6 marzo 2014. La morte di Manlio Sgalambro, il paroliere di Franco Battiato.

Manlio Sgalambro nasce il 9 dicembre 1924 a Lentini (SR), in una famiglia benestante. Suo padre, farmacista, gli garantì un’infanzia agiata.
Nonostante la passione per la filosofia, decise di iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Catania nel 1947, convinto che il diritto penale fosse più adatto ai suoi interessi.
Fin dagli anni giovanili si distaccò dall’idealismo crociano e gentiliano, dominante nelle accademie dell’epoca.
La sua visione del pensiero filosofico si fondava sulla distruzione piuttosto che sulla costruzione, una prospettiva che lo avvicinava al pessimismo di Schopenhauer e Rensi.
La sua formazione si arricchì con letture di Husserl, Nietzsche e Kierkegaard, mentre la scoperta di Karl Kraus influenzò il suo stile aforistico e ironico.
L’attività filosofica e letteraria
Nel 1945 iniziò a collaborare con la rivista Prisma, pubblicando saggi che attaccavano l’idealismo dominante.
Nel 1959 scrisse per Incidenze, introducendo un’esistenzialismo negativo ispirato a Heidegger e Céline.
Negli anni Settanta iniziò a organizzare il proprio pensiero in un’opera sistematica, culminata con La morte del sole, pubblicato da Adelphi nel 1982.
Questo libro segnò l’inizio della sua collaborazione con l’editore Roberto Calasso.
Nei decenni successivi pubblicò diversi saggi per Adelphi, tra cui Trattato dell’empietà (1987), Dialogo teologico (1993) e De mundo pessimo (2004).
La sua filosofia si contraddistingueva per un nichilismo attivo e demolitore, spesso in contrasto con il pensiero idealistico tradizionale.
Il sodalizio con Franco Battiato
Nel 1993 avvenne l’incontro con Franco Battiato, un evento che cambiò radicalmente la sua carriera.
Battiato gli propose di scrivere il libretto dell’opera Il cavaliere dell’intelletto, dando inizio a un’intensa collaborazione artistica.
Sgalambro contribuì ai testi di numerosi album di Battiato, tra cui L’imboscata (1996), Gommalacca (1998) e Il vuoto (2007).
Scrisse anche sceneggiature per i film Perduto amor, Musikanten e Niente è come sembra. La loro collaborazione non fu priva di tensioni, con lunghe discussioni su singole frasi dei testi. Tuttavia, il sodalizio artistico tra i due rimase saldo fino al 2012.
L’attività musicale e teatrale
Oltre a lavorare con Battiato, Sgalambro scrisse testi per altri artisti, tra cui Patty Pravo, Alice e Fiorella Mannoia.
Nel 2001 pubblicò l’album Fun club, reinterpretando brani celebri con il suo inconfondibile timbro narrativo.
Partecipò anche a rappresentazioni teatrali, dando voce a opere come Histoire du soldat di Stravinskij.
Morte e funerali
Manlio Sgalambro morì il 6 marzo 2014 a Catania, all’età di 89 anni. Dichiaratamente ateo, credeva nella reincarnazione, come ricordato dal suo amico Battiato. Nonostante le sue convinzioni, ebbe un funerale religioso e fu sepolto nella chiesa del Crocifisso dei Miracoli a Catania.
Manlio Sgalambro nasce il 9 dicembre 1924 a Lentini (SR), in una famiglia benestante. Suo padre, farmacista, gli garantì un’infanzia agiata.
Nonostante la passione per la filosofia, decise di iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Catania nel 1947, convinto che il diritto penale fosse più adatto ai suoi interessi.
Fin dagli anni giovanili si distaccò dall’idealismo crociano e gentiliano, dominante nelle accademie dell’epoca.
La sua visione del pensiero filosofico si fondava sulla distruzione piuttosto che sulla costruzione, una prospettiva che lo avvicinava al pessimismo di Schopenhauer e Rensi.
La sua formazione si arricchì con letture di Husserl, Nietzsche e Kierkegaard, mentre la scoperta di Karl Kraus influenzò il suo stile aforistico e ironico.
L’attività filosofica e letteraria
Nel 1945 iniziò a collaborare con la rivista Prisma, pubblicando saggi che attaccavano l’idealismo dominante.
Nel 1959 scrisse per Incidenze, introducendo un’esistenzialismo negativo ispirato a Heidegger e Céline.
Negli anni Settanta iniziò a organizzare il proprio pensiero in un’opera sistematica, culminata con La morte del sole, pubblicato da Adelphi nel 1982.
Questo libro segnò l’inizio della sua collaborazione con l’editore Roberto Calasso.
Nei decenni successivi pubblicò diversi saggi per Adelphi, tra cui Trattato dell’empietà (1987), Dialogo teologico (1993) e De mundo pessimo (2004).
La sua filosofia si contraddistingueva per un nichilismo attivo e demolitore, spesso in contrasto con il pensiero idealistico tradizionale.
Il sodalizio con Franco Battiato
Nel 1993 avvenne l’incontro con Franco Battiato, un evento che cambiò radicalmente la sua carriera.
Battiato gli propose di scrivere il libretto dell’opera Il cavaliere dell’intelletto, dando inizio a un’intensa collaborazione artistica.
Sgalambro contribuì ai testi di numerosi album di Battiato, tra cui L’imboscata (1996), Gommalacca (1998) e Il vuoto (2007).
Scrisse anche sceneggiature per i film Perduto amor, Musikanten e Niente è come sembra. La loro collaborazione non fu priva di tensioni, con lunghe discussioni su singole frasi dei testi. Tuttavia, il sodalizio artistico tra i due rimase saldo fino al 2012.
L’attività musicale e teatrale
Oltre a lavorare con Battiato, Sgalambro scrisse testi per altri artisti, tra cui Patty Pravo, Alice e Fiorella Mannoia.
Nel 2001 pubblicò l’album Fun club, reinterpretando brani celebri con il suo inconfondibile timbro narrativo.
Partecipò anche a rappresentazioni teatrali, dando voce a opere come Histoire du soldat di Stravinskij.
Morte e funerali
Manlio Sgalambro morì il 6 marzo 2014 a Catania, all’età di 89 anni. Dichiaratamente ateo, credeva nella reincarnazione, come ricordato dal suo amico Battiato. Nonostante le sue convinzioni, ebbe un funerale religioso e fu sepolto nella chiesa del Crocifisso dei Miracoli a Catania.