22 marzo 2020. Muore Alberto Arbasino: l’intellettuale che ha raccontato l’Italia con ironia e acume.

Alberto Arbasino nasce il 22 gennaio 1930 a Voghera, in Lombardia.
Crescendo in una famiglia borghese, sviluppò fin da giovane un profondo interesse per la letteratura e l’arte.
Frequentò il Regio Liceo-Ginnasio Grattoni, dove affinò il suo spirito critico e scoprì la passione per la scrittura.
Nel 1948 intraprese gli studi di Medicina presso l’Università di Pavia, ma presto cambiò direzione.
Scelse Giurisprudenza all’Università Statale di Milano, completando il percorso nel 1955 con una tesi in diritto internazionale.
Durante il periodo universitario, iniziò a pubblicare i primi scritti su riviste letterarie come Paragone e Officina.
Il debutto letterario e il Gruppo 63
Nel 1957 esordì con la raccolta di racconti Le piccole vacanze, curata da Italo Calvino, che ne riconobbe il talento.
Tre anni più tardi, pubblicò La bella di Lodi, un romanzo sperimentale che successivamente divenne un film.
Nel 1963 si unì al Gruppo 63, un movimento letterario d’avanguardia nato per superare il neorealismo.
L’anno seguente diede alle stampe Fratelli d’Italia, uno dei suoi romanzi più noti, che rielaborò nel 1976 e nel 1993.
Uno stile ricco di citazioni e sperimentazioni linguistiche lo rese una delle voci più originali della letteratura italiana.
Dal giornalismo culturale alla televisione
Accanto alla scrittura, Arbasino si dedicò anche al giornalismo culturale.
Scrisse per testate prestigiose come Il Corriere della Sera e La Repubblica, distinguendosi per le sue analisi pungenti.
Nel 1977 approdò in televisione con Match, un talk show su Rai 2 dedicato ai dibattiti culturali e politici.
Durante gli anni ’80 proseguì la pubblicazione di saggi e articoli, mettendo in evidenza le contraddizioni della società italiana.
Nel 1980 diede alle stampe Un paese senza, un saggio critico sulle mancanze dell’Italia contemporanea.
Con il suo stile ironico e tagliente, influenzò intere generazioni di giornalisti e scrittori.
Premi e riconoscimenti
Nel corso della sua carriera, ricevette numerosi premi letterari.
Nel 2004 gli venne conferito il Premio Chiara alla carriera, per il contributo apportato alla letteratura italiana.
Nel 2013 ottenne il Premio Campiello alla carriera, un ulteriore riconoscimento alla sua opera.
L’anno successivo, ricevette il premio del Vittoriale degli Italiani, attestando ancora una volta il suo impatto culturale.
Nonostante i successi, mantenne sempre una posizione indipendente, capace di alimentare dibattiti e controversie.
L’impegno politico e le polemiche
Tra il 1983 e il 1987 Arbasino ricoprì il ruolo di deputato come indipendente nel Partito Repubblicano Italiano.
Il suo percorso politico rispecchiava l’impegno civile e lo spirito critico nei confronti della società.
Pur essendo dichiaratamente omosessuale, nel 2000 si scagliò contro il World Pride di Roma.
Definì l’evento “l’orgoglio del sedere”, scatenando forti reazioni e polemiche.
Con queste dichiarazioni, ribadì il suo spirito libero e anticonformista.
L’addio e l’eredità culturale
Alberto Arbasino si spense il 22 marzo 2020 a Milano, all’età di 90 anni.
La sua scomparsa rappresentò la fine di un’epoca per la letteratura e il giornalismo italiani.
Alberto Arbasino nasce il 22 gennaio 1930 a Voghera, in Lombardia.
Crescendo in una famiglia borghese, sviluppò fin da giovane un profondo interesse per la letteratura e l’arte.
Frequentò il Regio Liceo-Ginnasio Grattoni, dove affinò il suo spirito critico e scoprì la passione per la scrittura.
Nel 1948 intraprese gli studi di Medicina presso l’Università di Pavia, ma presto cambiò direzione.
Scelse Giurisprudenza all’Università Statale di Milano, completando il percorso nel 1955 con una tesi in diritto internazionale.
Durante il periodo universitario, iniziò a pubblicare i primi scritti su riviste letterarie come Paragone e Officina.
Il debutto letterario e il Gruppo 63
Nel 1957 esordì con la raccolta di racconti Le piccole vacanze, curata da Italo Calvino, che ne riconobbe il talento.
Tre anni più tardi, pubblicò La bella di Lodi, un romanzo sperimentale che successivamente divenne un film.
Nel 1963 si unì al Gruppo 63, un movimento letterario d’avanguardia nato per superare il neorealismo.
L’anno seguente diede alle stampe Fratelli d’Italia, uno dei suoi romanzi più noti, che rielaborò nel 1976 e nel 1993.
Uno stile ricco di citazioni e sperimentazioni linguistiche lo rese una delle voci più originali della letteratura italiana.
Dal giornalismo culturale alla televisione
Accanto alla scrittura, Arbasino si dedicò anche al giornalismo culturale.
Scrisse per testate prestigiose come Il Corriere della Sera e La Repubblica, distinguendosi per le sue analisi pungenti.
Nel 1977 approdò in televisione con Match, un talk show su Rai 2 dedicato ai dibattiti culturali e politici.
Durante gli anni ’80 proseguì la pubblicazione di saggi e articoli, mettendo in evidenza le contraddizioni della società italiana.
Nel 1980 diede alle stampe Un paese senza, un saggio critico sulle mancanze dell’Italia contemporanea.
Con il suo stile ironico e tagliente, influenzò intere generazioni di giornalisti e scrittori.
Premi e riconoscimenti
Nel corso della sua carriera, ricevette numerosi premi letterari.
Nel 2004 gli venne conferito il Premio Chiara alla carriera, per il contributo apportato alla letteratura italiana.
Nel 2013 ottenne il Premio Campiello alla carriera, un ulteriore riconoscimento alla sua opera.
L’anno successivo, ricevette il premio del Vittoriale degli Italiani, attestando ancora una volta il suo impatto culturale.
Nonostante i successi, mantenne sempre una posizione indipendente, capace di alimentare dibattiti e controversie.
L’impegno politico e le polemiche
Tra il 1983 e il 1987 Arbasino ricoprì il ruolo di deputato come indipendente nel Partito Repubblicano Italiano.
Il suo percorso politico rispecchiava l’impegno civile e lo spirito critico nei confronti della società.
Pur essendo dichiaratamente omosessuale, nel 2000 si scagliò contro il World Pride di Roma.
Definì l’evento “l’orgoglio del sedere”, scatenando forti reazioni e polemiche.
Con queste dichiarazioni, ribadì il suo spirito libero e anticonformista.
L’addio e l’eredità culturale
Alberto Arbasino si spense il 22 marzo 2020 a Milano, all’età di 90 anni.
La sua scomparsa rappresentò la fine di un’epoca per la letteratura e il giornalismo italiani.