3 aprile 2018. Muore Arrigo Petacco, giornalista e scrittore dalla penna controcorrente.

Arrigo Petacco, nato nel 1929 a Castelnuovo Magra, in provincia della Spezia, è stato una delle voci più autorevoli del giornalismo e della divulgazione storica italiana.
La sua carriera cominciò presso Il Lavoro di Genova, diretto da Sandro Pertini, futuro Presidente della Repubblica.
Da quel momento, la passione per la narrazione della Storia non lo avrebbe mai abbandonato.
Una penna instancabile tra libri, inchieste e televisione
Petacco fu un autore prolifico, capace di rendere accessibili a tutti anche i temi più complessi.
Il suo esordio letterario avvenne con una biografia sull’anarchico Gaetano Bresci, l’uomo che uccise re Umberto I a Monza.
Successivamente si dedicò a raccontare personaggi chiave della prima metà del Novecento e del fascismo. Collaborò con la Rai, realizzando programmi televisivi di grande successo, e intervistò alcuni tra i protagonisti della Seconda guerra mondiale.
Nel 1982 pubblicò la monumentale Storia del fascismo in sei volumi, mentre l’anno successivo vinse il prestigioso Premio Saint-Vincent per il giornalismo grazie alle sue inchieste televisive. Nel 2006 ricevette anche il Premio Capo d’Orlando, sempre per il suo lavoro giornalistico.
Direttore, sceneggiatore e narratore della criminalità organizzata
Tra il 1986 e il 1987 diresse il quotidiano La Nazione di Firenze, succedendo a Tino Neirotti.
Dal suo romanzo sul detective italo-americano Joe Petrosino – celebre per la sua lotta contro la mafia – fu tratto nel 1972 uno sceneggiato Rai interpretato da Adolfo Celi.
Altro importante contributo fu il libro su Cesare Mori, il “prefetto di ferro” inviato da Mussolini in Sicilia per combattere la criminalità organizzata. Da questo testo nacque nel 1977 il film omonimo diretto da Pasquale Squitieri, con sceneggiatura firmata dallo stesso Petacco.
Tra polemiche, revisionismi e spirito libero
La sua opera L’uomo della Provvidenza. Mussolini, ascesa e caduta di un mito ricevette dure critiche da parte dello storico britannico Christopher Duggan, che lo accusò di proporre una memoria selettiva sul fascismo.
Controverso fu anche il suo intervento del 2014 sul blog di Beppe Grillo, dove affermò che Benito Mussolini non fu il mandante dell’omicidio Matteotti.
Una tesi che smentiva il celebre discorso del Duce del 3 gennaio 1925 e che alimentò un acceso dibattito.
Discendente di storia, fino all’ultimo giorno
Arrigo Petacco vantava anche legami familiari con eventi storici: era discendente di Luigi Ferrari, il militare che ferì Giuseppe Garibaldi sull’Aspromonte.
Insieme a Marco Ferrari, un altro discendente, raccontò questa vicenda nel libro Ho sparato a Garibaldi.
La morte e l’eredità culturale
Petacco si è spento il 3 aprile 2018, nella sua casa di Portovenere, a causa di un tumore al fegato, aveva 88 anni.
Lascia due figlie, Carlotta e Monica, e una straordinaria eredità di libri, articoli, trasmissioni e riflessioni.
La sua voce, spesso fuori dal coro, ha contribuito a stimolare il dibattito sulla memoria storica dell’Italia contemporanea.
LPP
Arrigo Petacco, nato nel 1929 a Castelnuovo Magra, in provincia della Spezia, è stato una delle voci più autorevoli del giornalismo e della divulgazione storica italiana.
La sua carriera cominciò presso Il Lavoro di Genova, diretto da Sandro Pertini, futuro Presidente della Repubblica.
Da quel momento, la passione per la narrazione della Storia non lo avrebbe mai abbandonato.
Una penna instancabile tra libri, inchieste e televisione
Petacco fu un autore prolifico, capace di rendere accessibili a tutti anche i temi più complessi.
Il suo esordio letterario avvenne con una biografia sull’anarchico Gaetano Bresci, l’uomo che uccise re Umberto I a Monza.
Successivamente si dedicò a raccontare personaggi chiave della prima metà del Novecento e del fascismo. Collaborò con la Rai, realizzando programmi televisivi di grande successo, e intervistò alcuni tra i protagonisti della Seconda guerra mondiale.
Nel 1982 pubblicò la monumentale Storia del fascismo in sei volumi, mentre l’anno successivo vinse il prestigioso Premio Saint-Vincent per il giornalismo grazie alle sue inchieste televisive. Nel 2006 ricevette anche il Premio Capo d’Orlando, sempre per il suo lavoro giornalistico.
Direttore, sceneggiatore e narratore della criminalità organizzata
Tra il 1986 e il 1987 diresse il quotidiano La Nazione di Firenze, succedendo a Tino Neirotti.
Dal suo romanzo sul detective italo-americano Joe Petrosino – celebre per la sua lotta contro la mafia – fu tratto nel 1972 uno sceneggiato Rai interpretato da Adolfo Celi.
Altro importante contributo fu il libro su Cesare Mori, il “prefetto di ferro” inviato da Mussolini in Sicilia per combattere la criminalità organizzata. Da questo testo nacque nel 1977 il film omonimo diretto da Pasquale Squitieri, con sceneggiatura firmata dallo stesso Petacco.
Tra polemiche, revisionismi e spirito libero
La sua opera L’uomo della Provvidenza. Mussolini, ascesa e caduta di un mito ricevette dure critiche da parte dello storico britannico Christopher Duggan, che lo accusò di proporre una memoria selettiva sul fascismo.
Controverso fu anche il suo intervento del 2014 sul blog di Beppe Grillo, dove affermò che Benito Mussolini non fu il mandante dell’omicidio Matteotti.
Una tesi che smentiva il celebre discorso del Duce del 3 gennaio 1925 e che alimentò un acceso dibattito.
Discendente di storia, fino all’ultimo giorno
Arrigo Petacco vantava anche legami familiari con eventi storici: era discendente di Luigi Ferrari, il militare che ferì Giuseppe Garibaldi sull’Aspromonte.
Insieme a Marco Ferrari, un altro discendente, raccontò questa vicenda nel libro Ho sparato a Garibaldi.
La morte e l’eredità culturale
Petacco si è spento il 3 aprile 2018, nella sua casa di Portovenere, a causa di un tumore al fegato, aveva 88 anni.
Lascia due figlie, Carlotta e Monica, e una straordinaria eredità di libri, articoli, trasmissioni e riflessioni.
La sua voce, spesso fuori dal coro, ha contribuito a stimolare il dibattito sulla memoria storica dell’Italia contemporanea.
LPP