26 marzo 1959. Muore Raymond Chandler.

Raymond Chandler nasce il 23 luglio 1888 a Chicago.
A soli sette anni, dopo il divorzio dei genitori, si trasferisce con la madre in Inghilterra.
Qui riceve un’educazione classica e nel 1907 acquisisce la cittadinanza britannica.
Nel 1912 torna negli Stati Uniti e, durante la Prima guerra mondiale, si arruola nell’esercito canadese.
Combatte in Francia, esperienza che lo segna profondamente.
L’amore, il matrimonio e gli anni nell’industria petrolifera
Negli anni ’20 incontra Cissy Pascal, una donna più anziana e già sposata.
Nonostante l’opposizione della madre di Chandler, i due si sposano nel 1924.
Inizia un periodo stabile: lavora nell’industria petrolifera e smette di scrivere.
Ma la serenità dura poco: nel 1932, viene licenziato a causa dell’alcolismo.
Questa crisi lo spinge a reinventarsi e tornare alla scrittura.
La rinascita come scrittore pulp
Spinto dalla disperazione e dalla voglia di riscatto, Chandler inizia a scrivere racconti per riviste pulp.
Nel 1933 pubblica I ricattatori non sparano su Black Mask, rivista simbolo del noir americano.
Ammira Dashiell Hammett e adotta uno stile diretto, crudo, urbano.
I suoi personaggi non sono detective infallibili, ma uomini reali, tormentati e fallibili.
Scrivere diventa la sua salvezza.
Il grande sonno e l’arrivo del successo
Nel 1939 esce Il grande sonno, il suo primo romanzo.
Debutta anche Philip Marlowe, il detective solitario e colto che diventerà un’icona del noir.
Marlowe si muove nella Los Angeles corrotta degli anni ’30, tra crimine, disillusione e tensione morale.
Il libro ottiene un discreto successo, ma è nel 1943, con l’interesse di Hollywood, che Chandler esplode.
La carriera a Hollywood e le sceneggiatur
Raymond Chandler firma un contratto con la Paramount e lavora come sceneggiatore.
Scrive dialoghi memorabili per film come La fiamma del peccato (1944) di Billy Wilder.
Collabora con registi come Hitchcock (L’altro uomo, 1951) e Marshall (La dalia azzurra, 1946).
Il suo stile asciutto e incisivo conquista anche il cinema.
Humphrey Bogart e Robert Mitchum portano sullo schermo il suo Philip Marlowe.
Il pensiero e la critica al giallo classico
Nel 1944 scrive il saggio La semplice arte del delitto, pubblicato su The Atlantic Monthly.
Qui attacca il giallo classico anglosassone, giudicandolo poco realistico.
Critica autori come Agatha Christie, S.S. Van Dine e Dorothy Sayers.
Chandler rivendica invece una narrativa urbana, violenta ma vera.
Riconosce a Dashiell Hammett il merito di aver “restituito il delitto alla gente”.
Marlowe, alter ego letterario
Philip Marlowe è il suo personaggio più famoso.
È un detective duro, ma anche sentimentale, colto e solitario.
Ama la musica classica e gli scacchi, odia la corruzione e vive secondo un codice morale.
È il simbolo del noir americano: cinico fuori, ma con una coscienza forte dentro.
Molti vedono in Marlowe un riflesso della complessa personalità di Chandler.
Il declino, la solitudine e l’eredità
Dopo la morte di Cissy nel 1954, Chandler precipita in una depressione profonda.
Torna a bere e tenta il suicidio nel 1955.
Sebbene la sua produzione rallenti, il suo ultimo romanzo, Il lungo addio, vince l’Edgar Allan Poe Award.
Con il tempo, la critica inizia a rivalutare la sua opera.
Viene riconosciuto come un innovatore, capace di fondere letteratura alta e narrativa di genere.
La morte e i funerali
Raymond Chandler muore il 26 marzo 1959 a La Jolla, in California, per una polmonite.
Aveva 70 anni e stava lavorando al suo ottavo romanzo, Poodle Springs, rimasto incompiuto.
Nel 1988, per il centenario della sua nascita, Robert B. Parker ne completerà la stesura.
