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Bologna. Inchiesta caro estinto: nuovo vertice alla società Rip Service.

C’è un nuovo corso nella storia del “Consorzio Rip Service”, coinvolto nell’inchiesta “Mondo sepolto”. La società, all’epoca presieduta da Giancarlo Armaroli (che era stato arrestato) ha rinnovato il consiglio d’amministrazione ed è stata dissequestrata dal Tribunale della Libertà dopo un’udienza nella quale gli avvocati hanno sostenuto l’estraneità della Rip ai fatti contestati ad Armaroli. A gennaio scorso l’inchiesta aveva portato a 30 misure cautelari (75 gli indagati). Per gli inquirenti a spartirsi il mercato dei funerali erano due gruppi: il consorzio “Rip” guidato da Giancarlo Armaroli, che aveva il monopolio del Maggiore, e il “Cif”, con il suo presidente Massimo Benetti, che invece aveva in pugno il Sant’Orsola.
A distanza di qualche mese i legali del primo consorzio hanno dimostrato che una cosa era la “Rip” e altro sono gli illeciti del suo presidente fatti a vantaggio della “Armaroli-Tarozzi”, ossia dell’azienda di pompe funebri di famiglia. Secondo quanto sostenuto dai difensori al riesame i funerali “veicolati” nei sei mesi d’indagine attribuiti erroneamente alla Rip Service, sono in realtà 28, celebrati esclusivamente dalla “Armaroli- Tarozzi” e altri due dalle onoranze funebri “Nettuno”. Dunque il consorzio in quanto tale non è mai stato coinvolto e non ha mai tratto guadagno dal mercimonio di funerali. A sostegno di questa tesi c’è il fatto che nessuno dei dipendenti risulta tra gli indagati e che non appartengono al consorzio gli operatori presenti nelle sale mortuarie e accusati degli illeciti.
Tra l’altro la “Rip” non eseguiva quasi mai funerali (solo dieci nell’ultimo anno), ma aveva (ed ha) il suo business nell’erogazione di servizi ad altre onoranze funebri. Nel 2018, infatti, sempre secondo i calcoli dei legali, la Rip ha erogato “6mila servizi che vanno dalla fornitura di accessori per funerari all’utilizzo del proprio personale, all’uso del parco macchine”. Prestazioni svolte a vantaggio di altri consorzi (ad esempio la Last Service, socio della “Rip”) e di aziende non consorziate, in un’ottica di “mercato aperto” e non esclusivo. Da qui per dire che unica colpa della “Rip Service” è quella di avere Armaroli come presidente. Scoppiato il caso e una volta finito agli arresti Armaroli, i soci della “Rip” hanno convocato l’assemblea e “licenziato” il vecchio presidente, nominando un nuovo Cda. Dunque un nuovo corso, anche se naturalmente il consorzio resta tra i soggetti indagati e il giudice non ha annullato il sequestro preventivo di capitali per circa 32 mila euro.

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