3 aprile 1896. Muore Cesare Mattei, l’autodidatta della medicina.

Cesare Mattei nasce a Bologna l’11 gennaio 1809. Appartenente a una famiglia benestante, cresce in un ambiente ricco di stimoli culturali.
Fin da giovane si circonda di intellettuali come Marco Minghetti e Paolo Costa. Nel 1837 partecipa alla fondazione della Cassa di Risparmio in Bologna. Dieci anni dopo riceve il titolo di conte da papa Pio IX, grazie a una generosa donazione.
L’attività politica e il ritiro dalle istituzioni
Nel 1848 viene eletto deputato al Parlamento di Roma. Poco dopo la morte della madre, avvenuta nel 1850 per un tumore, lascia la politica.
Inizia così un percorso di studio autodidatta nel campo della medicina. Acquista i resti della rocca di Savignano e inizia la costruzione della famosa Rocchetta. Dal 1859 vi si stabilisce, trasformandola in centro di ricerca e dimora personale.
La nascita dell’elettromeopatia
Senza possedere una laurea, Mattei elabora una teoria che chiama Elettromeopatia. Supera le basi dell’omeopatia tradizionale e crea una serie di rimedi innovativi. Nel 1859 avvia la produzione di medicinali elettromeopatici, diffusi a livello globale. Nel tempo apre un deposito centrale a Bologna e oltre cento filiali in tutto il mondo. Tra le sedi principali ci sono Londra, Regensburg, Haiti e persino la Cina.
Una pratica tra successo e polemiche
Poiché non è medico, lavora sempre con un dottore accanto per evitare denunce. Nel 1887 viene comunque processato per vendita di farmaci senza autorizzazione. L’elettromeopatia trova grande fortuna nel Regno Unito, ma suscita accese controversie. Molti pazienti, però, credono nei suoi rimedi, tra cui anche personaggi come Dostoevskij. Lo scrittore russo lo cita ne I fratelli Karamazov, attribuendo la sua guarigione ai preparati del conte.
Gli anni difficili e le tensioni familiari
A fine anni ’80, il nipote Luigi causa alla famiglia una pesante crisi finanziaria con speculazioni sbagliate. Mattei lo disereda e riesce a salvare parte del patrimonio grazie a Mario Venturoli, suo collaboratore. Nel 1888 adotta Venturoli per riconoscenza, ma nel 1895 lo caccia dalla Rocchetta. Un litigio con la nuora, accusata di tentato avvelenamento, porta a nuove tensioni e a ulteriori diseredità. Ormai anziano e diffidente, Mattei si chiude nel suo castello, ossessionato dalle critiche dei medici tradizionali.
Un’eredità controversa ma duratura
Durante la sua vita crea occupazione e benessere nella zona di Riola. Promuove la costruzione della Ferrovia Porrettana e della stazione per raggiungere la Rocchetta Mattei.
Distribuisce gratuitamente medicine ai poveri e cura gratuitamente chi non può permetterselo. Dopo la sua morte, Venturoli continua l’opera, ampliando i depositi a 266 in tutto il mondo. L’industria prosegue fino alla Seconda guerra mondiale, poi subisce un lento declino.
La morte e i funerali
Cesare Mattei muore il 3 aprile 1896 nella sua Rocchetta, a 87 anni, a causa di un’influenza degenerata in asma. Il feretro viene trasportato alla chiesa di Savignano, accompagnato dalla musica della Banda di Porretta e da oltre 2000 persone. Il 14 aprile viene celebrato un solenne ufficio funebre con la partecipazione di 60 sacerdoti e circa 6000 presenti.
Nel 1906, secondo la sua volontà, le spoglie vengono traslate nella cappella della Rocchetta Mattei.
LPP
Cesare Mattei nasce a Bologna l’11 gennaio 1809. Appartenente a una famiglia benestante, cresce in un ambiente ricco di stimoli culturali.
Fin da giovane si circonda di intellettuali come Marco Minghetti e Paolo Costa. Nel 1837 partecipa alla fondazione della Cassa di Risparmio in Bologna. Dieci anni dopo riceve il titolo di conte da papa Pio IX, grazie a una generosa donazione.
L’attività politica e il ritiro dalle istituzioni
Nel 1848 viene eletto deputato al Parlamento di Roma. Poco dopo la morte della madre, avvenuta nel 1850 per un tumore, lascia la politica.
Inizia così un percorso di studio autodidatta nel campo della medicina. Acquista i resti della rocca di Savignano e inizia la costruzione della famosa Rocchetta. Dal 1859 vi si stabilisce, trasformandola in centro di ricerca e dimora personale.
La nascita dell’elettromeopatia
Senza possedere una laurea, Mattei elabora una teoria che chiama Elettromeopatia. Supera le basi dell’omeopatia tradizionale e crea una serie di rimedi innovativi. Nel 1859 avvia la produzione di medicinali elettromeopatici, diffusi a livello globale. Nel tempo apre un deposito centrale a Bologna e oltre cento filiali in tutto il mondo. Tra le sedi principali ci sono Londra, Regensburg, Haiti e persino la Cina.
Una pratica tra successo e polemiche
Poiché non è medico, lavora sempre con un dottore accanto per evitare denunce. Nel 1887 viene comunque processato per vendita di farmaci senza autorizzazione. L’elettromeopatia trova grande fortuna nel Regno Unito, ma suscita accese controversie. Molti pazienti, però, credono nei suoi rimedi, tra cui anche personaggi come Dostoevskij. Lo scrittore russo lo cita ne I fratelli Karamazov, attribuendo la sua guarigione ai preparati del conte.
Gli anni difficili e le tensioni familiari
A fine anni ’80, il nipote Luigi causa alla famiglia una pesante crisi finanziaria con speculazioni sbagliate. Mattei lo disereda e riesce a salvare parte del patrimonio grazie a Mario Venturoli, suo collaboratore. Nel 1888 adotta Venturoli per riconoscenza, ma nel 1895 lo caccia dalla Rocchetta. Un litigio con la nuora, accusata di tentato avvelenamento, porta a nuove tensioni e a ulteriori diseredità. Ormai anziano e diffidente, Mattei si chiude nel suo castello, ossessionato dalle critiche dei medici tradizionali.
Un’eredità controversa ma duratura
Durante la sua vita crea occupazione e benessere nella zona di Riola. Promuove la costruzione della Ferrovia Porrettana e della stazione per raggiungere la Rocchetta Mattei.
Distribuisce gratuitamente medicine ai poveri e cura gratuitamente chi non può permetterselo. Dopo la sua morte, Venturoli continua l’opera, ampliando i depositi a 266 in tutto il mondo. L’industria prosegue fino alla Seconda guerra mondiale, poi subisce un lento declino.
La morte e i funerali
Cesare Mattei muore il 3 aprile 1896 nella sua Rocchetta, a 87 anni, a causa di un’influenza degenerata in asma. Il feretro viene trasportato alla chiesa di Savignano, accompagnato dalla musica della Banda di Porretta e da oltre 2000 persone. Il 14 aprile viene celebrato un solenne ufficio funebre con la partecipazione di 60 sacerdoti e circa 6000 presenti.
Nel 1906, secondo la sua volontà, le spoglie vengono traslate nella cappella della Rocchetta Mattei.
LPP