25 aprile 1911. Muore Emilio Salgari, il viaggiatore che non partì mai.

Emilio Salgari nasce a Verona il 21 agosto 1862.
È un ragazzo che sogna il mare, le foreste, i deserti.
Sogna l’Oriente e i pirati, pur senza aver mai lasciato davvero l’Italia.
Studia da capitano, ma la carriera nautica si interrompe presto.
Eppure, con la sola forza dell’immaginazione, riesce a salpare per terre lontane.
Diventa scrittore per vocazione, per fame, per passione.
Scrive in un’Italia ancora giovane, parlando a un popolo affamato di mondi esotici e coraggio.
La nascita di Sandokan e il mito dell’avventura
Emilio Salgari diventa celebre grazie ai suoi romanzi d’avventura, popolati da eroi generosi, giungle impenetrabili, mari tempestosi e nemici spietati.
Sandokan, la Tigre della Malesia, è l’eroe più amato: ribelle, fiero, in lotta contro l’oppressione coloniale.
Accanto a lui c’è Yanez, l’amico fedele, e dietro di loro un intero mondo di emozioni forti, onore e lealtà.
Salgari non visita mai i luoghi che descrive, ma li studia con una dedizione maniacale.
Passa ore tra libri e mappe, trasforma documentazione e sogni in pagine avvincenti.
Il suo stile è rapido, visivo, capace di catturare anche i lettori più giovani.
Emilio Salgari, un uomo in ombra dietro la luce delle sue storie
La vita di Salgari è molto diversa da quella dei suoi protagonisti.
È segnata da difficoltà economiche, da editori spietati, da ritmi di lavoro massacranti.
Scrive per vivere, a volte controvoglia, spesso sotto pressione.
Ma non rinuncia mai alla dignità e all’amore per il suo mestiere.
La tragedia più profonda arriva con la malattia mentale della moglie.
Quando capisce che non potrà più garantirle serenità, si arrende.
25 aprile 1911: l’addio all’uomo che scriveva per far volare
Emilio Salgari muore suicida il 25 aprile 1911, a Torino.
Lascia lettere ai figli, agli editori, e una ferita aperta nel cuore dei suoi lettori.
Viene sepolto al cimitero monumentale di Verona, la sua città natale.
Emilio Salgari nasce a Verona il 21 agosto 1862.
È un ragazzo che sogna il mare, le foreste, i deserti.
Sogna l’Oriente e i pirati, pur senza aver mai lasciato davvero l’Italia.
Studia da capitano, ma la carriera nautica si interrompe presto.
Eppure, con la sola forza dell’immaginazione, riesce a salpare per terre lontane.
Diventa scrittore per vocazione, per fame, per passione.
Scrive in un’Italia ancora giovane, parlando a un popolo affamato di mondi esotici e coraggio.
La nascita di Sandokan e il mito dell’avventura
Emilio Salgari diventa celebre grazie ai suoi romanzi d’avventura, popolati da eroi generosi, giungle impenetrabili, mari tempestosi e nemici spietati.
Sandokan, la Tigre della Malesia, è l’eroe più amato: ribelle, fiero, in lotta contro l’oppressione coloniale.
Accanto a lui c’è Yanez, l’amico fedele, e dietro di loro un intero mondo di emozioni forti, onore e lealtà.
Salgari non visita mai i luoghi che descrive, ma li studia con una dedizione maniacale.
Passa ore tra libri e mappe, trasforma documentazione e sogni in pagine avvincenti.
Il suo stile è rapido, visivo, capace di catturare anche i lettori più giovani.
Emilio Salgari, un uomo in ombra dietro la luce delle sue storie
La vita di Salgari è molto diversa da quella dei suoi protagonisti.
È segnata da difficoltà economiche, da editori spietati, da ritmi di lavoro massacranti.
Scrive per vivere, a volte controvoglia, spesso sotto pressione.
Ma non rinuncia mai alla dignità e all’amore per il suo mestiere.
La tragedia più profonda arriva con la malattia mentale della moglie.
Quando capisce che non potrà più garantirle serenità, si arrende.
25 aprile 1911: l’addio all’uomo che scriveva per far volare
Emilio Salgari muore suicida il 25 aprile 1911, a Torino.
Lascia lettere ai figli, agli editori, e una ferita aperta nel cuore dei suoi lettori.
Viene sepolto al cimitero monumentale di Verona, la sua città natale.