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Bare ecosostenibili, Assocofani Federlegno scrive: informazioni inesatte nella petizione.

Le bare ecosostenibili fanno discutere. E provocano la reazione dell’Associazione italiana dei produttori di cofani ed accessori funebri (ASSOCOFANI DI FEDERLEGNOARREDO) che ci ha scritto per replicare ai contenuti e ai dati citati nella petizione.

Nell’articolo del 4 novembre 2019 “Bare ecosostenibili per salvare il clima, al via petizione”, scrive Federlegno,  «vengono riportate informazioni inesatte. Ad ASSOCOFANI di Federlegnoarredo  (Associazione italiana dei produttori di cofani funebri di legno ed accessori) non è giunta alcuna petizione e la stessa non è organo deputato a legiferare sul tema in questione».

Con l’occasione, rappresentando i produttori nazionali di Cofani funebri di legno ed accessori, all’interno di FederlegnoArredo, mi preme evidenziare alcuni aspetti fuorvianti riportati nella petizione lanciata dalla Sig.ra Livia Soriente su Change.Org intitolata “Anche le bare devono essere eco sostenibili, gli alberi ci servono vivi!!!”

La petizione lanciata dalla Sig.ra Soriente sarà anche sostenuta da nobili ideali tuttavia si fonda su una serie di informazioni che giudichiamo errate e fuorvianti.

La petizione avrebbe quindi lo scopo di stabilire per legge che i cofani destinati alla cremazione vengano fabbricati con materiali alternativi al legno massiccio.

La motivazione di questa richiesta sembrerebbe fondata sull’enorme impatto ambientale generato dalla combustione del legno dei cofani supportato dai dati dichiarati e affermati dalla Sig.ra Soriente che riportiamo fedelmente dalla petizione: ”180.000 bare di legno pregiato bruciate ogni anno in Italia = 36.000 tonnellate di legna³ = 240 ettari disboscati = 30.000 tonnellate di CO2 rilasciata. Senza parlare del traffico illegale di legname, della perdita di biodiversità, dell’energia che serve, dei fumi che rilasciano”.

Bene, il dato sul numero di bare di legno bruciate, è verosimile tuttavia non è vero che sia legno pregiato! È legno adatto a realizzare cofani funebri e generalmente il cofano da cremazione è realizzato con legni di conifera delle specie di Abete rosso, Pino e Paulownia (le bare fatte con quest’ultima specie arrivano dalla Cina e il legno proviene da piantagioni artificiali a turno breve) non sono considerabili come “legno pregiato” e nemmeno tra le specie considerate a rischio di estinzione legate alla perdita di biodiversità.

I dati dei produttori nazionali indicano un peso medio dei cofani di legno delle specie di Abete rosso e Pino che si aggira sui 45/60 kg di legno. Considerando il numero di casse destinate alla cremazione le tonnellate indicate ci risultano inferiori alla quantità indicata (circa 10.000 tonnellate contro le 36000 riportate). Anche la quantità di CO2 rilasciata è inferiore e calcolandola secondo la norma EN 16449 Wood and wood-based products – Calculation of the biogenic carbon content of wood and conversion to carbon dioxide, ci risulta pari a circa 9100 Tonnellate di CO2.

240 ettari disboscati è un’estremizzazione non adatta visto che le piante da cui si ricava il legno vengono tagliate secondo determinate pratiche selvicolturali che garantiscono il mantenimento nel tempo dei sistemi forestali e la loro rinnovazione. Pertanto, non si disbosca proprio nulla! Occorre inoltre considerare, anche se la Signora Soriente non lo dice nella sua petizione, che in Europa è in vigore un Regolamento (il Reg. UE n. 995/2010) che obbliga tutti gli operatori che immettono legno per la prima volta all’interno del mercato comunitario, ivi compreso quello abbattuto entro i confini europei, di tracciare, documentare prima di effettuare l’acquisto, l’origine legale di tutto il materiale di origine forestale che utilizzano! Pertanto, tutto il legname utilizzato dai produttori italiani per la realizzazione di cofani funebri è già “per legge” di provenienza legale.

La Signora Soriente nella petizione afferma: “In molti Paesi, U.K, Irlanda, Germania, Olanda, U.S.A, Canada, Australia, da anni ormai vengono addirittura promosse la produzione e la commercializzazione di bare prodotte con materiali ecosostenibili alternativi: cellulosa, legno di recupero, bambù, alghe, vimini, lana pressata…”, dimenticando che il legno è il materiale per eccellenza ecosostenibile e che i prodotti a base di cellulosa e bambù ad esempio non sono di provenienza europea! La Signora Soriente non dice anche che i cofani in cellulosa hanno comunque il fondo ed il telaio di legno e che per produrre una tonnellata di cellulosa servono oltre 2 tonnellate di legno (la resa in cellulosa di un kg di legno secco varia tra il 40 ed il 45%).

Il bambù, non ci risulta abbia grandi differenze rispetto al legno in termini di emissioni di CO2, tuttavia è più pesante dei legni impiegati per i cofani da cremazione ed inoltre non cresce in Europa. Di sicuro non può essere più ecosostenibile del legno come anche la cellulosa (materiale ottenuto industrialmente quale seconda lavorazione del legno che prevede l’impiego di notevoli risorse idriche, oltreché l’uso di processi chimici e fisici ben più onerosi dal punto di vista dell’impatto ambientale, rispetto a quelli della sola segagione e stagionatura del legno). Senza contare che le salme, per poter essere collocate all’interno di contenitori come il cofano a base cellulosa o altri materiali come quelli che ha elencato (lana o alghe), e usati nei paesi che lei cita, sono sottoposte a pretrattamenti chimici in assenza dei quali, questi tipi di manufatti non sono in grado di svolgere la loro funzione in modo corretto e non sono idonei a trattenere la percolazione dei liquidi cadaverici indotti dal processo di decomposizione che si innesca nei corpi dal momento del decesso. Detti trattamenti sui cadaveri, non sono previsti né tantomeno consentiti per legge in Italia e probabilmente la Signora Soriente non lo sapeva. Tra l’altro qualcuno ha valutato l’impatto ambientale che comportano questi trattamenti e la loro conseguenza in caso di cremazione?

Concludo invitando la Signora Soriente ad un confronto costruttivo e a valutare bene le sue fonti, prima di demonizzare l’utilizzo del legno per le bare da cremazione, sostenendo che è meno eco compatibile rispetto ad altri materiali o che il suo utilizzo per le casse da cremazione è causa del disboscamento e della perdita della biodiversità o concausa dei cambiamenti climatici. La conservazione delle foreste e la sostenibilità dei prodotti sono i cardini su cui si basano le attività e gli investimenti delle industrie nazionali della filiera Legno – Arredo nazionale, comprese quelle che producono cofani funebri di legno.

Marco Ghirardotti
Presidente di Assocofani

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