25 marzo 2012. Muore Antonio Tabucchi, la voce italiana di Pessoa.

Antonio Tabucchi, all’anagrafe Antonino Tabucchi, nasce a Pisa il 24 settembre 1943. Trascorre l’infanzia a Vecchiano, nel borgo natale dei nonni materni. Lì si appassiona alla lettura, stimolato dalla ricca biblioteca dello zio. Durante gli anni universitari viaggia per l’Europa, spinto dalla sete di conoscenza. A Parigi, scopre su una bancarella il poema Tabacaria di Fernando Pessoa. Quell’incontro segna la sua vita.
Decide così di imparare il portoghese e di trasferirsi a Lisbona. Grazie a una borsa di studio e all’aiuto della professoressa Luciana Stegagno Picchio, inizia il suo legame profondo con la cultura lusitana.
La carriera accademica e letteraria
Tabucchi si laurea nel 1969 con una tesi sul surrealismo in Portogallo. Dopo un periodo alla Scuola Normale Superiore di Pisa, comincia a insegnare lingua e letteratura portoghese, prima a Bologna, poi a Genova e infine a Siena. Nel frattempo, pubblica i suoi primi scritti.
Nel 1975 esce Piazza d’Italia, romanzo che dà voce agli sconfitti della storia. Seguono Il piccolo naviglio, Il gioco del rovescio e Donna di Porto Pim. Nel 1984 pubblica il suo primo grande successo: Notturno indiano, vincitore del Prix Médicis e adattato per il cinema da Alain Corneau.
L’impegno con Pessoa e la svolta internazionale
Tabucchi diventa il maggior studioso italiano di Fernando Pessoa. Con la moglie Maria José de Lancastre, traduce molte delle sue opere e scrive saggi fondamentali come Un baule pieno di gente. Nel 1992 esce Requiem, romanzo scritto direttamente in portoghese.
A consacrarlo definitivamente arriva Sostiene Pereira (1994), capolavoro tradotto in tutto il mondo e vincitore di numerosi premi, tra cui il Super Campiello e il Viareggio. Il romanzo diventa anche un film diretto da Roberto Faenza, con Marcello Mastroianni nei panni del protagonista.
La narrativa dell’identità e dell’impegno
Tabucchi racconta spesso personaggi che cercano se stessi, come in Il filo dell’orizzonte o Piccoli equivoci senza importanza.
La sua scrittura si muove tra sogno e realtà, tra memoria e identità. Con La testa perduta di Damasceno Monteiro (1997), ispirato a un fatto di cronaca portoghese, denuncia la brutalità delle forze dell’ordine. Nel 2001 esce Si sta facendo sempre più tardi, un romanzo epistolare intenso e poetico. Tre anni dopo pubblica Tristano muore, lungo monologo su verità e finzione.
Tra impegno civile e attività giornalistica
Oltre alla narrativa, Tabucchi si dedica all’attività giornalistica. Collabora con Il Corriere della Sera, El País, MicroMega, Il Fatto Quotidiano e il blog del Cantiere. Non esita a esporsi contro le “leggi canaglia” del governo Berlusconi. Nel 2009 partecipa alla fondazione del quotidiano Il Fatto. La sua voce è sempre lucida, critica, impegnata.
Gli ultimi anni, la morte e i funerali
Nella sua vita Tabucchi alterna lunghi soggiorni a Lisbona e in Toscana. Nel 2012, già malato da tempo, continua a lavorare e a scrivere. Antonio Tabucchi muore il 25 marzo 2012 a Lisbona, città amata e vissuta profondamente.
Aveva 68 anni ed era malato di cancro.
Per sua volontà, le ceneri riposano nel Cemitério dos Prazeres, nel quartiere di Estrela.
Dopo la sua morte, la Bibliothèque Nationale de France accoglie il suo archivio, per volontà della moglie. Nel 2018, I Meridiani di Mondadori gli dedicano due volumi, con l’inclusione dell’inedito Lettere a Capitano Nemo.
