L’8 dicembre 1936, Roma perde uno dei più grandi maestri della letteratura e del teatro: Luigi Pirandello. Scrittore, drammaturgo e poeta, Pirandello ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura mondiale con la sua poetica unica, incentrata sulla complessità dell’identità umana, il conflitto tra realtà e apparenza e la disgregazione dell’Io.
L’uomo dietro il genio
Nato il 28 giugno 1867 ad Agrigento (all’epoca Girgenti), in una Sicilia intrisa di contraddizioni e bellezze, Pirandello crebbe in un contesto familiare influenzato da tradizioni radicate e aspirazioni moderne. Dopo aver completato i suoi studi letterari e filosofici in Italia e Germania, si affermò come intellettuale di spicco.
La vita di Pirandello fu segnata da eventi drammatici, il più significativo dei quali fu la malattia psichiatrica della moglie, Antonietta Portulano.
Questo evento, che portò Antonietta a essere internata in manicomio, segnò profondamente la sensibilità dello scrittore, spingendolo a esplorare i temi della psicanalisi e a riflettere sulla fragilità della psiche umana. Le sue opere, infatti, sono impregnate di queste esperienze personali, rendendo le sue riflessioni letterarie autentiche e universali.
Il successo letterario
Pirandello raggiunse la notorietà con il romanzo Il fu Mattia Pascal (1904), che racconta la storia di un uomo che, approfittando di un equivoco, decide di cambiare identità per sfuggire a una vita insoddisfacente.
Attraverso il protagonista, Pirandello esplora temi centrali della sua poetica, come l’illusione di poter sfuggire al proprio Io e l’inevitabile scontro tra Vita e Forma.
Ma se il romanzo lo rese celebre, fu il teatro a consacrarlo come genio. Negli anni Venti, Pirandello abbandonò quasi completamente la narrativa per dedicarsi alla drammaturgia, fondando la Compagnia del teatro d’arte e mettendo in scena capolavori come Sei personaggi in cerca d’autore (1921), Così è (se vi pare) (1917) e Il berretto a sonagli (1916). In queste opere, Pirandello svelò il contrasto tra verità soggettiva e verità oggettiva, tra maschera sociale e identità personale.
Un Nobel meritato
Nel 1934, Pirandello ricevette il Premio Nobel per la Letteratura “per il suo audace e ingegnoso rinnovamento dell’arte drammatica e scenica”.
Questo riconoscimento internazionale confermò la sua importanza non solo come drammaturgo ma anche come pensatore capace di influenzare il panorama culturale mondiale.
L’eredità immortale
Pirandello morì nel 1936 a causa di una polmonite. Come richiesto nel suo testamento, i suoi funerali furono estremamente semplici: nessuna cerimonia pubblica, nessun elogio. Tuttavia, la sua eredità continua a vivere nelle sue opere, studiate e rappresentate in tutto il mondo.
Pirandello non fu solo uno scrittore, ma un esploratore dell’animo umano. I suoi temi – l’identità frammentata, il relativismo della verità, il dramma dell’esistenza — risuonano ancora oggi.
Ogni lettore o spettatore dei suoi lavori è invitato a guardare oltre la superficie e a confrontarsi con le proprie maschere, le proprie illusioni, le proprie verità.
In occasione dell’anniversario della sua morte, ricordiamo Luigi Pirandello come un faro culturale, capace di illuminare le ombre più oscure dell’animo umano con una profondità senza pari.