25 aprile 2001. Muore Michele Alboreto, il campione gentile della Ferrari.

Michele Alboreto nasce a Milano il 23 dicembre 1956.
Cresce in una città frenetica, ma il suo sguardo è sempre rivolto oltre, verso i motori, le piste, la velocità.
Non arriva al mondo delle corse per caso: ci entra con pazienza, con fatica, passo dopo passo, senza mai perdere il sorriso.
È uno di quei piloti che non alzano mai la voce, ma che parlano forte con il talento, con la correttezza, con la dignità.
La sua carriera comincia nelle formule minori, ma a inizio anni Ottanta il suo nome inizia a farsi sentire sempre più spesso nel paddock di Formula 1.
Michele Alboreto e il sogno in rosso
Michele Alboreto entra in Ferrari nel 1984.
Per un pilota italiano, guidare la Rossa è più di un traguardo: è un sogno che diventa carne, rumore, gloria.
Alboreto vive quella stagione con la passione di chi sa quanto pesa ogni curva a Maranello.
Nel 1985 arriva secondo nel mondiale, alle spalle di Alain Prost.
Sfiora l’impresa con classe e grinta, portando nel cuore degli italiani la speranza di un titolo che manca da troppo tempo.
Non è solo la sua velocità a colpire: è il modo in cui affronta le sconfitte, i problemi tecnici, le sfide.
Con misura.
Con rispetto.
Con uno stile che resta.
Oltre la Formula 1
Dopo l’addio alla Ferrari e gli ultimi anni nel Circus, Alboreto continua a correre, spostandosi nel mondo delle gare di durata.
Nel 1997 vince la 24 Ore di Le Mans con la Porsche, dimostrando ancora una volta la sua capacità di adattarsi, di restare competitivo senza mai cedere all’ego.
Resta legato al mondo delle corse fino alla fine, collaborando anche con l’Audi nei progetti endurance.
25 aprile 2001: l’ultima curva
Michele Alboreto muore il 25 aprile 2001, durante un test privato sul circuito del Lausitzring in Germania.
Stava collaudando un’auto sportiva quando un cedimento tecnico gli toglie la vita.
Aveva 44 anni.
I funerali si svolgono a Milano, circondati dall’affetto sincero di chi lo ha conosciuto come uomo prima ancora che come pilota.
Dopo la cerimonia, la salma viene cremata presso il cimitero di Lambrate e le sue ceneri affidate alla famiglia.
Michele Alboreto nasce a Milano il 23 dicembre 1956.
Cresce in una città frenetica, ma il suo sguardo è sempre rivolto oltre, verso i motori, le piste, la velocità.
Non arriva al mondo delle corse per caso: ci entra con pazienza, con fatica, passo dopo passo, senza mai perdere il sorriso.
È uno di quei piloti che non alzano mai la voce, ma che parlano forte con il talento, con la correttezza, con la dignità.
La sua carriera comincia nelle formule minori, ma a inizio anni Ottanta il suo nome inizia a farsi sentire sempre più spesso nel paddock di Formula 1.
Michele Alboreto e il sogno in rosso
Michele Alboreto entra in Ferrari nel 1984.
Per un pilota italiano, guidare la Rossa è più di un traguardo: è un sogno che diventa carne, rumore, gloria.
Alboreto vive quella stagione con la passione di chi sa quanto pesa ogni curva a Maranello.
Nel 1985 arriva secondo nel mondiale, alle spalle di Alain Prost.
Sfiora l’impresa con classe e grinta, portando nel cuore degli italiani la speranza di un titolo che manca da troppo tempo.
Non è solo la sua velocità a colpire: è il modo in cui affronta le sconfitte, i problemi tecnici, le sfide.
Con misura.
Con rispetto.
Con uno stile che resta.
Oltre la Formula 1
Dopo l’addio alla Ferrari e gli ultimi anni nel Circus, Alboreto continua a correre, spostandosi nel mondo delle gare di durata.
Nel 1997 vince la 24 Ore di Le Mans con la Porsche, dimostrando ancora una volta la sua capacità di adattarsi, di restare competitivo senza mai cedere all’ego.
Resta legato al mondo delle corse fino alla fine, collaborando anche con l’Audi nei progetti endurance.
25 aprile 2001: l’ultima curva
Michele Alboreto muore il 25 aprile 2001, durante un test privato sul circuito del Lausitzring in Germania.
Stava collaudando un’auto sportiva quando un cedimento tecnico gli toglie la vita.
Aveva 44 anni.
I funerali si svolgono a Milano, circondati dall’affetto sincero di chi lo ha conosciuto come uomo prima ancora che come pilota.
Dopo la cerimonia, la salma viene cremata presso il cimitero di Lambrate e le sue ceneri affidate alla famiglia.