22 marzo 1986. Muore Michele Sindona.

Michele Sindona nacque l’8 maggio 1920 a Patti, in Sicilia.
Figlio di un fioraio, ricevette un’istruzione dai gesuiti e fin da giovane lavorò per mantenersi agli studi.
Nel 1942 ottenne la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Messina.
Terminata la Seconda Guerra Mondiale, entrò in contatto con l’AMGOT e iniziò a fare fortuna nel contrabbando di generi alimentari.
Nel 1946 si stabilì a Milano, dove aprì uno studio di consulenza tributaria, diventando rapidamente uno dei commercialisti più ricercati dell’epoca.
Con una crescente specializzazione nella pianificazione fiscale, sviluppò competenze nell’esportazione di capitali e nell’utilizzo dei paradisi fiscali, gettando così le fondamenta del suo futuro impero finanziario.
Il controllo delle banche e i legami con il Vaticano
Negli anni ’60, Sindona portò a Piazza Affari le strategie di Wall Street, come le offerte pubbliche di acquisto e il private equity.
Nel 1961 acquisì la Banca Privata Finanziaria, ampliando il suo potere finanziario.
Grazie a monsignor Amleto Tondini, entrò in contatto con il cardinale Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI. Lo IOR, la banca del Vaticano, divenne un suo partner strategico, permettendogli di rafforzare il suo controllo su diverse istituzioni bancarie.
Acquisì la Banca Unione e partecipazioni in aziende italiane e internazionali.
Nel 1972 acquistò la Franklin National Bank negli Stati Uniti, ma la sua gestione portò presto al tracollo finanziario.
Il crack finanziario e la fuga negli Stati Uniti
Nel 1974 il mercato azionario subì un forte crollo e la Banca Privata Italiana di Sindona fallì, accumulando un buco di 258 miliardi di lire.
Negli stessi mesi, la Franklin National Bank fu dichiarata insolvente a causa di speculazioni azzardate.
Sindona, ormai in difficoltà, cercò aiuto tra politici e uomini d’affari, senza successo.
Negli Stati Uniti fu incriminato per frode e appropriazione indebita. Nel 1979 inscenò un finto sequestro per evitare l’estradizione in Italia, ma le autorità scoprirono la messinscena e lo arrestarono nuovamente.
L’omicidio di Giorgio Ambrosoli e la condanna
Dopo il fallimento delle sue banche, la giustizia italiana avviò un’inchiesta sul suo operato.
L’avvocato Giorgio Ambrosoli, nominato commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, scoprì le irregolarità finanziarie di Sindona. Ambrosoli, con grande coraggio, si rifiutò di insabbiare le prove contro il banchiere.
L’11 luglio 1979 fu assassinato da un sicario italo-americano su ordine di Sindona.
Nel 1986, la giustizia italiana condannò il banchiere all’ergastolo come mandante dell’omicidio.
La morte in carcere e i funerali
Due giorni dopo la condanna all’ergastolo, il 22 marzo 1986, Michele Sindona morì in circostanze misteriose nel carcere di Voghera.
Bevve un caffè avvelenato con cianuro di potassio e entrò in coma profondo.
Le autorità archivarono il caso come suicidio, ma molte teorie suggeriscono un omicidio orchestrato per impedirgli di rivelare segreti compromettenti.
Dopo la cremazione, le sue ceneri furono sepolte nel Cimitero Monumentale di Milano.
La sua vicenda rimane uno dei capitoli più oscuri della storia finanziaria e politica italiana.
Michele Sindona nacque l’8 maggio 1920 a Patti, in Sicilia.
Figlio di un fioraio, ricevette un’istruzione dai gesuiti e fin da giovane lavorò per mantenersi agli studi.
Nel 1942 ottenne la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Messina.
Terminata la Seconda Guerra Mondiale, entrò in contatto con l’AMGOT e iniziò a fare fortuna nel contrabbando di generi alimentari.
Nel 1946 si stabilì a Milano, dove aprì uno studio di consulenza tributaria, diventando rapidamente uno dei commercialisti più ricercati dell’epoca.
Con una crescente specializzazione nella pianificazione fiscale, sviluppò competenze nell’esportazione di capitali e nell’utilizzo dei paradisi fiscali, gettando così le fondamenta del suo futuro impero finanziario.
Il controllo delle banche e i legami con il Vaticano
Negli anni ’60, Sindona portò a Piazza Affari le strategie di Wall Street, come le offerte pubbliche di acquisto e il private equity.
Nel 1961 acquisì la Banca Privata Finanziaria, ampliando il suo potere finanziario.
Grazie a monsignor Amleto Tondini, entrò in contatto con il cardinale Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI. Lo IOR, la banca del Vaticano, divenne un suo partner strategico, permettendogli di rafforzare il suo controllo su diverse istituzioni bancarie.
Acquisì la Banca Unione e partecipazioni in aziende italiane e internazionali.
Nel 1972 acquistò la Franklin National Bank negli Stati Uniti, ma la sua gestione portò presto al tracollo finanziario.
Il crack finanziario e la fuga negli Stati Uniti
Nel 1974 il mercato azionario subì un forte crollo e la Banca Privata Italiana di Sindona fallì, accumulando un buco di 258 miliardi di lire.
Negli stessi mesi, la Franklin National Bank fu dichiarata insolvente a causa di speculazioni azzardate.
Sindona, ormai in difficoltà, cercò aiuto tra politici e uomini d’affari, senza successo.
Negli Stati Uniti fu incriminato per frode e appropriazione indebita. Nel 1979 inscenò un finto sequestro per evitare l’estradizione in Italia, ma le autorità scoprirono la messinscena e lo arrestarono nuovamente.
L’omicidio di Giorgio Ambrosoli e la condanna
Dopo il fallimento delle sue banche, la giustizia italiana avviò un’inchiesta sul suo operato.
L’avvocato Giorgio Ambrosoli, nominato commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, scoprì le irregolarità finanziarie di Sindona. Ambrosoli, con grande coraggio, si rifiutò di insabbiare le prove contro il banchiere.
L’11 luglio 1979 fu assassinato da un sicario italo-americano su ordine di Sindona.
Nel 1986, la giustizia italiana condannò il banchiere all’ergastolo come mandante dell’omicidio.
La morte in carcere e i funerali
Due giorni dopo la condanna all’ergastolo, il 22 marzo 1986, Michele Sindona morì in circostanze misteriose nel carcere di Voghera.
Bevve un caffè avvelenato con cianuro di potassio e entrò in coma profondo.
Le autorità archivarono il caso come suicidio, ma molte teorie suggeriscono un omicidio orchestrato per impedirgli di rivelare segreti compromettenti.
Dopo la cremazione, le sue ceneri furono sepolte nel Cimitero Monumentale di Milano.
La sua vicenda rimane uno dei capitoli più oscuri della storia finanziaria e politica italiana.