9 febbraio 2009. La morte di Eluana Englaro.
![Eluana Englaro Eluana Englaro](https://www.tgfuneral24.it/wp-content/uploads/2025/02/Eluana-englaro.jpg)
Eluana Englaro nasce a Lecco il 25 novembre 1970. Cresciuta in una famiglia amorevole, mostrò fin da giovane un carattere vivace e indipendente.
Dopo il diploma, si iscrisse alla Facoltà di Lingue presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, coltivando sogni e ambizioni per il futuro.
La sua vita cambiò drammaticamente il 18 gennaio 1992.
Quel giorno, infatti, mentre rientrava da una festa a Pescate, perse il controllo della sua automobile a causa del fondo stradale ghiacciato.
L’impatto contro un palo della luce e un muro le causò lesioni craniche gravissime e una frattura alla seconda vertebra cervicale, provocando un immediato stato di coma.
L’incidente e lo stato vegetativo
Dopo l’incidente, Eluana fu ricoverata in terapia intensiva, dove i medici eseguirono un intervento di tracheotomia per garantirne la ventilazione artificiale.
Dopo diversi mesi, pur uscendo dal coma, rimase in uno stato vegetativo permanente, caratterizzato da totale incoscienza e incapacità di interazione con l’ambiente circostante.
I medici spiegarono ai genitori che la sua condizione era irreversibile e che non vi erano possibilità di miglioramento.
In quel periodo, il padre Beppino Englaro dichiarò di ricordare alcune conversazioni avute con la figlia prima dell’incidente.
Eluana, in tali occasioni aveva espresso chiaramente la volontà di non voler vivere in uno stato di totale dipendenza dalle macchine, nel caso in cui si fosse trovata in tale condizione.
La battaglia legale per il diritto a morire
Nel 1999, Beppino Englaro iniziò la sua lunga battaglia legale per ottenere l’interruzione dell’alimentazione e idratazione artificiali, sostenendo che si trattava di un accanimento terapeutico contrario alla volontà della figlia.
Dopo vari ricorsi, respinti sia dal Tribunale di Lecco che dalla Corte d’Appello di Milano, il caso arrivò alla Corte di Cassazione, che nel 2007 stabilì che l’alimentazione forzata poteva essere sospesa se si dimostrava, con prove chiare e univoche, che quella era stata la volontà del paziente prima di perdere coscienza.
Nel 2008, la Corte d’Appello di Milano accolse la richiesta del padre, autorizzando la sospensione dei trattamenti.
La decisione suscitò un acceso dibattito politico e sociale, con proteste da parte della Chiesa cattolica e di alcuni esponenti politici, mentre altri sostennero il diritto all’autodeterminazione.
La morte e il funerale di Eluana Englaro
Il 3 febbraio 2009, Eluana fu trasferita nella clinica “La Quiete” di Udine, dove i medici iniziarono gradualmente la sospensione dei trattamenti che la mantenevano in stato vegetativo.
Il caso suscitò ulteriore scalpore quando il governo tentò di fermare il processo con un decreto-legge, ma il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si rifiutò di firmarlo.
Eluana Englaro morì il 9 febbraio 2009, dopo 17 anni in stato vegetativo.
Le esequie si tennero il 12 febbraio in forma privata nella chiesetta di San Daniele a Paluzza, in Friuli-Venezia Giulia, dove la famiglia aveva le sue radici.
Dopo la cerimonia, il corpo fu sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero comunale.
La vicenda di Eluana ha lasciato un segno profondo nella società italiana. La vicenda ha suscitato clamore riaprendo il dibattito sul fine vita e contribuendo all’emanazione, nel 2017, di una legge in materia di fine vita”.
Le disposizioni anticipate di trattamento, comunemente definite “testamento biologico” o “biotestamento”, sono regolamentate dall’art. 4 della Legge 219 del 22 dicembre 2017, entrata in vigore il 31 gennaio 2018.
Eluana Englaro nasce a Lecco il 25 novembre 1970. Cresciuta in una famiglia amorevole, mostrò fin da giovane un carattere vivace e indipendente.
Dopo il diploma, si iscrisse alla Facoltà di Lingue presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, coltivando sogni e ambizioni per il futuro.
La sua vita cambiò drammaticamente il 18 gennaio 1992.
Quel giorno, infatti, mentre rientrava da una festa a Pescate, perse il controllo della sua automobile a causa del fondo stradale ghiacciato.
L’impatto contro un palo della luce e un muro le causò lesioni craniche gravissime e una frattura alla seconda vertebra cervicale, provocando un immediato stato di coma.
L’incidente e lo stato vegetativo
Dopo l’incidente, Eluana fu ricoverata in terapia intensiva, dove i medici eseguirono un intervento di tracheotomia per garantirne la ventilazione artificiale.
Dopo diversi mesi, pur uscendo dal coma, rimase in uno stato vegetativo permanente, caratterizzato da totale incoscienza e incapacità di interazione con l’ambiente circostante.
I medici spiegarono ai genitori che la sua condizione era irreversibile e che non vi erano possibilità di miglioramento.
In quel periodo, il padre Beppino Englaro dichiarò di ricordare alcune conversazioni avute con la figlia prima dell’incidente.
Eluana, in tali occasioni aveva espresso chiaramente la volontà di non voler vivere in uno stato di totale dipendenza dalle macchine, nel caso in cui si fosse trovata in tale condizione.
La battaglia legale per il diritto a morire
Nel 1999, Beppino Englaro iniziò la sua lunga battaglia legale per ottenere l’interruzione dell’alimentazione e idratazione artificiali, sostenendo che si trattava di un accanimento terapeutico contrario alla volontà della figlia.
Dopo vari ricorsi, respinti sia dal Tribunale di Lecco che dalla Corte d’Appello di Milano, il caso arrivò alla Corte di Cassazione, che nel 2007 stabilì che l’alimentazione forzata poteva essere sospesa se si dimostrava, con prove chiare e univoche, che quella era stata la volontà del paziente prima di perdere coscienza.
Nel 2008, la Corte d’Appello di Milano accolse la richiesta del padre, autorizzando la sospensione dei trattamenti.
La decisione suscitò un acceso dibattito politico e sociale, con proteste da parte della Chiesa cattolica e di alcuni esponenti politici, mentre altri sostennero il diritto all’autodeterminazione.
La morte e il funerale di Eluana Englaro
Il 3 febbraio 2009, Eluana fu trasferita nella clinica “La Quiete” di Udine, dove i medici iniziarono gradualmente la sospensione dei trattamenti che la mantenevano in stato vegetativo.
Il caso suscitò ulteriore scalpore quando il governo tentò di fermare il processo con un decreto-legge, ma il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si rifiutò di firmarlo.
Eluana Englaro morì il 9 febbraio 2009, dopo 17 anni in stato vegetativo.
Le esequie si tennero il 12 febbraio in forma privata nella chiesetta di San Daniele a Paluzza, in Friuli-Venezia Giulia, dove la famiglia aveva le sue radici.
Dopo la cerimonia, il corpo fu sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero comunale.
La vicenda di Eluana ha lasciato un segno profondo nella società italiana. La vicenda ha suscitato clamore riaprendo il dibattito sul fine vita e contribuendo all’emanazione, nel 2017, di una legge in materia di fine vita”.
Le disposizioni anticipate di trattamento, comunemente definite “testamento biologico” o “biotestamento”, sono regolamentate dall’art. 4 della Legge 219 del 22 dicembre 2017, entrata in vigore il 31 gennaio 2018.