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Il cimitero subacqueo giapponese della Seconda Guerra Mondiale.

A circa 1.100 miglia a nord-est della Nuova Guinea si trova un atollo, dolcemente nascosto dall’Oceano Pacifico e quasi isolato dal resto del mondo. Il suo nome è Laguna Truk (Chuuk) e fa parte dell’arcipelago dello stato della Micronesia.
L’atollo fu visto per la prima volta da una spedizione spagnola nel 1528. All’epoca, la laguna ospitava diverse tribù indigene che vivevano in totale isolamento. Passarono i secoli e la Spagna, “proprietaria” iniziale della Laguna di Truk perse la sua posizione nel Pacifico dopo la guerra ispano-americana del 1898. Gli spagnoli furono costretti a vendere l’intero atollo alla Germania l’anno successivo. All’indomani della Prima Guerra Mondiale, la laguna cambiò ancora proprietario, diventando del Giappone.
I giapponesi usarono la Laguna Truk come roccaforte navale, presidiata da un totale di 40.000 soldati. L’atollo stesso comprendeva un porto naturale racchiuso all’interno di una scogliera protettiva, che lo rendeva ideale per scopi strategici. Questo fu uno dei motivi principali per cui l’Impero del Giappone decise di utilizzare la laguna come base per operazioni nel Pacifico.
Stando a quanto riportato dal sito thevintagenews.com, l’infrastruttura militare giapponese nella Laguna di Truk comprendeva cinque piste di atterraggio, basi di idrovolanti, una stazione di torpedini, negozi di riparazione sottomarini, un centro di comunicazione e una stazione radar. Era la più grande base navale giapponese, comparabile per dimensioni e significato a Pearl Harbor.
Nel 1944, a seguito di un assalto aereo navale su vasta scala, i giapponesi persero una parte della loro flotta nella Laguna Truk che diventò inutilizzabile per ulteriori operazioni strategiche. Il bilancio fu molto alto: 12 piccoli incrociatori leggeri, un cacciatorpediniere e ausiliari, insieme a 32 navi mercantili e circa 275 aerei giapponesi furono abbattuti. In tutto, durante l’incursione nominata Operazione Hailstone, persero la vita circa 4500 uomini.
15 anni più tardi, nel 1969, l’oceanografo e cineasta francese Jacques Cousteau seguì le orme della flotta una volta situata nella Laguna Truk e scoprì un enorme cimitero

di navie attrezzature rimaste intatte sul fondo del mare sin dal giorno dell’attacco. Ciò portò alla produzione di un episodio all’interno della serie di documentari di Cousteau, intitolata The Lagoon of Lost Ships. Insieme a navi, aerei abbattuti e persino carri armati, i sommozzatori francesi trovarono un gran numero di ossa umane appoggiate sul fondo della laguna.
La scoperta di Cousteau suscitò un enorme interesse tra gli altri club di immersioni, avventurieri ed esploratori, ma attirò anche l’attenzione del governo giapponese, che lanciò un’operazione per scavare i cadaveri dei loro marinai caduti, soldati e piloti nel tentativo di fornire loro una adeguata sepoltura. L’intero sito venne classificato come una tomba di guerra giapponese.
In The Lagoon of Lost Ships Jacques Cousteau osserva il relitto sul fondo del mare, mentre racconta poeticamente: “La Laguna di Truk presenta un misterioso pianeta di vita e di morte.
Da un lato, la natura assorbe gli artefatti della guerra. Dall’altra, li ha preservati. Solo tra molti secoli a partire da oggi, ogni traccia delle follie dell’uomo svanirà dal fondo della Laguna di Truk”.

fonte: notizie.yahoo.com

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