19 febbraio 2012. Muore Renato Dulbecco.
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Renato Dulbecco nacque a Catanzaro il 22 febbraio 1914, ma trascorse gran parte della sua infanzia a Porto Maurizio (Imperia), dove la sua famiglia si trasferì dopo la Prima Guerra Mondiale.
Fin da piccolo si distinse per curiosità e ingegno, frequentando il Liceo De Amicis e dedicandosi alla costruzione di strumenti scientifici presso l’Osservatorio Meteorologico e Sismico della sua città.
Nel 1930, a soli 16 anni, si iscrisse alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Torino, sotto la guida del professor Giuseppe Levi.
Qui conobbe Rita Levi-Montalcini e Salvador Luria, futuri Premi Nobel.
Dopo la laurea nel 1936, Dulbecco iniziò la carriera accademica, ma il suo percorso fu interrotto dalla Seconda Guerra Mondiale: venne arruolato come ufficiale medico e inviato sul fronte russo.
Dopo l’armistizio del 1943, si unì alla Resistenza italiana, partecipando al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Torino.
L’inizio della carriera scientifica
Dopo la guerra, riprese gli studi sulla biologia cellulare e si interessò agli effetti delle radiazioni sulle cellule. Questo lo portò a trasferirsi negli Stati Uniti nel 1947, su invito del suo amico Salvador Luria, per lavorare presso l’Università dell’Indiana.
In seguito, si spostò al California Institute of Technology (Caltech), un ambiente altamente competitivo e stimolante, dove iniziò a studiare i virus che infettano le cellule animali. Qui sviluppò tecniche innovative per l’analisi delle infezioni virali, aprendo la strada a nuove scoperte nel campo della virologia.
La scoperta del legame tra virus e tumori
Negli anni ’60, Renato Dulbecco focalizzò le sue ricerche sui virus oncogeni, dimostrando per la prima volta che i virus potevano alterare il DNA delle cellule ospiti, trasformandole in cellule tumorali.
Nel 1968, lavorando al Salk Institute di La Jolla, dimostrò che il DNA virale si integra nel genoma della cellula infettata, causando mutazioni genetiche responsabili della crescita incontrollata tipica del cancro.
Questa scoperta rivoluzionò la ricerca sul cancro e aprì la strada alla moderna oncologia molecolare.
Il premio Nobel e il progetto genoma umano
Nel 1975, Renato Dulbecco ricevette il Premio Nobel per la Medicina, condiviso con Howard Temin e David Baltimore, per le sue scoperte sull’interazione tra virus tumorali e materiale genetico delle cellule.
Negli anni successivi, si dedicò a un progetto ancora più ambizioso: il Progetto Genoma Umano. Dulbecco fu tra i primi a proporre la mappatura completa del DNA umano per comprendere meglio le basi genetiche del cancro e altre malattie.
Ultimi anni e morte
Negli anni ’90, Dulbecco tornò in Italia per dirigere l’Istituto Superiore di Sanità, contribuendo alla ricerca biomedica italiana.
Morì il 19 febbraio 2012, tre giorni prima del suo 98° compleanno, nella sua casa di La Jolla, California.
Il mondo scientifico lo ricorda come un pioniere della biologia molecolare e un uomo che ha cambiato per sempre il modo in cui comprendiamo il cancro e il DNA umano.
Renato Dulbecco nacque a Catanzaro il 22 febbraio 1914, ma trascorse gran parte della sua infanzia a Porto Maurizio (Imperia), dove la sua famiglia si trasferì dopo la Prima Guerra Mondiale.
Fin da piccolo si distinse per curiosità e ingegno, frequentando il Liceo De Amicis e dedicandosi alla costruzione di strumenti scientifici presso l’Osservatorio Meteorologico e Sismico della sua città.
Nel 1930, a soli 16 anni, si iscrisse alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Torino, sotto la guida del professor Giuseppe Levi.
Qui conobbe Rita Levi-Montalcini e Salvador Luria, futuri Premi Nobel.
Dopo la laurea nel 1936, Dulbecco iniziò la carriera accademica, ma il suo percorso fu interrotto dalla Seconda Guerra Mondiale: venne arruolato come ufficiale medico e inviato sul fronte russo.
Dopo l’armistizio del 1943, si unì alla Resistenza italiana, partecipando al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Torino.
L’inizio della carriera scientifica
Dopo la guerra, riprese gli studi sulla biologia cellulare e si interessò agli effetti delle radiazioni sulle cellule. Questo lo portò a trasferirsi negli Stati Uniti nel 1947, su invito del suo amico Salvador Luria, per lavorare presso l’Università dell’Indiana.
In seguito, si spostò al California Institute of Technology (Caltech), un ambiente altamente competitivo e stimolante, dove iniziò a studiare i virus che infettano le cellule animali. Qui sviluppò tecniche innovative per l’analisi delle infezioni virali, aprendo la strada a nuove scoperte nel campo della virologia.
La scoperta del legame tra virus e tumori
Negli anni ’60, Renato Dulbecco focalizzò le sue ricerche sui virus oncogeni, dimostrando per la prima volta che i virus potevano alterare il DNA delle cellule ospiti, trasformandole in cellule tumorali.
Nel 1968, lavorando al Salk Institute di La Jolla, dimostrò che il DNA virale si integra nel genoma della cellula infettata, causando mutazioni genetiche responsabili della crescita incontrollata tipica del cancro.
Questa scoperta rivoluzionò la ricerca sul cancro e aprì la strada alla moderna oncologia molecolare.
Il premio Nobel e il progetto genoma umano
Nel 1975, Renato Dulbecco ricevette il Premio Nobel per la Medicina, condiviso con Howard Temin e David Baltimore, per le sue scoperte sull’interazione tra virus tumorali e materiale genetico delle cellule.
Negli anni successivi, si dedicò a un progetto ancora più ambizioso: il Progetto Genoma Umano. Dulbecco fu tra i primi a proporre la mappatura completa del DNA umano per comprendere meglio le basi genetiche del cancro e altre malattie.
Ultimi anni e morte
Negli anni ’90, Dulbecco tornò in Italia per dirigere l’Istituto Superiore di Sanità, contribuendo alla ricerca biomedica italiana.
Morì il 19 febbraio 2012, tre giorni prima del suo 98° compleanno, nella sua casa di La Jolla, California.
Il mondo scientifico lo ricorda come un pioniere della biologia molecolare e un uomo che ha cambiato per sempre il modo in cui comprendiamo il cancro e il DNA umano.