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Roma. Addio a Franco Ferrarotti: il sociologo che ha segnato un’epoca.

È scomparso a 98 anni il sociologo Franco Ferrarotti, figura centrale per la sociologia italiana e internazionale.
Professore emerito presso l’Università La Sapienza di Roma, Ferrarotti è stato un pioniere del pensiero sociologico, autore di opere fondamentali e attivista politico con una carriera che lo ha visto protagonista sia nel mondo accademico che in quello istituzionale.

Nato a Palazzolo Vercellese il 7 aprile 1926, Franco Ferrarotti ha dedicato la sua esistenza allo studio delle dinamiche sociali e delle trasformazioni culturali. Laureatosi in filosofia, Ferrarotti è stato tra i primi in Italia a promuovere la sociologia come disciplina accademica, contribuendo a fondare una tradizione scientifica e culturale in un Paese che ancora ne ignorava l’importanza.

Nel corso della sua carriera, ha insegnato in numerose università straniere, soprattutto negli Stati Uniti, portando il suo pensiero oltre i confini nazionali. Tuttavia, il suo nome rimane legato indissolubilmente a La Sapienza di Roma, dove ha formato generazioni di studenti fino al 2002.

Ferrarotti è stato eletto deputato durante la terza legislatura (1958-1963) con il *Movimento di Comunità*, fondato da Adriano Olivetti.
Questo periodo rappresenta un’importante fase del suo impegno sociale, in cui ha cercato di unire la riflessione accademica con l’azione politica.

A livello internazionale, è stato tra i fondatori del Consiglio dei Comuni d’Europa a Ginevra nel 1949 e ha collaborato con l’OCSE (allora OECE) a Parigi negli anni ’50 come direttore di progetti di ricerca sociologica.

Nel 2005, il suo contributo è stato ufficialmente riconosciuto con il titolo di “Cavaliere di gran croce”, una delle onorificenze più alte della Repubblica Italiana.

Autore di oltre 50 volumi, Ferrarotti ha affrontato temi chiave come il potere, le disuguaglianze sociali, il lavoro, la devianza giovanile e le trasformazioni urbane. Tra le sue opere più influenti si ricordano:

– Sindacati e potere (1954)
– La sociologia come partecipazione (1961)
– Max Weber e il destino della ragione (1965)
– Vite di baraccati (1974)
– Giovani e droga (1977)

Ferrarotti è stato anche fondatore, insieme a Nicola Abbagnano, dei “Quaderni di Sociologia” e direttore della rivista “La Critica Sociologica”, entrambe piattaforme di discussione e innovazione per la ricerca sociale.

Il sociologo Mario Morcellini, professore emerito di Comunicazione, ha commentato il decesso di Ferrarotti sottolineando come “in Italia, la parola sociologia è inevitabilmente legata al suo nome”. La sua capacità di leggere i mutamenti della società e di proporre riflessioni critiche e costruttive lo rendono una figura ancora attuale, nonostante il passare del tempo.

Ferrarotti ha lasciato un’impronta indelebile nella sociologia italiana, trasformandola da disciplina di nicchia a campo di studio riconosciuto a livello internazionale.
La sua visione, che vedeva la sociologia come partecipazione attiva alla realtà sociale, rimane un modello per chiunque voglia interpretare e trasformare il mondo.

La scomparsa di Franco Ferrarotti è un’occasione per riflettere sul ruolo della sociologia nel XXI secolo.
I suoi insegnamenti e le sue opere offrono strumenti indispensabili per comprendere fenomeni complessi come le disuguaglianze, i movimenti giovanili e le sfide dell’urbanizzazione.

Chi cerca approfondimenti sulla storia della sociologia italiana e sull’eredità intellettuale di Ferrarotti troverà nelle sue opere un punto di partenza fondamentale per lo studio e l’analisi delle società contemporanee.

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