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Sperlonga non ha più un cimitero.

Non ha risparmiato i defunti sperlongani il tornado che si è abbattuto sulla costa laziale. La tromba d’aria ha risucchiato alberi, rami, lapidi, muri e sacre effigi per poi restituire quanto aspirato sotto forma di tronchi mozzi e macerie. Come se un gigante mostro di acqua e vento avesse masticato il cimitero, con tutti i suoi preesistenti problemi, per poi risputarlo a brandelli. Assieme a bare, ossari e iscrizioni commemorative, il tornado ha assorbito anche tutti gli argomenti che da anni animano il dibattito cittadino. Nessuno avrà più motivo di parlare di mancanza loculi, di fondi per gli ampliamenti o di defunti parcheggiati per giorni in attesa di sepoltura: a spazzare via ogni polemica assieme a buona parte del cimitero ci ha pensato la natura. Indifferente all’uomo così come ai malumori e alle tensioni sorte a causa di un luogo pubblico da rifare ex novo. Assieme alle chiacchiere, questa volta, il vento ha portato via anche tutto il resto.

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