Francesco Cossiga, il politico, il presidente, il battagliero combattente, il picconatore di uomini influenti e di certe scelte pubbliche ha fatto della politica e del patriottismo la missione della propria vita. Un uomo che ha accompagnato in maniera singolare e appassionata, dal dopoguerra al nuovo millennio, la storia di questa nostra instabile patria.
Una Italia che non riesce a districarsi dalla vocazione all’intrigo, all’instabilità, al velenoso, dannoso costume del groviglio politico; una Italia afflitta da ribaltamenti, da oscuri fini di poltrona e di partito, sovente incomprensibili e distanti dai reali bisogni delle sue variegate e più semplici genti.
In molte occasioni ha saputo staccarsi da codesto malcostume ed essere se stesso fino in fondo, perseguendo una missione degna dell’accezione della parola “politica”, senza paura dello scontro o del giudizio. Appassionato democristiano, politicante vero nell’origine della sua vocazione, nell’indole e nella sua missione, uomo di fede e di patria, detentore di una lunga lista di incarichi istituzionali ottenuti in giovanissima età, ha abbandonato la vita mortale e tutti i vigori che ardevano ancora in lui. Impeti profondi, facilmente intuibili dalla voce di chi sa quel che dice: e lo diceva alla gente di sera, alle ore 20 su Rai radio 2, senza perdersi in mezzi termini nel confessare verità anche scomode.
Uomo di Sardegna, orgoglioso e fiero, colto e sapiente, figura di spicco in tanti accadimenti legati alle importanti cariche ricoperte al servizio della nazione, ha affrontato momenti duri con decisioni scomode e difficili. Cose della politica, per fortuna o purtroppo, sovente a noi lontane. Avversario ed estimatore dei più illustri nomi del campo avverso, in risposta a più di un dissidio interno della sua DC si è fatto da parte per ritornare a proporsi con nuova energia e con nuove idee, sostenendo con sapienza e spesso con ironia le proprie iniziative.
Anticomunista convinto, dal 1948 ha ricoperto le più alte cariche dello Stato fino alla presidenza della Repubblica, eletto al primo turno nel 1985, in conflitto con illustri personaggi della prima Repubblica e con le loro molteplici diramazioni; spesso si è rivelato un uomo scomodo che non ha mai risparmiato di esternare pesanti staffilate nei confronti della rugginosa complicanza della politica stessa. Chi ha voglia, oggi, di tentare di leggere a ritroso e con occhio attento una parte della cosa pubblica relativa alla nostra storia, resterà sorpreso di fronte a condivisibili, perspicaci risposte a certe malattie del nostro Paese, ahimè ancora profondamente endemiche.
Carlo Mariano Sartoris