25 gennaio 1990. Muore Ava Gardner, bellezza senza tempo.

Il 25 gennaio 1990 segnò la scomparsa di una delle icone più amate del cinema hollywoodiano, Ava Gardner.
Nata il 24 dicembre 1922 a Grabtown, nella Carolina del Nord, Ava Lavinia Gardner lasciò un segno indelebile nella storia del cinema grazie alla sua bellezza magnetica, al talento innato e a una vita personale altrettanto affascinante quanto i suoi ruoli sul grande schermo.
Gli inizi: dall’Infanzia al successo
Ultima di sette figli, Ava Gardner crebbe in una famiglia modesta di agricoltori, segnata dalla povertà e dalla morte prematura del padre.
Nel 1941, durante una visita alla sorella a New York, una sua fotografia scattata dal cognato attirò l’attenzione di un talent scout della MGM.
Dopo un provino muto, dovuto al suo marcato accento del sud, Ava ottenne un contratto con lo studio, trasferendosi a Hollywood.
Tuttavia, i primi anni furono difficili: apparve in ruoli minori e non accreditati, ma la sua bellezza e il suo carisma non passarono inosservati.
La scalata al successo
Il ruolo che la portò alla ribalta fu quello in “I gangsters” (1946), diretto da Robert Siodmak, dove recitò accanto a Burt Lancaster.
Da quel momento, la carriera di Ava decollò. Negli anni successivi lavorò con grandi nomi del cinema, come Clark Gable, Gregory Peck, Humphrey Bogart e James Mason.
Tra le sue interpretazioni più memorabili ci sono “Pandora” (1951), “Le nevi del Chilimangiaro” (1952) e “Mogambo” (1953), quest’ultimo le valse una candidatura all’Oscar come miglior attrice.
Nel 1954, Ava Gardner consolidò il suo status di diva con “La contessa scalza”, diretto da Joseph L. Mankiewicz, un ruolo che molti considerano la sua migliore interpretazione.
Con il suo fascino e una presenza scenica ineguagliabile, divenne un’icona di Hollywood.
Vita privata: passione e turbolenza
La vita privata di Ava Gardner è stata altrettanto leggendaria quanto la sua carriera.
Si sposò tre volte: con Mickey Rooney nel 1942, con Artie Shaw nel 1945 e con Frank Sinatra nel 1951.
La relazione con Sinatra, in particolare, fu burrascosa e attirò l’attenzione della stampa scandalistica.
Ebbe anche relazioni con altre figure di spicco, tra cui il torero Luis Miguel Dominguín e l’attore italiano Walter Chiari.
Nonostante il glamour che la circondava, Ava affrontò molte sfide personali, inclusi problemi di salute e alcolismo.
La sua bellezza iniziò a sfiorire prematuramente, ma il suo fascino e la sua presenza scenica rimasero intatti.
Gli ultimi anni
Negli anni ’60 e ’70, Ava Gardner si trasferì prima in Spagna e poi a Londra, dove condusse una vita più ritirata.
Continuò a recitare in ruoli minori in film come “La notte dell’iguana” (1964), “55 giorni a Pechino” (1963) e “Terremoto” (1974). Il suo ultimo ruolo cinematografico fu nel 1982, mentre l’ultima apparizione televisiva avvenne nel 1986.
Ava Gardner morì a Londra nel 1990, all’età di 67 anni, a causa di una polmonite.
Poco prima della sua morte, completò la sua autobiografia, “Ava Gardner: The Secret Conversations”, pubblicata postuma nel 2013.
Il libro offre uno sguardo intimo sulla sua vita, rivelando aneddoti e riflessioni sulla sua carriera e sulle sue relazioni.
Il 25 gennaio 1990 segnò la scomparsa di una delle icone più amate del cinema hollywoodiano, Ava Gardner.
Nata il 24 dicembre 1922 a Grabtown, nella Carolina del Nord, Ava Lavinia Gardner lasciò un segno indelebile nella storia del cinema grazie alla sua bellezza magnetica, al talento innato e a una vita personale altrettanto affascinante quanto i suoi ruoli sul grande schermo.
Gli inizi: dall’Infanzia al successo
Ultima di sette figli, Ava Gardner crebbe in una famiglia modesta di agricoltori, segnata dalla povertà e dalla morte prematura del padre.
Nel 1941, durante una visita alla sorella a New York, una sua fotografia scattata dal cognato attirò l’attenzione di un talent scout della MGM.
Dopo un provino muto, dovuto al suo marcato accento del sud, Ava ottenne un contratto con lo studio, trasferendosi a Hollywood.
Tuttavia, i primi anni furono difficili: apparve in ruoli minori e non accreditati, ma la sua bellezza e il suo carisma non passarono inosservati.
La scalata al successo
Il ruolo che la portò alla ribalta fu quello in “I gangsters” (1946), diretto da Robert Siodmak, dove recitò accanto a Burt Lancaster.
Da quel momento, la carriera di Ava decollò. Negli anni successivi lavorò con grandi nomi del cinema, come Clark Gable, Gregory Peck, Humphrey Bogart e James Mason.
Tra le sue interpretazioni più memorabili ci sono “Pandora” (1951), “Le nevi del Chilimangiaro” (1952) e “Mogambo” (1953), quest’ultimo le valse una candidatura all’Oscar come miglior attrice.
Nel 1954, Ava Gardner consolidò il suo status di diva con “La contessa scalza”, diretto da Joseph L. Mankiewicz, un ruolo che molti considerano la sua migliore interpretazione.
Con il suo fascino e una presenza scenica ineguagliabile, divenne un’icona di Hollywood.
Vita privata: passione e turbolenza
La vita privata di Ava Gardner è stata altrettanto leggendaria quanto la sua carriera.
Si sposò tre volte: con Mickey Rooney nel 1942, con Artie Shaw nel 1945 e con Frank Sinatra nel 1951.
La relazione con Sinatra, in particolare, fu burrascosa e attirò l’attenzione della stampa scandalistica.
Ebbe anche relazioni con altre figure di spicco, tra cui il torero Luis Miguel Dominguín e l’attore italiano Walter Chiari.
Nonostante il glamour che la circondava, Ava affrontò molte sfide personali, inclusi problemi di salute e alcolismo.
La sua bellezza iniziò a sfiorire prematuramente, ma il suo fascino e la sua presenza scenica rimasero intatti.
Gli ultimi anni
Negli anni ’60 e ’70, Ava Gardner si trasferì prima in Spagna e poi a Londra, dove condusse una vita più ritirata.
Continuò a recitare in ruoli minori in film come “La notte dell’iguana” (1964), “55 giorni a Pechino” (1963) e “Terremoto” (1974). Il suo ultimo ruolo cinematografico fu nel 1982, mentre l’ultima apparizione televisiva avvenne nel 1986.
Ava Gardner morì a Londra nel 1990, all’età di 67 anni, a causa di una polmonite.
Poco prima della sua morte, completò la sua autobiografia, “Ava Gardner: The Secret Conversations”, pubblicata postuma nel 2013.
Il libro offre uno sguardo intimo sulla sua vita, rivelando aneddoti e riflessioni sulla sua carriera e sulle sue relazioni.