12 marzo 1955. Muore Charlie Parker, leggenda del jazz e innovatore del bebop.

Charlie Parker nacque il 29 agosto 1920 a Kansas City, Missouri. Suo padre, artista di vaudeville, abbandonò presto la famiglia, lasciando Charlie alle cure della madre.
Durante l’adolescenza, iniziò a suonare il sassofono contralto e dedicò ore allo studio della musica, sviluppando un talento straordinario.
A soli 15 anni, suonava già nei club locali e si esercitava fino a 15 ore al giorno.
Nel 1937, entrò a far parte dell’orchestra di Jay McShann, con cui raggiunse New York nel 1941.
Qui iniziò a sperimentare con le strutture armoniche del jazz, ponendo le basi per il bebop, il movimento che avrebbe rivoluzionato la musica.
La nascita del bebop
Nel 1943, Parker si unì alla band di Earl Hines, dove incontrò Dizzy Gillespie, il suo futuro compagno d’avventura.
Insieme, iniziarono a suonare nei club della Cinquantaduesima Strada, come il Three Deuces e il The Onyx, dando vita a uno stile innovativo.
Le registrazioni del 1945, come Billie’s Bounce, Ko Ko e Ornithology, segnarono la nascita ufficiale del bebop. Parker rivoluzionò il jazz introducendo improvvisazioni rapide, nuove armonie e un uso innovativo della scala cromatica.
Il suo stile influenzò generazioni di musicisti e cambiò per sempre il panorama musicale.
Il successo e le dipenze
Nonostante il successo, Parker affrontò gravi problemi di dipendenza da eroina, iniziata in gioventù.
Questo lo portò a episodi di assenteismo dai concerti e a difficoltà economiche.
Nel 1946, durante una registrazione per la Dial Records, le sue condizioni erano così precarie che venne ricoverato nel reparto psichiatrico del Camarillo State Mental Hospital, dove rimase per sei mesi.
Dopo la sua uscita, incise alcuni dei suoi migliori lavori, tra cui Charlie Parker with Strings, che univa il jazz agli arrangiamenti orchestrali, e Jazz at Massey Hall, registrato con Gillespie, Charles Mingus e Max Roach.
L’eredità di Charlie Parker
Parker fu uno dei musicisti più innovativi del XX secolo.
Il suo talento nel sassofono contralto e la capacità di improvvisare a velocità incredibile lo resero una leggenda.
Oltre a ispirare numerosi musicisti, influenzò la nascita del jazz moderno e contribuì a elevare il jazz a forma d’arte sofisticata.
Molti dei suoi brani, come Yardbird Suite, Now’s the Time e Scrapple from the Apple, divennero standard jazz e vengono ancora oggi suonati in tutto il mondo.
La morte e i funerali
Il 12 marzo 1955, Charlie Parker morì a soli 34 anni nell’appartamento della nobildonna Pannonica de Koenigswarter, a New York.
Il medico che esaminò il corpo stimò la sua età a 65 anni, a causa del deterioramento fisico causato dalla dipendenza da droghe e alcool.
La causa ufficiale della morte fu polmonite e ulcera perforata.
Il funerale si svolse a New York, ma la madre decise di riportare la salma a Kansas City per la sepoltura.
Oggi, Parker riposa nel Lincoln Cemetery, dove i fan continuano a rendergli omaggio come uno dei più grandi musicisti della storia del jazz.
Charlie Parker nacque il 29 agosto 1920 a Kansas City, Missouri. Suo padre, artista di vaudeville, abbandonò presto la famiglia, lasciando Charlie alle cure della madre.
Durante l’adolescenza, iniziò a suonare il sassofono contralto e dedicò ore allo studio della musica, sviluppando un talento straordinario.
A soli 15 anni, suonava già nei club locali e si esercitava fino a 15 ore al giorno.
Nel 1937, entrò a far parte dell’orchestra di Jay McShann, con cui raggiunse New York nel 1941.
Qui iniziò a sperimentare con le strutture armoniche del jazz, ponendo le basi per il bebop, il movimento che avrebbe rivoluzionato la musica.
La nascita del bebop
Nel 1943, Parker si unì alla band di Earl Hines, dove incontrò Dizzy Gillespie, il suo futuro compagno d’avventura.
Insieme, iniziarono a suonare nei club della Cinquantaduesima Strada, come il Three Deuces e il The Onyx, dando vita a uno stile innovativo.
Le registrazioni del 1945, come Billie’s Bounce, Ko Ko e Ornithology, segnarono la nascita ufficiale del bebop. Parker rivoluzionò il jazz introducendo improvvisazioni rapide, nuove armonie e un uso innovativo della scala cromatica.
Il suo stile influenzò generazioni di musicisti e cambiò per sempre il panorama musicale.
Il successo e le dipenze
Nonostante il successo, Parker affrontò gravi problemi di dipendenza da eroina, iniziata in gioventù.
Questo lo portò a episodi di assenteismo dai concerti e a difficoltà economiche.
Nel 1946, durante una registrazione per la Dial Records, le sue condizioni erano così precarie che venne ricoverato nel reparto psichiatrico del Camarillo State Mental Hospital, dove rimase per sei mesi.
Dopo la sua uscita, incise alcuni dei suoi migliori lavori, tra cui Charlie Parker with Strings, che univa il jazz agli arrangiamenti orchestrali, e Jazz at Massey Hall, registrato con Gillespie, Charles Mingus e Max Roach.
L’eredità di Charlie Parker
Parker fu uno dei musicisti più innovativi del XX secolo.
Il suo talento nel sassofono contralto e la capacità di improvvisare a velocità incredibile lo resero una leggenda.
Oltre a ispirare numerosi musicisti, influenzò la nascita del jazz moderno e contribuì a elevare il jazz a forma d’arte sofisticata.
Molti dei suoi brani, come Yardbird Suite, Now’s the Time e Scrapple from the Apple, divennero standard jazz e vengono ancora oggi suonati in tutto il mondo.
La morte e i funerali
Il 12 marzo 1955, Charlie Parker morì a soli 34 anni nell’appartamento della nobildonna Pannonica de Koenigswarter, a New York.
Il medico che esaminò il corpo stimò la sua età a 65 anni, a causa del deterioramento fisico causato dalla dipendenza da droghe e alcool.
La causa ufficiale della morte fu polmonite e ulcera perforata.
Il funerale si svolse a New York, ma la madre decise di riportare la salma a Kansas City per la sepoltura.
Oggi, Parker riposa nel Lincoln Cemetery, dove i fan continuano a rendergli omaggio come uno dei più grandi musicisti della storia del jazz.