3 marzo 1982. Muore Georges Perec.

Georges Perec nasce il 7 marzo 1936 a Parigi in una famiglia di origine ebraica polacca.
Suo padre Icek Peretz muore durante la Seconda guerra mondiale nel 1940, mentre sua madre Cyrla Szulewicz viene deportata e uccisa in un campo di concentramento nel 1943.
Orfano, viene adottato dalla sorella del padre, Esther Bienenfeld, e cresce a Parigi.
La sua infanzia segnata dalla guerra e dalla perdita influenzerà profondamente la sua produzione letteraria.
Studi e prime esperienze letterarie
Dopo aver frequentato il liceo Claude Bernard e il collegio Étampes, Perec inizia a studiare storia alla Sorbona, ma abbandona presto gli studi.
Negli anni ’50 svolge il servizio militare come paracadutista.
Nel 1960 si sposa con Paulette Pétras e lavora come documentalista in neurofisiologia presso il CNRS. Questo periodo segna il suo avvicinamento alla scrittura, culminando nella pubblicazione di “Le cose” nel 1965, che gli vale il Premio Renaudot.
L’ingresso nell’OuLiPo e le opere sperimentali
Nel 1967 entra a far parte dell’OuLiPo (Ouvroir de Littérature Potentielle), un gruppo di scrittori e matematici che esplorano vincoli letterari e combinazioni linguistiche.
Questo segna un punto di svolta nella sua carriera, spingendolo a sperimentare forme narrative innovative. Tra le sue opere più notevoli ci sono:
- “La scomparsa” (1969): un romanzo scritto interamente senza usare la lettera “e” (lipogramma).
- “Les revenentes” (1972): il contrario de “La scomparsa”, in cui la vocale “e” è l’unica presente.
- “W o il ricordo d’infanzia” (1975): un testo autobiografico in cui intreccia la memoria della sua infanzia con una storia distopica.
- “Mi ricordo” (1978): ispirato all’opera di Joe Brainard, raccoglie brevi frammenti di memorie collettive.
- “Tentativo di esaurimento di un luogo parigino” (1975): un’analisi dettagliata e metodica della vita quotidiana in Place Saint-Sulpice.
“La vita, istruzioni per l’uso” e il successo letterario
Nel 1978 pubblica il suo capolavoro, “La vita, istruzioni per l’uso”, un romanzo in cui descrive minuziosamente la vita degli abitanti di un palazzo parigino seguendo un preciso schema matematico ispirato al movimento del cavallo negli scacchi.
Quest’opera gli vale il Prix Médicis e lo consacra come una delle figure più importanti della letteratura contemporanea.
La passione per i giochi linguistici
Perec coltiva una passione per i giochi di parole, le liste e gli enigmi, che si riflette nei suoi cruciverba pubblicati su “Le Point” e “Télérama”.
Il suo stile gioca con le possibilità della lingua, creando strutture narrative uniche che uniscono matematica e letteratura.
La morte
Georges Perec muore il 3 marzo 1982 a Ivry-sur-Seine a causa di un tumore ai polmoni.
Viene sepolto nel celebre cimitero di Père-Lachaise a Parigi.
Georges Perec nasce il 7 marzo 1936 a Parigi in una famiglia di origine ebraica polacca.
Suo padre Icek Peretz muore durante la Seconda guerra mondiale nel 1940, mentre sua madre Cyrla Szulewicz viene deportata e uccisa in un campo di concentramento nel 1943.
Orfano, viene adottato dalla sorella del padre, Esther Bienenfeld, e cresce a Parigi.
La sua infanzia segnata dalla guerra e dalla perdita influenzerà profondamente la sua produzione letteraria.
Studi e prime esperienze letterarie
Dopo aver frequentato il liceo Claude Bernard e il collegio Étampes, Perec inizia a studiare storia alla Sorbona, ma abbandona presto gli studi.
Negli anni ’50 svolge il servizio militare come paracadutista.
Nel 1960 si sposa con Paulette Pétras e lavora come documentalista in neurofisiologia presso il CNRS. Questo periodo segna il suo avvicinamento alla scrittura, culminando nella pubblicazione di “Le cose” nel 1965, che gli vale il Premio Renaudot.
L’ingresso nell’OuLiPo e le opere sperimentali
Nel 1967 entra a far parte dell’OuLiPo (Ouvroir de Littérature Potentielle), un gruppo di scrittori e matematici che esplorano vincoli letterari e combinazioni linguistiche.
Questo segna un punto di svolta nella sua carriera, spingendolo a sperimentare forme narrative innovative. Tra le sue opere più notevoli ci sono:
- “La scomparsa” (1969): un romanzo scritto interamente senza usare la lettera “e” (lipogramma).
- “Les revenentes” (1972): il contrario de “La scomparsa”, in cui la vocale “e” è l’unica presente.
- “W o il ricordo d’infanzia” (1975): un testo autobiografico in cui intreccia la memoria della sua infanzia con una storia distopica.
- “Mi ricordo” (1978): ispirato all’opera di Joe Brainard, raccoglie brevi frammenti di memorie collettive.
- “Tentativo di esaurimento di un luogo parigino” (1975): un’analisi dettagliata e metodica della vita quotidiana in Place Saint-Sulpice.
“La vita, istruzioni per l’uso” e il successo letterario
Nel 1978 pubblica il suo capolavoro, “La vita, istruzioni per l’uso”, un romanzo in cui descrive minuziosamente la vita degli abitanti di un palazzo parigino seguendo un preciso schema matematico ispirato al movimento del cavallo negli scacchi.
Quest’opera gli vale il Prix Médicis e lo consacra come una delle figure più importanti della letteratura contemporanea.
La passione per i giochi linguistici
Perec coltiva una passione per i giochi di parole, le liste e gli enigmi, che si riflette nei suoi cruciverba pubblicati su “Le Point” e “Télérama”.
Il suo stile gioca con le possibilità della lingua, creando strutture narrative uniche che uniscono matematica e letteratura.
La morte
Georges Perec muore il 3 marzo 1982 a Ivry-sur-Seine a causa di un tumore ai polmoni.
Viene sepolto nel celebre cimitero di Père-Lachaise a Parigi.