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Marco, figlio di un carabiniere morto a Nassiriya: “A scuola scoprii che papà era morto”..

Sono passati esattamente quindici anni dal 12 novembre 2003, il giorno in cui un camion imbottito di esplosivo, due kamikaze alla guida, esplose nella base “Maestrale” a Nassiriya, in Iraq, sede dell’operazione “Antica Babilonia”, così era denominata la missione di pace italiana nel Paese. Morirono 28 persone, 19 italiani: dodici carabinieri, cinque militari dell’esercito e due civili. A quindici anni da quel giorno, il ricordo di quella strage corre anche sui social. Su Facebook, Marco Intravaia, figlio del vice brigadiere dei Carabinieri Domenico posta una foto di papà e scrive: “Sei stato un padre ed un marito meraviglioso, un umile e fedele servitore dello Stato, un modello esemplare di cittadino italiano. Resti per noi un grande uomo che, dinnanzi alla morte annunciata, con dedizione e coraggio, ha onorato la divisa che indossava fino all’estremo sacrificio. Orgoglioso di te, sempre!”. Ed è sempre lui a raccontare di come scoprì che il padre era morto: “Andavo al liceo, avevo quindici anni e mezzo. Ero in classe. Alla mia compagna di banco arrivò un sms con il flash di un notiziario che riportava la notizia di un attacco a un contingente italiano. Ebbi come un presentimento e telefonai a casa. Mi rispose un parente che non aveva motivo di essere lì. Capii tutto”.

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