29 gennaio 2012. Muore Oscar Luigi Scalfaro.
29 gennaio 2012. Muore Oscar Luigi Scalfaro.
Oscar Luigi Scalfaro nacque a Novara il 9 settembre 1918 da una famiglia calabrese di nobili origini. La sua formazione fu fortemente influenzata dall’ambiente cattolico, al quale rimase legato per tutta la vita.
Ancora adolescente, si iscrisse alla Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC), organizzazione che gli fornì la base morale e sociale che avrebbe guidato la sua carriera politica.
Studiò presso il Liceo Classico Carlo Alberto di Novara e si laureò in Giurisprudenza presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 1941.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, svolse il ruolo di magistrato e successivamente si distinse per il suo impegno nella Resistenza, supportando antifascisti e perseguitati.
L’ingresso in politica e il ruolo di costituente
Nel 1946, Scalfaro entrò in politica candidandosi con la Democrazia Cristiana e fu eletto all’Assemblea Costituente.
Partecipò alla stesura della Costituzione Italiana, impegnandosi per l’abolizione della pena di morte.
Questo incarico segnò l’inizio di una carriera politica di lunga durata, che lo vide sempre fedele ai valori cattolici e democratici.
Nel corso degli anni, Scalfaro ricoprì numerosi ruoli istituzionali, tra cui sottosegretario e ministro in diversi governi.
La sua integrità e coerenza lo resero una figura rispettata sia all’interno che all’esterno del partito.
Presidente della Repubblica: il garante della transizione
Nel 1992, in un momento di grave crisi politica e morale per l’Italia, Scalfaro fu eletto Presidente della Repubblica.
Il suo mandato fu caratterizzato dalla transizione tra la Prima e la Seconda Repubblica, nonché da eventi cruciali come l’inchiesta Mani Pulite e l’ingresso di Silvio Berlusconi in politica.
Durante il suo settennato (1992-1999), si distinse per il suo impegno come garante della Costituzione e della stabilità istituzionale, affrontando sfide come lo scandalo SISDE e le turbolenze politiche del periodo.
Famosa è la sua frase “Non ci sto”, pronunciata durante un messaggio straordinario alla nazione nel 1993, in cui denunciò attacchi personali e difese il ruolo delle istituzioni.
La vita dopo il Quirinale
Terminato il mandato presidenziale, Scalfaro divenne senatore a vita, continuando a promuovere i valori costituzionali e a battersi per i diritti dei cittadini.
Si dedicò alla formazione dei giovani attraverso iniziative come il “Laboratorio per la polis”, un progetto di educazione civica e politica.
Nel 2007 aderì al Partito Democratico, partecipando attivamente al dibattito pubblico fino agli ultimi anni della sua vita.
La morte e i funerali
Oscar Luigi Scalfaro si spense il 29 gennaio 2012 nella sua abitazione di Roma, all’età di 93 anni.
Secondo le sue volontà, i funerali si svolsero in forma privata presso la Chiesa di Sant’Egidio a Roma, evitando il funerale di Stato previsto per i Presidenti emeriti della Repubblica.
Le sue spoglie furono tumulate nel cimitero di Cameri, in provincia di Novara sua terra d’origine.
In linea con i suoi ideali, la casa di famiglia a Novara fu donata alla Comunità di Sant’Egidio, diventando un rifugio per i bisognosi, un’ultima testimonianza del suo spirito di servizio verso gli altri.
Oscar Luigi Scalfaro nacque a Novara il 9 settembre 1918 da una famiglia calabrese di nobili origini. La sua formazione fu fortemente influenzata dall’ambiente cattolico, al quale rimase legato per tutta la vita.
Ancora adolescente, si iscrisse alla Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC), organizzazione che gli fornì la base morale e sociale che avrebbe guidato la sua carriera politica.
Studiò presso il Liceo Classico Carlo Alberto di Novara e si laureò in Giurisprudenza presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 1941.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, svolse il ruolo di magistrato e successivamente si distinse per il suo impegno nella Resistenza, supportando antifascisti e perseguitati.
L’ingresso in politica e il ruolo di costituente
Nel 1946, Scalfaro entrò in politica candidandosi con la Democrazia Cristiana e fu eletto all’Assemblea Costituente.
Partecipò alla stesura della Costituzione Italiana, impegnandosi per l’abolizione della pena di morte.
Questo incarico segnò l’inizio di una carriera politica di lunga durata, che lo vide sempre fedele ai valori cattolici e democratici.
Nel corso degli anni, Scalfaro ricoprì numerosi ruoli istituzionali, tra cui sottosegretario e ministro in diversi governi.
La sua integrità e coerenza lo resero una figura rispettata sia all’interno che all’esterno del partito.
Presidente della Repubblica: il garante della transizione
Nel 1992, in un momento di grave crisi politica e morale per l’Italia, Scalfaro fu eletto Presidente della Repubblica.
Il suo mandato fu caratterizzato dalla transizione tra la Prima e la Seconda Repubblica, nonché da eventi cruciali come l’inchiesta Mani Pulite e l’ingresso di Silvio Berlusconi in politica.
Durante il suo settennato (1992-1999), si distinse per il suo impegno come garante della Costituzione e della stabilità istituzionale, affrontando sfide come lo scandalo SISDE e le turbolenze politiche del periodo.
Famosa è la sua frase “Non ci sto”, pronunciata durante un messaggio straordinario alla nazione nel 1993, in cui denunciò attacchi personali e difese il ruolo delle istituzioni.
La vita dopo il Quirinale
Terminato il mandato presidenziale, Scalfaro divenne senatore a vita, continuando a promuovere i valori costituzionali e a battersi per i diritti dei cittadini.
Si dedicò alla formazione dei giovani attraverso iniziative come il “Laboratorio per la polis”, un progetto di educazione civica e politica.
Nel 2007 aderì al Partito Democratico, partecipando attivamente al dibattito pubblico fino agli ultimi anni della sua vita.
La morte e i funerali
Oscar Luigi Scalfaro si spense il 29 gennaio 2012 nella sua abitazione di Roma, all’età di 93 anni.
Secondo le sue volontà, i funerali si svolsero in forma privata presso la Chiesa di Sant’Egidio a Roma, evitando il funerale di Stato previsto per i Presidenti emeriti della Repubblica.
Le sue spoglie furono tumulate nel cimitero di Cameri, in provincia di Novara sua terra d’origine.
In linea con i suoi ideali, la casa di famiglia a Novara fu donata alla Comunità di Sant’Egidio, diventando un rifugio per i bisognosi, un’ultima testimonianza del suo spirito di servizio verso gli altri.