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Il poliziotto che annuncia la morte ai familiari: “Porteremo sempre dentro quello strazio”.

Comunicare una morte ai familiari della vittima è un’azione che necessita di molto coraggio. Ma farlo nel modo giusto richiede un addestramento specifico. La polizia, a contatto quotidianamente con le tragedie e le sofferenze, affronta questa missione con uno spirito nuovo. Dal 2015 è partito il “progetto Chirone”, che stabilisce le linee guida per aiutare gli agenti e i parenti a gestire emotivamente la tragica notizia della morte improvvisa di un familiare. Come prepararsi a suonare un campanello che cambierà, in un attimo e per sempre, la vita di una famiglia a cui viene portata la notizia di un incidente mortale? Come aiutare un genitore che non riesce neanche a riconoscere il corpo di un figlio tanto grande è il dolore che sta provando? Come gestire il senso di colpa del familiare di chi ha deciso di togliersi la vita gettandosi sotto a un treno? Come alleviare la solitudine delle vittime mantenendo con loro un rapporto che le tenga informate dell’evoluzione (anche giudiziaria) della vicenda dopo l’evento tragico? C’è un protocollo per ogni dettaglio, ma soprattutto agenti esperti che dietro alla divisa mantengono i nervi saldi e aprono il cuore alle famiglie. Uno dei più preparati a livello nazionale è il comandante della polizia stradale di Verona, Girolamo Laquaniti, che ha comunicato alle famiglie omicidi, suicidi e incidenti stradali, come la strage del bus di studenti ungheresi del gennaio 2017 (dove morirono 17 persone, di cui la maggioranza erano ragazzini).

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