Raymond Chandler nasce il 23 luglio 1888 a Chicago.
A soli sette anni, dopo il divorzio dei genitori, si trasferisce con la madre in Inghilterra.
Qui riceve un’educazione classica e nel 1907 acquisisce la cittadinanza britannica.
Nel 1912 torna negli Stati Uniti e, durante la Prima guerra mondiale, si arruola nell’esercito canadese.
Combatte in Francia, esperienza che lo segna profondamente.
L’amore, il matrimonio e gli anni nell’industria petrolifera
Negli anni ’20 incontra Cissy Pascal, una donna più anziana e già sposata.
Nonostante l’opposizione della madre di Chandler, i due si sposano nel 1924.
Inizia un periodo stabile: lavora nell’industria petrolifera e smette di scrivere.
Ma la serenità dura poco: nel 1932, viene licenziato a causa dell’alcolismo.
Questa crisi lo spinge a reinventarsi e tornare alla scrittura.
La rinascita come scrittore pulp
Spinto dalla disperazione e dalla voglia di riscatto, Chandler inizia a scrivere racconti per riviste pulp.
Nel 1933 pubblica I ricattatori non sparano su Black Mask, rivista simbolo del noir americano.
Ammira Dashiell Hammett e adotta uno stile diretto, crudo, urbano.
I suoi personaggi non sono detective infallibili, ma uomini reali, tormentati e fallibili.
Scrivere diventa la sua salvezza.
Il grande sonno e l’arrivo del successo
Nel 1939 esce Il grande sonno, il suo primo romanzo.
Debutta anche Philip Marlowe, il detective solitario e colto che diventerà un’icona del noir.
Marlowe si muove nella Los Angeles corrotta degli anni ’30, tra crimine, disillusione e tensione morale.
Il libro ottiene un discreto successo, ma è nel 1943, con l’interesse di Hollywood, che Chandler esplode.
La carriera a Hollywood e le sceneggiatur
Raymond Chandler firma un contratto con la Paramount e lavora come sceneggiatore.
Scrive dialoghi memorabili per film come La fiamma del peccato (1944) di Billy Wilder.
Collabora con registi come Hitchcock (L’altro uomo, 1951) e Marshall (La dalia azzurra, 1946).
Il suo stile asciutto e incisivo conquista anche il cinema.
Humphrey Bogart e Robert Mitchum portano sullo schermo il suo Philip Marlowe.
Il pensiero e la critica al giallo classico
Nel 1944 scrive il saggio La semplice arte del delitto, pubblicato su The Atlantic Monthly.
Qui attacca il giallo classico anglosassone, giudicandolo poco realistico.
Critica autori come Agatha Christie, S.S. Van Dine e Dorothy Sayers.
Chandler rivendica invece una narrativa urbana, violenta ma vera.
Riconosce a Dashiell Hammett il merito di aver “restituito il delitto alla gente”.
Marlowe, alter ego letterario
Philip Marlowe è il suo personaggio più famoso.
È un detective duro, ma anche sentimentale, colto e solitario.
Ama la musica classica e gli scacchi, odia la corruzione e vive secondo un codice morale.
È il simbolo del noir americano: cinico fuori, ma con una coscienza forte dentro.
Molti vedono in Marlowe un riflesso della complessa personalità di Chandler.
Il declino, la solitudine e l’eredità
Dopo la morte di Cissy nel 1954, Chandler precipita in una depressione profonda.
Torna a bere e tenta il suicidio nel 1955.
Sebbene la sua produzione rallenti, il suo ultimo romanzo, Il lungo addio, vince l’Edgar Allan Poe Award.
Con il tempo, la critica inizia a rivalutare la sua opera.
Viene riconosciuto come un innovatore, capace di fondere letteratura alta e narrativa di genere.
La morte e i funerali
Raymond Chandler muore il 26 marzo 1959 a La Jolla, in California, per una polmonite.
Aveva 70 anni e stava lavorando al suo ottavo romanzo, Poodle Springs, rimasto incompiuto.
Nel 1988, per il centenario della sua nascita, Robert B. Parker ne completerà la stesura.