24 febbraio 2003. Muore Alberto Sordi.
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Alberto Sordi nasce a Roma il 15 giugno 1920.
Cresce in una famiglia appassionata di musica: il padre è professore d’orchestra, mentre la madre è insegnante.
Sin da bambino dimostra una forte inclinazione artistica, partecipando a concorsi di bellezza e cimentandosi nel canto.
Dopo un breve tentativo di studio all’Accademia dei Filodrammatici di Milano, viene espulso per il suo forte accento romanesco, evento che lo porta a sviluppare uno stile unico e personale.
Nel 1937 inizia a lavorare come comparsa nei film di Cinecittà e, due anni dopo, vince un concorso per doppiare Oliver Hardy, ruolo che ricoprirà per quasi vent’anni, perfezionando la sua capacità di modulare la voce in modo espressivo e ironico.
L’affermazione nel cinema e la commedia all’italiana
Negli anni ’40 e ’50, Sordi si fa strada nel mondo dello spettacolo con esperienze teatrali, radiofoniche e cinematografiche.
La vera svolta arriva nei primi anni ’50 grazie a Federico Fellini, che lo sceglie per interpretare ruoli memorabili in “Lo sceicco bianco” (1952) e “I vitelloni” (1953).
Da qui inizia una carriera folgorante, che lo porterà a diventare il simbolo dell’italiano medio: furbo, opportunista, ma incredibilmente umano.
Film come “Un americano a Roma” (1954), “Il medico della mutua” (1968) e “Il boom” (1963) consolidano il suo successo.
Sordi non è solo un attore comico, ma un osservatore attento della società italiana, che ritrae con ironia e realismo.
La regia e l’evoluzione artistica
Nel 1966 debutta alla regia con “Fumo di Londra”, primo di 18 film diretti da lui stesso.
Tra i più celebri si ricordano “Polvere di stelle” (1973) e “Un tassinaro a New York” (1987).
Con il passare degli anni, i suoi film diventano più riflessivi, affrontando temi come la solitudine, la vecchiaia e l’ipocrisia sociale.
Nel 1977 offre una straordinaria prova drammatica in “Un borghese piccolo piccolo” di Mario Monicelli.
Il Leone d’Oro alla carriera e gli ultimi anni
Negli anni ’90, pur continuando a lavorare nel cinema, Sordi riceve numerosi riconoscimenti.
Nel 1995 viene premiato con il Leone d’Oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia.
Il suo ultimo film, “Incontri proibiti” (1998), segna la fine di una carriera straordinaria.
Morte e funerali
Alberto Sordi muore a Roma il 24 febbraio 2003 all’età di 82 anni, a causa di complicazioni polmonari.
I suoi funerali, celebrati nella Basilica di San Giovanni in Laterano, vedono la partecipazione di oltre 250.000 persone, un tributo commovente a uno degli artisti più amati della storia italiana.
Riposa nella cappella di famiglia al Cimitero Monumentale del Verano, con un’epigrafe tratta da “Il marchese del Grillo”: “Sor Marchese, è l’ora”.
Alberto Sordi nasce a Roma il 15 giugno 1920.
Cresce in una famiglia appassionata di musica: il padre è professore d’orchestra, mentre la madre è insegnante.
Sin da bambino dimostra una forte inclinazione artistica, partecipando a concorsi di bellezza e cimentandosi nel canto.
Dopo un breve tentativo di studio all’Accademia dei Filodrammatici di Milano, viene espulso per il suo forte accento romanesco, evento che lo porta a sviluppare uno stile unico e personale.
Nel 1937 inizia a lavorare come comparsa nei film di Cinecittà e, due anni dopo, vince un concorso per doppiare Oliver Hardy, ruolo che ricoprirà per quasi vent’anni, perfezionando la sua capacità di modulare la voce in modo espressivo e ironico.
L’affermazione nel cinema e la commedia all’italiana
Negli anni ’40 e ’50, Sordi si fa strada nel mondo dello spettacolo con esperienze teatrali, radiofoniche e cinematografiche.
La vera svolta arriva nei primi anni ’50 grazie a Federico Fellini, che lo sceglie per interpretare ruoli memorabili in “Lo sceicco bianco” (1952) e “I vitelloni” (1953).
Da qui inizia una carriera folgorante, che lo porterà a diventare il simbolo dell’italiano medio: furbo, opportunista, ma incredibilmente umano.
Film come “Un americano a Roma” (1954), “Il medico della mutua” (1968) e “Il boom” (1963) consolidano il suo successo.
Sordi non è solo un attore comico, ma un osservatore attento della società italiana, che ritrae con ironia e realismo.
La regia e l’evoluzione artistica
Nel 1966 debutta alla regia con “Fumo di Londra”, primo di 18 film diretti da lui stesso.
Tra i più celebri si ricordano “Polvere di stelle” (1973) e “Un tassinaro a New York” (1987).
Con il passare degli anni, i suoi film diventano più riflessivi, affrontando temi come la solitudine, la vecchiaia e l’ipocrisia sociale.
Nel 1977 offre una straordinaria prova drammatica in “Un borghese piccolo piccolo” di Mario Monicelli.
Il Leone d’Oro alla carriera e gli ultimi anni
Negli anni ’90, pur continuando a lavorare nel cinema, Sordi riceve numerosi riconoscimenti.
Nel 1995 viene premiato con il Leone d’Oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia.
Il suo ultimo film, “Incontri proibiti” (1998), segna la fine di una carriera straordinaria.
Morte e funerali
Alberto Sordi muore a Roma il 24 febbraio 2003 all’età di 82 anni, a causa di complicazioni polmonari.
I suoi funerali, celebrati nella Basilica di San Giovanni in Laterano, vedono la partecipazione di oltre 250.000 persone, un tributo commovente a uno degli artisti più amati della storia italiana.
Riposa nella cappella di famiglia al Cimitero Monumentale del Verano, con un’epigrafe tratta da “Il marchese del Grillo”: “Sor Marchese, è l’ora”.