6 aprile 1971. Muore Igor Stravinsky, genio della musica “razionale e ordinata”.

Igor Stravinsky nasce il 17 giugno 1882 vicino a San Pietroburgo.
Figlio di un celebre cantante lirico, cresce in un ambiente colto ma distaccato.
Studia pianoforte fin da piccolo, ma si laurea in legge prima di dedicarsi completamente alla musica.
Nel 1902 incontra Nikolaj Rimskij-Korsakov, che ne guida la formazione come compositore.
Sposa la cugina Katerina Nossenko e ha quattro figli.
Fin da giovane dimostra una sensibilità musicale fuori dal comune.
Il successo con i Balletti Russi
Nel 1910 debutta con L’uccello di fuoco, commissionato da Sergej Djagilev. Il successo è immediato.
Seguono Petruška (1911) e La sagra della primavera (1913), opera che sconvolge il pubblico parigino per la sua forza ritmica e innovazione sonora.
Conclude così il suo “periodo russo”, segnato da sperimentazioni e grande impatto.
Durante la guerra si rifugia in Svizzera e compone Histoire du soldat, una forma teatrale ibrida e moderna.
Il neoclassicismo e la maturità europea
Negli anni ’20, con Pulcinella, inaugura la fase neoclassica.
Rielabora il linguaggio del passato con ironia e rigore.
Vive tra Francia e Svizzera, collaborando con artisti come Picasso e Cocteau.
Compone capolavori come Oedipus Rex e Symphonie de psaumes, segnati da equilibrio e chiarezza.
Nonostante gravi lutti familiari nel 1939, la sua creatività rimane intatta.
La vita americana e la svolta dodecafonica
Dal 1939 si trasferisce negli Stati Uniti, dove ottiene la cittadinanza e insegna ad Harvard.
Collabora con Robert Craft, che diventa suo assistente e biografo.
Nel 1951 chiude il periodo neoclassico con The Rake’s Progress.
Inizia quindi a esplorare la musica dodecafonica, ispirandosi a Webern ma con stile personale.
Tra le opere di questa fase spiccano Canticum Sacrum, Threni e Requiem Canticles.
Una musica d’ordine e disciplina
Stravinsky crede nella musica come arte razionale, non sentimentale.
Predilige il rigore formale, la chiarezza e il ritmo come forza espressiva.
Si ispira alla religione e alla tradizione, senza mai rinunciare all’innovazione.
Compone anche numerose opere sacre, tra cui una Messa non commissionata.
La sua scrittura orchestrale è originale e sperimentale, sempre coerente con la sua idea di musica come costruzione ordinata.
La morte e l’eredità
Igor Stravinsky muore a New York nella notte tra il 6 e il 7 aprile 1971, a 88 anni.
La sua ultima opera, Requiem Canticles, è considerata il suo testamento artistico.
Il funerale si svolge il 15 aprile a Venezia, con rito greco ortodosso.
Il feretro viene trasportato in gondola, accompagnato dalla sua musica.
Riposa nell’isola di San Michele, accanto a Djagilev.
Il suo nome vive ancora oggi tra i grandi della musica… e sulla Hollywood Walk of Fame.
Igor Stravinsky nasce il 17 giugno 1882 vicino a San Pietroburgo.
Figlio di un celebre cantante lirico, cresce in un ambiente colto ma distaccato.
Studia pianoforte fin da piccolo, ma si laurea in legge prima di dedicarsi completamente alla musica.
Nel 1902 incontra Nikolaj Rimskij-Korsakov, che ne guida la formazione come compositore.
Sposa la cugina Katerina Nossenko e ha quattro figli.
Fin da giovane dimostra una sensibilità musicale fuori dal comune.
Il successo con i Balletti Russi
Nel 1910 debutta con L’uccello di fuoco, commissionato da Sergej Djagilev. Il successo è immediato.
Seguono Petruška (1911) e La sagra della primavera (1913), opera che sconvolge il pubblico parigino per la sua forza ritmica e innovazione sonora.
Conclude così il suo “periodo russo”, segnato da sperimentazioni e grande impatto.
Durante la guerra si rifugia in Svizzera e compone Histoire du soldat, una forma teatrale ibrida e moderna.
Il neoclassicismo e la maturità europea
Negli anni ’20, con Pulcinella, inaugura la fase neoclassica.
Rielabora il linguaggio del passato con ironia e rigore.
Vive tra Francia e Svizzera, collaborando con artisti come Picasso e Cocteau.
Compone capolavori come Oedipus Rex e Symphonie de psaumes, segnati da equilibrio e chiarezza.
Nonostante gravi lutti familiari nel 1939, la sua creatività rimane intatta.
La vita americana e la svolta dodecafonica
Dal 1939 si trasferisce negli Stati Uniti, dove ottiene la cittadinanza e insegna ad Harvard.
Collabora con Robert Craft, che diventa suo assistente e biografo.
Nel 1951 chiude il periodo neoclassico con The Rake’s Progress.
Inizia quindi a esplorare la musica dodecafonica, ispirandosi a Webern ma con stile personale.
Tra le opere di questa fase spiccano Canticum Sacrum, Threni e Requiem Canticles.
Una musica d’ordine e disciplina
Stravinsky crede nella musica come arte razionale, non sentimentale.
Predilige il rigore formale, la chiarezza e il ritmo come forza espressiva.
Si ispira alla religione e alla tradizione, senza mai rinunciare all’innovazione.
Compone anche numerose opere sacre, tra cui una Messa non commissionata.
La sua scrittura orchestrale è originale e sperimentale, sempre coerente con la sua idea di musica come costruzione ordinata.
La morte e l’eredità
Igor Stravinsky muore a New York nella notte tra il 6 e il 7 aprile 1971, a 88 anni.
La sua ultima opera, Requiem Canticles, è considerata il suo testamento artistico.
Il funerale si svolge il 15 aprile a Venezia, con rito greco ortodosso.
Il feretro viene trasportato in gondola, accompagnato dalla sua musica.
Riposa nell’isola di San Michele, accanto a Djagilev.
Il suo nome vive ancora oggi tra i grandi della musica… e sulla Hollywood Walk of Fame.