27 febbraio 1960. Muore Adriano Olivetti.

Adriano Olivetti nacque a Ivrea l’11 aprile 1901 in una famiglia di imprenditori. Suo padre, Camillo Olivetti, fondò la prima fabbrica italiana di macchine per scrivere.
Crescendo in un ambiente culturale stimolante, Adriano si laureò in ingegneria chimica presso il Politecnico di Torino.
Durante i suoi anni di formazione, mostrò un forte interesse per le scienze umanistiche e sociali, elementi che segneranno il suo approccio imprenditoriale.
L’ingresso nell’azienda di famiglia
Dopo un viaggio di studio negli Stati Uniti, Olivetti entrò ufficialmente nell’azienda paterna nel 1926, iniziando dalla produzione per poi diventare direttore generale nel 1932.
In quegli anni, contribuì al lancio della prima macchina da scrivere portatile italiana, la MP1.
Le sue idee innovative lo portarono a sviluppare un modello industriale in cui il benessere dei lavoratori e il progresso sociale erano al centro dell’attività produttiva.
L’azienda come modello sociale
Adriano Olivetti rivoluzionò il concetto di impresa, promuovendo un modello basato sulla responsabilità sociale.
Sosteneva che il profitto dovesse essere reinvestito per migliorare le condizioni di vita dei dipendenti e della comunità.
Per questo motivo, introdusse misure innovative come biblioteche aziendali, asili nido e servizi sociali per i lavoratori.
L’impegno politico e culturale
Nel secondo dopoguerra, Olivetti fondò il Movimento Comunità, un progetto politico volto a promuovere la partecipazione attiva dei cittadini.
Nel 1958 venne eletto deputato, cercando di portare avanti il suo ideale di uno Stato basato sulla collaborazione tra imprese, istituzioni e comunità locali.
Parallelamente, si dedicò all’urbanistica e alla pubblicazione di opere sociologiche, contribuendo alla costruzione di nuovi modelli di città industriali.
L’espansione internazionale e il successo tecnologico
Sotto la sua guida, la Olivetti divenne una delle aziende più avanzate al mondo.
Nel 1959, presentò il primo calcolatore elettronico italiano, l’Elea 9003, segnando l’ingresso dell’Italia nell’era dell’informatica.
L’azienda espanse le sue operazioni in Europa e negli Stati Uniti, consolidando la sua reputazione come leader nell’innovazione tecnologica.
La morte e i funerali
Il 27 febbraio 1960, mentre viaggiava in treno verso la Svizzera, Adriano Olivetti fu colpito da un’ischemia cerebrale.
Morì ad Aigle, lasciando un’eredità che ancora oggi ispira imprenditori e studiosi.
Dopo la sua scomparsa, la città di Ivrea annullò le celebrazioni del Carnevale in segno di lutto.
Il suo impatto sull’industria, sulla cultura e sulla società rimane un esempio di come l’impresa possa essere uno strumento di progresso collettivo.
Adriano Olivetti nacque a Ivrea l’11 aprile 1901 in una famiglia di imprenditori. Suo padre, Camillo Olivetti, fondò la prima fabbrica italiana di macchine per scrivere.
Crescendo in un ambiente culturale stimolante, Adriano si laureò in ingegneria chimica presso il Politecnico di Torino.
Durante i suoi anni di formazione, mostrò un forte interesse per le scienze umanistiche e sociali, elementi che segneranno il suo approccio imprenditoriale.
L’ingresso nell’azienda di famiglia
Dopo un viaggio di studio negli Stati Uniti, Olivetti entrò ufficialmente nell’azienda paterna nel 1926, iniziando dalla produzione per poi diventare direttore generale nel 1932.
In quegli anni, contribuì al lancio della prima macchina da scrivere portatile italiana, la MP1.
Le sue idee innovative lo portarono a sviluppare un modello industriale in cui il benessere dei lavoratori e il progresso sociale erano al centro dell’attività produttiva.
L’azienda come modello sociale
Adriano Olivetti rivoluzionò il concetto di impresa, promuovendo un modello basato sulla responsabilità sociale.
Sosteneva che il profitto dovesse essere reinvestito per migliorare le condizioni di vita dei dipendenti e della comunità.
Per questo motivo, introdusse misure innovative come biblioteche aziendali, asili nido e servizi sociali per i lavoratori.
L’impegno politico e culturale
Nel secondo dopoguerra, Olivetti fondò il Movimento Comunità, un progetto politico volto a promuovere la partecipazione attiva dei cittadini.
Nel 1958 venne eletto deputato, cercando di portare avanti il suo ideale di uno Stato basato sulla collaborazione tra imprese, istituzioni e comunità locali.
Parallelamente, si dedicò all’urbanistica e alla pubblicazione di opere sociologiche, contribuendo alla costruzione di nuovi modelli di città industriali.
L’espansione internazionale e il successo tecnologico
Sotto la sua guida, la Olivetti divenne una delle aziende più avanzate al mondo.
Nel 1959, presentò il primo calcolatore elettronico italiano, l’Elea 9003, segnando l’ingresso dell’Italia nell’era dell’informatica.
L’azienda espanse le sue operazioni in Europa e negli Stati Uniti, consolidando la sua reputazione come leader nell’innovazione tecnologica.
La morte e i funerali
Il 27 febbraio 1960, mentre viaggiava in treno verso la Svizzera, Adriano Olivetti fu colpito da un’ischemia cerebrale.
Morì ad Aigle, lasciando un’eredità che ancora oggi ispira imprenditori e studiosi.
Dopo la sua scomparsa, la città di Ivrea annullò le celebrazioni del Carnevale in segno di lutto.
Il suo impatto sull’industria, sulla cultura e sulla società rimane un esempio di come l’impresa possa essere uno strumento di progresso collettivo.