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Milano. I funerali di Beppe Modenese: l’addio degli stilisti e del mondo della moda.

Ultimo saluto a Beppe Modenese, l’ambasciatore della moda italiana, nella chiesa di Santa Maria della Passione a Milano. Intorno al feretro coperto da un cuscino di rose bianche gli amici di una vita, quelli più stretti. In prima fila gli amati nipoti, Alessandro e Rinaldo, che gli sono stati accanto fino alla fine. Con loro Carlo Capasa, l’attuale presidente della Camera Moda e Mario Boselli, che ricopre l’incarico di presidente onorario. A ricordare il grande contributo di Beppe Modenese alla moda c’erano, tra gli altri, gli Etro, il padre Gimmo e i figli Veronica e Jacopo, con il loro pierre Carlo Mengucci. Rita Airaghi, l’amica di sempre e braccio destro di Ferrè, era lì a testimoniare il suo affetto a un grande della moda, che ha avuto anche il merito di credere, prima di tutti, nel talento dei Dolce&Gabbana e sostenerli sempre. E non a caso Domenico Dolce era ai funerali, insieme alla loro pierre Simona Baroni.
La cerimonia è stata molto sobria. In chiesa, ben distanziate, c’erano circa 120 persone. La pandemia non permette assembramenti e molto probabilmente Beppe Modenese sarà ricordato, in modo più corale e caloroso, quando finirà l’emergenza. “È stato un grande, un faro per tutti noi” hanno ricordato amici come Emanuela Schmeidler, Emanuele Farneti, il direttore di “Vogue Italia”, Enzo di Sarli, Elena Muserra. Nell’omelia il parroco ha ricordato l’uscita dal paradiso terreste di Adamo ed Eva coperti solo da una tunica in pelle. Un richiamo ai vestiti che sono stati la passione di Modenese per tutta la sua vita.
Prima dell’addio (la salma è stata tumulata ad Alba, il suo paese d’origine) il parroco, su richiesta della famiglia, ha letto il ricordo di Riccardo Muti, pubblicato dal Corriere. “Ho amato il suo sorriso, la sua ironia e la sua capacità di comprendere le persone con un solo sguardo. Commentare increspando un labbro. Lo fa solo chi comprende la vera dimensione umana e la teatralità dell’esistenza. Personaggi che con la loro scomparsa portano via un concetto di esistenza che sempre più sembra retaggio del passato. Resta come eredità a Milano, a cui Beppe ha dato tanto, la consapevolezza di ciò che è l’essenza dello stile“.

fonte: milano.repubblica.it

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