, osteggiata dall’Unione Sovietica, porta Feltrinelli alla rottura con il PCI.
L’attivismo politico e i GAP
Negli anni ‘60 Feltrinelli si avvicina alle lotte rivoluzionarie internazionali.
Nel 1964 incontra Fidel Castro e nel 1967 si reca in Bolivia per supportare i guerriglieri di Che Guevara.
Queste esperienze rafforzano il suo impegno politico.
Nel 1970 fonda i Gruppi d’Azione Partigiana (GAP), un’organizzazione clandestina di estrema sinistra ispirata alla guerriglia sudamericana.
Feltrinelli vede la nascita di un’insurrezione rivoluzionaria come inevitabile e pianifica azioni di sabotaggio contro lo Stato italiano, ritenuto responsabile della repressione della sinistra.
Le sue attività lo portano a vivere in clandestinità a partire dal 1969, dopo la strage di Piazza Fontana, temendo un arresto o una montatura contro di lui.
La morte e i funerali
La notte del 14 marzo 1972, Giangiacomo Feltrinelli muore mentre tenta di far esplodere un traliccio dell’alta tensione a Segrate, nei pressi di Milano.
Il suo corpo viene ritrovato il giorno dopo, con le prove che indicano un’esplosione accidentale.
Tuttavia, la sua morte suscita numerose teorie del complotto, con ipotesi di coinvolgimento dei servizi segreti italiani e della CIA.
I funerali si svolgono il 28 marzo 1972 al Cimitero Monumentale di Milano, sorvegliati dalle forze dell’ordine.
Giovani militanti e attivisti di sinistra lo commemorano intonando L’Internazionale.
La sua figura rimane controversa: per alcuni un rivoluzionario idealista, per altri un terrorista pericoloso.
Giangiacomo Feltrinelli nasce il 19 giugno 1926 a Milano, in una famiglia di imprenditori di successo.
Suo padre, Carlo Feltrinelli, è un industriale di spicco, proprietario di numerose aziende tra cui la Edison.
Dopo la morte del padre nel 1935, la madre Giannalisa sposa il giornalista Luigi Barzini junior.
Cresciuto in un ambiente privilegiato, Giangiacomo cambia radicalmente orientamento politico durante la Seconda Guerra Mondiale.
Dalla resistenza all’editoria
Nel 1944 Feltrinelli si unisce alla Resistenza italiana, combattendo con il Gruppo di Combattimento Legnano.
Dopo la guerra aderisce al Partito Comunista Italiano e si impegna a sostenere economicamente il movimento operaio.
Nel 1948 fonda la Biblioteca Feltrinelli, che diventerà poi la Fondazione Feltrinelli, un centro di ricerca sulla storia del movimento operaio e delle idee rivoluzionarie.
Nel 1954 lancia la casa editrice Giangiacomo Feltrinelli Editore, pubblicando testi di forte impatto culturale.
Il primo grande successo arriva con Il dottor Živago di Boris Pasternak, seguito da Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
La decisione di pubblicare l’opera di Pasternak, osteggiata dall’Unione Sovietica, porta Feltrinelli alla rottura con il PCI.
L’attivismo politico e i GAP
Negli anni ‘60 Feltrinelli si avvicina alle lotte rivoluzionarie internazionali.
Nel 1964 incontra Fidel Castro e nel 1967 si reca in Bolivia per supportare i guerriglieri di Che Guevara.
Queste esperienze rafforzano il suo impegno politico.
Nel 1970 fonda i Gruppi d’Azione Partigiana (GAP), un’organizzazione clandestina di estrema sinistra ispirata alla guerriglia sudamericana.
Feltrinelli vede la nascita di un’insurrezione rivoluzionaria come inevitabile e pianifica azioni di sabotaggio contro lo Stato italiano, ritenuto responsabile della repressione della sinistra.
Le sue attività lo portano a vivere in clandestinità a partire dal 1969, dopo la strage di Piazza Fontana, temendo un arresto o una montatura contro di lui.
La morte e i funerali
La notte del 14 marzo 1972, Giangiacomo Feltrinelli muore mentre tenta di far esplodere un traliccio dell’alta tensione a Segrate, nei pressi di Milano.
Il suo corpo viene ritrovato il giorno dopo, con le prove che indicano un’esplosione accidentale.
Tuttavia, la sua morte suscita numerose teorie del complotto, con ipotesi di coinvolgimento dei servizi segreti italiani e della CIA.
I funerali si svolgono il 28 marzo 1972 al Cimitero Monumentale di Milano, sorvegliati dalle forze dell’ordine.
Giovani militanti e attivisti di sinistra lo commemorano intonando L’Internazionale.
La sua figura rimane controversa: per alcuni un rivoluzionario idealista, per altri un terrorista pericoloso.