23 aprile 1616. Muore William Shakespeare, “Il resto è silenzio”.

William Shakespeare nasce a Stratford-upon-Avon, nel cuore dell’Inghilterra, il 23 aprile 1564.
Cresce in un ambiente semplice ma vivace, tra le strade di una cittadina che, senza saperlo, assiste alla formazione di uno dei più grandi narratori della storia.
Le informazioni sulla sua giovinezza sono scarse, avvolte da quel mistero che accompagna tutta la sua vita, ma il suo talento emerge presto e lo conduce a Londra, il centro pulsante della scena teatrale elisabettiana.
Una penna che cambia il teatro per sempre
A Londra, William Shakespeare si afferma prima come attore e poi come drammaturgo.
In poco tempo, i suoi testi conquistano il pubblico, attraversando ogni barriera sociale.
Scrive tragedie, commedie, drammi storici con una naturalezza che stupisce ancora oggi.
Titoli come Amleto, Macbeth, Romeo e Giulietta e Otello diventano specchi dell’animo umano, capaci di raccontare la passione, la vendetta, il potere e il destino con una profondità mai vista prima.
Ogni personaggio che crea, dal tormentato Amleto alla fiera Lady Macbeth, porta sulla scena dubbi e speranze che ancora oggi parlano a ciascuno di noi.
Non esistono eroi perfetti nei suoi racconti: esistono uomini e donne veri, fragili, in lotta con se stessi e con il mondo.
E proprio in Amleto, con quelle parole struggenti — “Il resto è silenzio” — Shakespeare sembra racchiudere tutto il mistero della vita e della morte.
Un’eredità che attraversa i secoli
William Shakespeare riesce a trasformare la lingua inglese, arricchendola di immagini, metafore, parole nuove.
Le sue opere non appartengono solo alla sua epoca, ma diventano patrimonio dell’umanità.
Il teatro, la letteratura, il cinema, la filosofia: tutti, prima o poi, passano attraverso la sua eredità.
Ancora oggi, ogni volta che si pronuncia una battuta come “Essere o non essere”, si sente il peso e la forza della sua visione.
23 aprile 1616: cala il sipario sulla vita di un gigante
William Shakespeare muore il 23 aprile 1616 nella sua casa di Stratford-upon-Avon.
Aveva 52 anni.
La sua scomparsa passa quasi in sordina, lontano dagli onori che solo il tempo saprà riconoscergli.
Viene sepolto nel coro della Holy Trinity Church, la chiesa parrocchiale della sua città natale.
Un privilegio non concesso per la sua fama di scrittore, ma grazie al pagamento di una quota della decima della chiesa, pari a 440 sterline.
Accanto alla tomba si trova un monumento: un busto che raffigura Shakespeare nell’atto di scrivere, come se la sua opera non dovesse mai fermarsi.
Sulla lapide, un epitaffio inciso in inglese antico recita:
“Good friend, for Jesus’ sake forbear,
To dig the dust enclosed here.
Blest be the man that spares these stones,
And cursed be he that moves my bones.”
In italiano:
“Caro amico, per l’amor di Gesù astieniti,
dallo smuovere la polvere qui contenuta.
Benedetto sia colui che ha cura di queste pietre,
E maledetto sia colui che disturba le mie ossa.”
William Shakespeare nasce a Stratford-upon-Avon, nel cuore dell’Inghilterra, il 23 aprile 1564.
Cresce in un ambiente semplice ma vivace, tra le strade di una cittadina che, senza saperlo, assiste alla formazione di uno dei più grandi narratori della storia.
Le informazioni sulla sua giovinezza sono scarse, avvolte da quel mistero che accompagna tutta la sua vita, ma il suo talento emerge presto e lo conduce a Londra, il centro pulsante della scena teatrale elisabettiana.
Una penna che cambia il teatro per sempre
A Londra, William Shakespeare si afferma prima come attore e poi come drammaturgo.
In poco tempo, i suoi testi conquistano il pubblico, attraversando ogni barriera sociale.
Scrive tragedie, commedie, drammi storici con una naturalezza che stupisce ancora oggi.
Titoli come Amleto, Macbeth, Romeo e Giulietta e Otello diventano specchi dell’animo umano, capaci di raccontare la passione, la vendetta, il potere e il destino con una profondità mai vista prima.
Ogni personaggio che crea, dal tormentato Amleto alla fiera Lady Macbeth, porta sulla scena dubbi e speranze che ancora oggi parlano a ciascuno di noi.
Non esistono eroi perfetti nei suoi racconti: esistono uomini e donne veri, fragili, in lotta con se stessi e con il mondo.
E proprio in Amleto, con quelle parole struggenti — “Il resto è silenzio” — Shakespeare sembra racchiudere tutto il mistero della vita e della morte.
Un’eredità che attraversa i secoli
William Shakespeare riesce a trasformare la lingua inglese, arricchendola di immagini, metafore, parole nuove.
Le sue opere non appartengono solo alla sua epoca, ma diventano patrimonio dell’umanità.
Il teatro, la letteratura, il cinema, la filosofia: tutti, prima o poi, passano attraverso la sua eredità.
Ancora oggi, ogni volta che si pronuncia una battuta come “Essere o non essere”, si sente il peso e la forza della sua visione.
23 aprile 1616: cala il sipario sulla vita di un gigante
William Shakespeare muore il 23 aprile 1616 nella sua casa di Stratford-upon-Avon.
Aveva 52 anni.
La sua scomparsa passa quasi in sordina, lontano dagli onori che solo il tempo saprà riconoscergli.
Viene sepolto nel coro della Holy Trinity Church, la chiesa parrocchiale della sua città natale.
Un privilegio non concesso per la sua fama di scrittore, ma grazie al pagamento di una quota della decima della chiesa, pari a 440 sterline.
Accanto alla tomba si trova un monumento: un busto che raffigura Shakespeare nell’atto di scrivere, come se la sua opera non dovesse mai fermarsi.
Sulla lapide, un epitaffio inciso in inglese antico recita:
“Good friend, for Jesus’ sake forbear,
To dig the dust enclosed here.
Blest be the man that spares these stones,
And cursed be he that moves my bones.”
In italiano:
“Caro amico, per l’amor di Gesù astieniti,
dallo smuovere la polvere qui contenuta.
Benedetto sia colui che ha cura di queste pietre,
E maledetto sia colui che disturba le mie ossa.”