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Torino. Addio a Piero D’Amore e alle sue mille vite.

Occhiali fumé, cache-col, l’onda morbida dei capelli e l’immancabile sigaretta tra le dita. Incontrarlo era semplice, bastava passare davanti a Platti all’ora di pranzo o al Ballantine la sera e lui era lì, seduto a un tavolino, la cabrio in doppia fila, perso in qualche chiacchiera d’arte, di politica o di Toro. Insieme a lui era facile trovare Nespolo, Chiambretti o qualcuno dei suoi amici storici. E di amici ne aveva tanti Piero D’Amore, che se n’è andato a 78 anni dopo una lunga malattia. Era l’ultimo dei dandy, pittore, animatore culturale, bon viveur della scena torinese.
Ha vissuto almeno due vite pubbliche. La prima inizia negli Anni ‘60 con l’arte, come allievo di Raffaele Pontecorvo e amico di Alighiero Boetti, Ezio Gribaudo, Aldo Mondino. Nei Settanta espone le sue opere surreali e provocatorie a Torino, Portofino, Milano, Venezia. Nel 1983 una sua litografia a tiratura limitatissima, “Wimbledon 1940”, è acquistata dal MoMA di New York. Tornerà all’arte negli anni Duemila, con mostre a Palazzo Bricherasio e ad Atene.
Dopo una breve esperienza nel cinema e qualche collaborazione con Monicelli, Salce, Argento, Lumet, negli anni Ottanta inizia la sua seconda vita: diventa direttore artistico della neonata Radio Reporter e la guida con piglio sfacciato e irriverente, dai finti spot pubblicitari (che canzonavano gli inserzionisti veri) al gioioso caos del palinsesto notturno. Da quella leva di conduttori usciranno futuri speaker di Radio Montecarlo e Radio Deejay come Maurizio Eynard, Mixo, Alex Farolfi, Maurizio Di Maggio. Di Maggio così lo descriveva recentemente: “Era un uomo molto elegante, il più desiderato della città. Ricordo il suo slogan: “Radio Reporter 93. La musica più bella del mondo”. Un artista, un grande personaggio fonte d’ispirazione, un dandy accompagnato da donne bellissime. Tutti avrebbero voluto essere un po’ come Piero D’Amore”.

fonte: lastampa.it

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