29 marzo 2018. Muore Emiliano Mondonico.

Emiliano Mondonico nasce il 9 marzo 1947 a Rivolta d’Adda, un piccolo paese in provincia di Cremona.
Cresce in una famiglia semplice che gestisce una trattoria sulle rive dell’Adda.
Fin da bambino si innamora del calcio, giocando per strada e nei campetti dell’oratorio.
La sua carriera inizia nelle giovanili della Rivoltana, ma è con la Cremonese che esplode come attaccante.
Segna 88 gol e diventa il miglior marcatore nella storia del club grigiorosso.
Gioca anche con Torino, Monza e Atalanta, lasciando il segno ovunque con grinta e umiltà.
Gli inizi in panchina e la promozione con la Cremonese
Appesi gli scarpini al chiodo, Mondonico comincia ad allenare le giovanili della Cremonese nel 1979.
Poco dopo prende in mano la prima squadra e nel 1984 la porta in Serie A, riportando il club nella massima serie dopo 54 anni.
La sua carriera decolla, e con il Como ottiene un onorevole nono posto in A, confermando le sue qualità tecniche e umane.
L’epopea europea con l’Atalanta
Nel 1987 approda all’Atalanta e centra subito la promozione.
Ma è in Coppa delle Coppe che scrive una pagina memorabile del calcio italiano, portando la squadra fino alla semifinale, pur partendo dalla Serie B.
Nelle stagioni successive conduce i bergamaschi in Coppa UEFA, consolidandosi come uno degli allenatori più affidabili e innovativi del panorama italiano.
Il sogno granata e la famosa “sedia di Amsterdam”
Nel 1990 inizia la sua avventura con il Torino.
Al primo anno conquista un sorprendente quinto posto.
Nel 1992 arriva fino alla finale di Coppa UEFA, eliminando anche il Real Madrid.
Contro l’Ajax, nonostante il pareggio complessivo, perde per la regola dei gol in trasferta.
La sua immagine che alza una sedia in segno di protesta verso l’arbitro diventa iconica, simbolo del suo spirito battagliero.
Nel 1993, però, conquista la Coppa Italia: è ancora oggi l’ultimo trofeo vinto dal club torinese.
Tra ritorni e salvezze, un maestro della panchina
Negli anni successivi torna sia all’Atalanta che al Torino, ottenendo promozioni e salvezze.
Allena Napoli, Cosenza e poi la Fiorentina, riportandola in Serie A nel 2004.
A Cremona vive un ritorno ricco di emozioni ma anche di difficoltà.
Si siede anche sulla panchina dell’AlbinoLeffe, che conduce a due salvezze miracolose, prima di fermarsi per curarsi da un tumore.
L’ultima panchina e la lotta contro la malattia
Nel 2012 guida il Novara in Serie A, ottenendo una storica vittoria contro l’Inter a San Siro.
Ma la malattia lo costringe ad allontanarsi definitivamente dai campi.
Nonostante ciò, continua a partecipare a trasmissioni televisive come opinionista, sempre con la sua schiettezza e passione contagiosa.
Nel 2011 annuncia di aver sconfitto il sarcoma, ma il tumore purtroppo torna, più aggressivo.
Morte e funerali
Emiliano Mondonico muore il 29 marzo 2018, all’età di 71 anni, dopo una lunga battaglia contro il cancro.
Fino all’ultimo, affronta la malattia con il coraggio di chi ha sempre lottato, dentro e fuori dal campo.
Ai suoi funerali, celebrati nel suo paese natale, partecipano tifosi di tutte le squadre.
Emiliano Mondonico nasce il 9 marzo 1947 a Rivolta d’Adda, un piccolo paese in provincia di Cremona.
Cresce in una famiglia semplice che gestisce una trattoria sulle rive dell’Adda.
Fin da bambino si innamora del calcio, giocando per strada e nei campetti dell’oratorio.
La sua carriera inizia nelle giovanili della Rivoltana, ma è con la Cremonese che esplode come attaccante.
Segna 88 gol e diventa il miglior marcatore nella storia del club grigiorosso.
Gioca anche con Torino, Monza e Atalanta, lasciando il segno ovunque con grinta e umiltà.
Gli inizi in panchina e la promozione con la Cremonese
Appesi gli scarpini al chiodo, Mondonico comincia ad allenare le giovanili della Cremonese nel 1979.
Poco dopo prende in mano la prima squadra e nel 1984 la porta in Serie A, riportando il club nella massima serie dopo 54 anni.
La sua carriera decolla, e con il Como ottiene un onorevole nono posto in A, confermando le sue qualità tecniche e umane.
L’epopea europea con l’Atalanta
Nel 1987 approda all’Atalanta e centra subito la promozione.
Ma è in Coppa delle Coppe che scrive una pagina memorabile del calcio italiano, portando la squadra fino alla semifinale, pur partendo dalla Serie B.
Nelle stagioni successive conduce i bergamaschi in Coppa UEFA, consolidandosi come uno degli allenatori più affidabili e innovativi del panorama italiano.
Il sogno granata e la famosa “sedia di Amsterdam”
Nel 1990 inizia la sua avventura con il Torino.
Al primo anno conquista un sorprendente quinto posto.
Nel 1992 arriva fino alla finale di Coppa UEFA, eliminando anche il Real Madrid.
Contro l’Ajax, nonostante il pareggio complessivo, perde per la regola dei gol in trasferta.
La sua immagine che alza una sedia in segno di protesta verso l’arbitro diventa iconica, simbolo del suo spirito battagliero.
Nel 1993, però, conquista la Coppa Italia: è ancora oggi l’ultimo trofeo vinto dal club torinese.
Tra ritorni e salvezze, un maestro della panchina
Negli anni successivi torna sia all’Atalanta che al Torino, ottenendo promozioni e salvezze.
Allena Napoli, Cosenza e poi la Fiorentina, riportandola in Serie A nel 2004.
A Cremona vive un ritorno ricco di emozioni ma anche di difficoltà.
Si siede anche sulla panchina dell’AlbinoLeffe, che conduce a due salvezze miracolose, prima di fermarsi per curarsi da un tumore.
L’ultima panchina e la lotta contro la malattia
Nel 2012 guida il Novara in Serie A, ottenendo una storica vittoria contro l’Inter a San Siro.
Ma la malattia lo costringe ad allontanarsi definitivamente dai campi.
Nonostante ciò, continua a partecipare a trasmissioni televisive come opinionista, sempre con la sua schiettezza e passione contagiosa.
Nel 2011 annuncia di aver sconfitto il sarcoma, ma il tumore purtroppo torna, più aggressivo.
Morte e funerali
Emiliano Mondonico muore il 29 marzo 2018, all’età di 71 anni, dopo una lunga battaglia contro il cancro.
Fino all’ultimo, affronta la malattia con il coraggio di chi ha sempre lottato, dentro e fuori dal campo.
Ai suoi funerali, celebrati nel suo paese natale, partecipano tifosi di tutte le squadre.