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Milano. Lei è viva, ma le scrivono per farle il funerale.

Che poi, se uno ancora non se n’è andato, neppure ci pensa di mettersi in viaggio. Quel viaggio lì poi. L’ultimo, che a una certa età magari ci si pensa e ci si ripensa, ma poi si fanno gli scongiuri e si spera che quel giorno arrivi ovviamente il più tardi possibile. E ci mancherebbe. Però se sono gli altri a ricordartelo il discorso cambia. Così quando pochi giorni fa una signora milanese (viva e vegeta) si vede recapitare una lettera con tanto di carta intestata di un’impresa di pompe funebri che la dà bella che defunta, con tanto di contrito dispiacere per i familiari “disturbati in un momento così delicato”, fa un bel salto sulla sedia. Altro che fiori, corone e giardinetto provvisorio con foto di ceramica e piccolo monumento. “Sarà un errore…” pensa, ma i dubbi stanno a zero. La missiva viene rispedita al mittente unitamente al “conveniente” preventivo che le offre una svariata serie di servizi su materiali usati per la sepoltura garantendo qualità e competenza. Pacchetto completo a prezzi oggettivamente alla portata con la possibilità (anche) di pagare a rate. Comode rate. Ma ormai, si sa, il marketing è tutto e, anche se nel settore il lavoro non manca, ci si adegua per combattere una concorrenza che tra promozioni e black friday è sempre più agguerrita. Così oltre lo sconto c’è il regalo, anzi due: un piccolo cipresso da piantare nel giardinetto e un portafoto da mettere tra fiori e lumini gentilmente battuti sul prezzo. Prendere o lasciare. Meglio lasciare finché si può: è ovvio. La lettera finisce con i doverosi saluti, con le condoglianze e con l’invito a telefonare o a far visita gradita. Ma la signora prende tempo: meglio pensarci ancora un po’, sono scelte importanti, difficile poi tornare sui propri passi. Anche perché, come dice un proverbio, per pagare e per morire c’è sempre tempo…

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