Il Santo del giorno 12 novembre: San Giosafat Kuncewycz: Vescovo e Martire.

12 Novembre 2024 - 00:01--Il Santo del Giorno-

Il Santo del giorno 12 novembre: San Giosafat Kuncewycz: Vescovo e Martire.

Nome: Giosafat Kuncewycz
Nascita: 1580, Vladimir, Polonia
Morte: 12 novembre 1623, Vitebsk, Bielorussia

San Giosafat Kuncewycz, nato intorno al 1580 in Ucraina in una famiglia nobile e ortodossa, fu una figura centrale nella storia della Chiesa orientale per il suo impegno per l’unità dei cristiani.
Battezzato con il nome di Giovanni, fu educato alla fede ortodossa.
Fu inviato a studiare a Vilna (l’odierna Vilnius, in Lituania), dove si appassionò agli studi spirituali, in particolare agli scritti dei Padri della Chiesa, e si avvicinò alla visione di una Chiesa unita, desiderio che lo guidò per tutta la vita.
Nel 1596, la Chiesa ortodossa rutena si unì a Roma tramite l’Unione di Brest, mantenendo il proprio rito bizantino, ma non tutti accettarono questa decisione, generando tensioni e divisioni.
Nel 1604, Giovanni scelse la via monastica, entrando nell’Ordine di San Basilio nel monastero della Santissima Trinità a Vilna, e prese il nome di Giosafat.
Grazie alla sua conoscenza dei Padri della Chiesa, divenne un convinto sostenitore dell’unità cristiana, che riteneva raggiungibile solo attraverso la comunione con il Papa.
Ordinato sacerdote nel 1609, Giosafat si distinse come predicatore e leader spirituale, guadagnando rapidamente popolarità e rispetto.
Fu nominato archimandrita di Vilna e, nel 1617, il metropolita Velamin lo consacrò vescovo, affidandogli la guida della diocesi di Polotsk come coadiutore di un vescovo anziano.
Come vescovo, Giosafat concentrò il suo impegno pastorale sulla cura dei poveri, cui donava i proventi della sua mensa, e sul sostegno al clero, organizzando incontri annuali e visitando frequentemente i sacerdoti. Promosse la catechesi e l’amore per il Papa, che vedeva come guida nella Chiesa universale.
Tuttavia, la sua dedizione all’unità con Roma e il suo approccio fermo suscitarono invidia e risentimento tra quanti non condividevano le sue scelte.
Nel 1623, durante una visita pastorale a Vitebsk, un gruppo di oppositori irruppe nel palazzo vescovile, attaccando chiunque si trovasse al suo interno. Giosafat, tornato alla residenza e vedendo la violenza in corso, si fece avanti con mitezza, esclamando: “Figlioli, perché colpite quelli della mia casa? Se avete qualcosa contro di me, eccomi qua”.
Fu immediatamente aggredito, ucciso e il suo corpo fu gettato nel fiume Dzwina.
La sua morte, avvenuta il 12 novembre 1623, a soli 43 anni, fu un colpo tremendo ma anche un esempio straordinario di amore e dedizione.
La sua mitezza e il coraggio dimostrati al momento del martirio impressionarono profondamente, tanto che molti dei suoi assassini si convertirono.
Nel 1643, Papa Urbano VIII lo dichiarò beato, e nel 1867 Papa Pio IX lo proclamò santo.
Il corpo di San Giosafat, rimasto incorrotto, fu custodito dai monaci basiliani e, dopo vari trasferimenti durante le guerre, fu infine deposto nella Basilica di San Pietro a Roma.

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Battezzato con il nome di Giovanni, fu educato alla fede ortodossa.
Fu inviato a studiare a Vilna (l’odierna Vilnius, in Lituania), dove si appassionò agli studi spirituali, in particolare agli scritti dei Padri della Chiesa, e si avvicinò alla visione di una Chiesa unita, desiderio che lo guidò per tutta la vita.
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