27 aprile 1937. Muore Antonio Gramsci, politico, intellettuale e spirito libero.

Antonio Gramsci nasce ad Ales, in Sardegna, il 22 gennaio 1891.
Cresce in una famiglia povera, in un’isola ancora isolata e segnata da forti disuguaglianze sociali.
Fin da bambino deve confrontarsi con la malattia e con le difficoltà economiche, ma la sua mente, vivace e curiosa, cerca una via di riscatto attraverso lo studio.
A Torino, dove si trasferisce per frequentare l’università, trova un ambiente industriale in fermento che lo forma e lo spinge a impegnarsi nella lotta politica.
Un intellettuale tra politica e cultura
Antonio Gramsci diventa presto uno dei protagonisti della vita politica italiana del primo Novecento.
È tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia nel 1921, e porta avanti un’idea rivoluzionaria di trasformazione sociale, sempre intrecciata alla cultura e alla coscienza popolare.
Le sue riflessioni non si limitano all’azione politica: Gramsci comprende che per cambiare il mondo bisogna prima cambiare il modo di pensare delle persone.
Nasce così il suo concetto di egemonia culturale, un’intuizione che ancora oggi viene studiata e discussa in tutto il mondo.
La cultura, per Gramsci, non è solo sapere, ma strumento di emancipazione.
Antonio Gramsci, gli anni del carcere e i Quaderni
Nel 1926 viene arrestato dalla polizia fascista nonostante l’immunità parlamentare. Il re e Mussolini, intanto, sciolgono la Camera dei deputati, mettendo fuori legge i comunisti. Gramsci e tutti i deputati comunisti sono processati e confinati: Gramsci inizialmente nell’isola di Ustica poi, successivamente, nel carcere di Civitavecchia e Turi. Non essendo adeguatamente curato è abbandonato al lento spegnimento fra sofferenze fisiche e morali.
Negli anni della reclusione scrive 32 quaderni di studi filosofici e politici, definiti una delle opere più alte e acute del secolo; pubblicati da Einaudi nel dopoguerra, sono noti universalmente come i “Quaderni dal carcere”, e godono tuttora di innumerevoli traduzioni e di altissima considerazione presso gli intellettuali di tutti i Paesi.
27 aprile 1937: si spegne un pensatore libero
Antonio Gramsci morirà dopo undici anni di prigionia, il 27 aprile del 1937, senza aver mai rivisto i figlioletti e a soli 46 anni, pochi giorni dopo essere stato formalmente liberato.
La sua eredità intellettuale è destinata a superare il tempo.
Viene sepolto nel cimitero acattolico di Roma, un luogo silenzioso dove riposano spiriti liberi e indipendenti.
Antonio Gramsci nasce ad Ales, in Sardegna, il 22 gennaio 1891.
Cresce in una famiglia povera, in un’isola ancora isolata e segnata da forti disuguaglianze sociali.
Fin da bambino deve confrontarsi con la malattia e con le difficoltà economiche, ma la sua mente, vivace e curiosa, cerca una via di riscatto attraverso lo studio.
A Torino, dove si trasferisce per frequentare l’università, trova un ambiente industriale in fermento che lo forma e lo spinge a impegnarsi nella lotta politica.
Un intellettuale tra politica e cultura
Antonio Gramsci diventa presto uno dei protagonisti della vita politica italiana del primo Novecento.
È tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia nel 1921, e porta avanti un’idea rivoluzionaria di trasformazione sociale, sempre intrecciata alla cultura e alla coscienza popolare.
Le sue riflessioni non si limitano all’azione politica: Gramsci comprende che per cambiare il mondo bisogna prima cambiare il modo di pensare delle persone.
Nasce così il suo concetto di egemonia culturale, un’intuizione che ancora oggi viene studiata e discussa in tutto il mondo.
La cultura, per Gramsci, non è solo sapere, ma strumento di emancipazione.
Antonio Gramsci, gli anni del carcere e i Quaderni
Nel 1926 viene arrestato dalla polizia fascista nonostante l’immunità parlamentare. Il re e Mussolini, intanto, sciolgono la Camera dei deputati, mettendo fuori legge i comunisti. Gramsci e tutti i deputati comunisti sono processati e confinati: Gramsci inizialmente nell’isola di Ustica poi, successivamente, nel carcere di Civitavecchia e Turi. Non essendo adeguatamente curato è abbandonato al lento spegnimento fra sofferenze fisiche e morali.
Negli anni della reclusione scrive 32 quaderni di studi filosofici e politici, definiti una delle opere più alte e acute del secolo; pubblicati da Einaudi nel dopoguerra, sono noti universalmente come i “Quaderni dal carcere”, e godono tuttora di innumerevoli traduzioni e di altissima considerazione presso gli intellettuali di tutti i Paesi.
27 aprile 1937: si spegne un pensatore libero
Antonio Gramsci morirà dopo undici anni di prigionia, il 27 aprile del 1937, senza aver mai rivisto i figlioletti e a soli 46 anni, pochi giorni dopo essere stato formalmente liberato.
La sua eredità intellettuale è destinata a superare il tempo.
Viene sepolto nel cimitero acattolico di Roma, un luogo silenzioso dove riposano spiriti liberi e indipendenti.