Antonio Tabucchi, all’anagrafe Antonino Tabucchi, nasce a Pisa il 24 settembre 1943. Trascorre l’infanzia a Vecchiano, nel borgo natale dei nonni materni. Lì si appassiona alla lettura, stimolato dalla ricca biblioteca dello zio. Durante gli anni universitari viaggia per l’Europa, spinto dalla sete di conoscenza. A Parigi, scopre su una bancarella il poema Tabacaria di Fernando Pessoa. Quell’incontro segna la sua vita.
Decide così di imparare il portoghese e di trasferirsi a Lisbona. Grazie a una borsa di studio e all’aiuto della professoressa Luciana Stegagno Picchio, inizia il suo legame profondo con la cultura lusitana.
La carriera accademica e letteraria
Tabucchi si laurea nel 1969 con una tesi sul surrealismo in Portogallo. Dopo un periodo alla Scuola Normale Superiore di Pisa, comincia a insegnare lingua e letteratura portoghese, prima a Bologna, poi a Genova e infine a Siena. Nel frattempo, pubblica i suoi primi scritti.
Nel 1975 esce Piazza d’Italia, romanzo che dà voce agli sconfitti della storia. Seguono Il piccolo naviglio, Il gioco del rovescio e Donna di Porto Pim. Nel 1984 pubblica il suo primo grande successo: Notturno indiano, vincitore del Prix Médicis e adattato per il cinema da Alain Corneau.
L’impegno con Pessoa e la svolta internazionale
Tabucchi diventa il maggior studioso italiano di Fernando Pessoa. Con la moglie Maria José de Lancastre, traduce molte delle sue opere e scrive saggi fondamentali come Un baule pieno di gente. Nel 1992 esce Requiem, romanzo scritto direttamente in portoghese.
A consacrarlo definitivamente arriva Sostiene Pereira (1994), capolavoro tradotto in tutto il mondo e vincitore di numerosi premi, tra cui il Super Campiello e il Viareggio. Il romanzo diventa anche un film diretto da Roberto Faenza, con Marcello Mastroianni nei panni del protagonista.
La narrativa dell’identità e dell’impegno
Tabucchi racconta spesso personaggi che cercano se stessi, come in Il filo dell’orizzonte o Piccoli equivoci senza importanza.
La sua scrittura si muove tra sogno e realtà, tra memoria e identità. Con La testa perduta di Damasceno Monteiro (1997), ispirato a un fatto di cronaca portoghese, denuncia la brutalità delle forze dell’ordine. Nel 2001 esce Si sta facendo sempre più tardi, un romanzo epistolare intenso e poetico. Tre anni dopo pubblica Tristano muore, lungo monologo su verità e finzione.
Tra impegno civile e attività giornalistica
Oltre alla narrativa, Tabucchi si dedica all’attività giornalistica. Collabora con Il Corriere della Sera, El País, MicroMega, Il Fatto Quotidiano e il blog del Cantiere. Non esita a esporsi contro le “leggi canaglia” del governo Berlusconi. Nel 2009 partecipa alla fondazione del quotidiano Il Fatto. La sua voce è sempre lucida, critica, impegnata.
Gli ultimi anni, la morte e i funerali
Nella sua vita Tabucchi alterna lunghi soggiorni a Lisbona e in Toscana. Nel 2012, già malato da tempo, continua a lavorare e a scrivere. Antonio Tabucchi muore il 25 marzo 2012 a Lisbona, città amata e vissuta profondamente.
Aveva 68 anni ed era malato di cancro.
Per sua volontà, le ceneri riposano nel Cemitério dos Prazeres, nel quartiere di Estrela.
Dopo la sua morte, la Bibliothèque Nationale de France accoglie il suo archivio, per volontà della moglie. Nel 2018, I Meridiani di Mondadori gli dedicano due volumi, con l’inclusione dell’inedito Lettere a Capitano Nemo.